Proprio il giorno di Natale, come in un libro scritto male...(direbbe Guccini), ci ha lasciato un grande fuoriclasse, uno di quelli che hanno dato molto al nostro strumento, forse il più grande di tutti i chitarristi acustici e non lo dico perchè è morto. Tony Rice era nato (chitarristicamente) in un contesto musicale che non possiamo definire "colto", dove le strutture estremamente semplificate di una rigorosa tradizione popolare si combinano ad un tasso tecnico e di velocità spesso strabiliante. Tony, in questo, era già il migliore da ragazzino, ma aveva saputo far molto di più, si era guardato intorno e insieme a personaggi fondamentali come Dave Grisman aveva provato (e ci era riuscito) ad intrecciare il bluegrass con altri generi ed altri saperi chitarristici, ed è così che nei suoi soli si sentono note e pattern ritmici che rendono il suo un genere completamente inedito e nuovo, che ha portato questa musica al rango della musica colta. Se oggi gli artisti bluegrass sono arrivati a duettare con i grandi della musica classica molto del merito è di Tony. Non so come sia morto ma era messo male da alcuni anni e da tempo non riusciva più a cantare, ricordiamocelo così, con quella faccia da cow boy e il cravattino texano, mentre suona il pezzo che lui ha reso celebre.
Era malato da tempo, ma i grandi maestri se ne vanno comunque sempre troppo presto. Lo hai descritto benissimo, uno di quei musicisti rari, capaci di aprire strade nuove. Si era già ampiamente guadagnato un posto nella Storia della chitarra.
RispondiEliminaQuesto maledetto 2020 continua a lasciare il segno...Bravo Giancarlo, hai fatto un ottimo post. La sua musica resterà, per fortuna, ancora tra noi, storia tra la storia. Che la terra gli sia lieve
RispondiEliminaCome cantava un altro grande: "Signoe è stata una svista, abbi un'occhio di riguardo per il tuo chitarrista..."
EliminaTony Rice era veramente un grande ed ha saputo trascendere le etichette di genere creando un suo stile chitarristico unico ed inimitabile. R.I.P.
RispondiEliminaE' significativo che Beppe Gambetta, valente flatpicker dotato di un'ottima tecnica, quando ha registrato una cover di Church Street Blues, abbia del tutto rinunciato ad inseguire i complicati florilegi di Tony (o quelli meno complessi di Norman Blake), tagliando l'intro e accompagnandosi con pochi ed efficaci accordi ...
Beppe naturalmente è stato fra i primi a ricordarlo. Tutti i grandi del bluegrass lo stanno celebrando come un padre, da Chris Eldridge a Molly Tuttle e a Chris Thiele.
EliminaQuest'anno che sta per finire ci ha privato di grandi figure artistiche, come se l'arte gli desse fastidio... Ma il ricordo dei grandi non potrà togliermelo, quindi Tony, resterà vivo nella sua musica e nel ricordo del suo aspetto da cowboy e della sua Dread con la buca extra-large...
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