domenica 2 aprile 2023

Su Mike Dowes e Tommy Emmanuel

 Incuriosito dalla recensione di Max sul concerto di TE aperto da Mike Dowes, sono andato a recuperare uno dei video in cui i due collaborano ultimamente. Dicevo nei commenti a quella recensione che non mi stupisce che i due condividano il tour ma si esibiscano ancora separatamente perché provengono da mondi lontani. TE ha 67 anni, Dowes 33. Il primo ha costruito il proprio repertorio sugli evergreens, canzoni di un passato remoto ormai prive di distinzione di genere che vengono tramandate come la "musica classica" della canzone, mentre il secondo pesca molto dal rock del passato prossimo. I due sono quindi portatori di memorie generazionali molto diverse. L'impressione è che TE, dopo aver collaborato praticamente con tutti i chitarristi più virtuosi della sua generazione, cerchi nel giovane talento di Dawes una via per rinnovarsi. Il percorso è solo agli inizi e forse i due si stanno ancora annusando, un po' come padre e figlio ritrovati. Certo che sentire Tommy duettare su una canzone dei Nirvana o accennare un pezzo di John Mayer fa un certo effetto. Ma cosa non sa fare TE?

2 commenti:

  1. Questo video mi induce a tante considerazioni ( personalissime, per carità). In primis mi viene da dire che la scelta dei brani non mi meraviglia, la musica va avanti da sempre e i classici "antichi" vanno a sommarsi a quelli di ieri, di stamattina e alla fine a quelli di domani. Per lo meno io oggi ascolto i beatles come i nirvana fino al john mayer di turno, ho all'incirca l'età di Tommy e credo che da amante della musica anche lui non si sia chiuso nel mondo vintage, cosa che ahimè molti coetanei fanno. Così come Mike sono sicuro conosca benissimo anche i classici con cui TE ha fondato la sua carriera, sebbene non fosse neanche nato quando quella musica era composta. Fin qui siamo al Lapalissianesimo, e chiedo scusa di questo preambolo, ma spesso anche qui mi sono accorto che la musica proposta dai '70 in poi sia un po' ignorata, e secondo me ingiustamente. E parlo di musica in generale, non solo di quella acusticante o comunque riferita al nostro strumento. Per cui per me ok ai Nirvana, a Sting ( che ormai è più che vintage...) o chi per loro, ma a me il fatto è che non piace la riproposizione di canzoni sostituendo il cantato con la chitarra, seppur suonata con maestria. Mi ricorda Fausto Papetti e il suo sax, musica mai digerita. Se si vuole suonare acustici, e non si ha una voce degna, meglio suonare brani strumentali nati per questo. Lo so, non sarà molto popolare il mio pensiero, ma la vedo così. Per finire, credo che Tommy e Mike alla fine troveranno la quadra e il giusto repertorio e modi appropriati per presentarlo al pubblico, bravi son bravi, anche troppo.

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  2. Sono d'accordo. Il rischio del "papettismo" è sempre dietro l'angolo, soprattutto con strumenti come la chitarra che nella fusione di melodia e accompagnamento autosufficienti impone difficoltà tecniche notevoli e se non è in mani esperte e virtuose come quelle dei due qui sopra, nelle trasposizioni strumentali delle canzoni comunica quell'alone di difficolta e fatica che si trasmette all'ascoltatore. Anche quando le mani virtuose non sono sorrette da gusto e sensibilità adeguate (sono tanti i virtuosi, meno quelli che hanno buon gusto nel fare queste operazioni). Poi sono tanti gli impieghi strumentali delle canzoni, il jazz è fatto in gran parte di quello, però la melidia diventa solo un pretesto per l'improvvisazione che è quel che conta.

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