Grande uso di macchine cnc e di robot per tutte le fasi di costruzione delle chitarre. Però mi sfugge completamente il motivo per il quale le Taylor raggiungano in negozio quotazioni "da liuteria" pur essendo prodotti assolutamente industriali come è evidente nel video. Sicuramente saranno costruite con grande precisione e accuratezza, viste le macchine che usano. Sono comunque immagini che non si trovano su Wood & Steel, dove vengono preferite le inquadrature di Andy Powers (l'ideologo Taylor) in un piccolo e lindo laboratorio di liuteria. Comprendo le immagini commerciali di fantasia ma dietro a chitarre da 5000 euro la realtà è molto diversa da quello si vorrebbe suggerire e la cosa mi indispone.
C'è più manualità in questa fabbrica cinese dove costruiscono 1000 chitarre Yamaha al giorno dal costo infinitamente più abbordabile e dal buon rapporto qualità/prezzo. E' vero che non godono di grande appeal e che gli operai cinesi hanno ritmi di lavoro infami...ma mi chiedo dove sia l'appeal delle Taylor oltre alle belle foto su carta patinata.
Una volta su un numero di wood and steel c'era l'intervista ad un signore (non certo un giovanissimo, anzi) che era quello che nel tempo aveva sviluppato un sacco di attrezzature "artigianali" ingegnose da affiancare ai CNC per la produzione delle Taylor, mi era piaciuto un sacco questo approccio, come dire che non bastano le macchine a controllo numerico, ma che per lavorazioni come quelle liuteristiche bisogna sviluppare un sapere tecnico ulteriore che aiuta il robot a capire. Certo che poi quando ha capito va avanti da solo per i successivi 5000 pezzi...
RispondiEliminaTaylor è il campione della chitarra moderna tecnologica, e di questo non ha mai fatto mistero. Tanto che il filmato è concepito come un promo, pur nella sua freddezza. Poi però la chitarra acustica americana ha una storia tradizionale con un immaginario forte, e a quello ci si rifà nelle foto pubblicitarie standard per raccontare un prodotto che in realtà è tutt'altro. Anche perchè un robot è poco fotogenico! Insomma alla Taylor mi sanno un po' "dissociati". Ma anche "noi clienti" siamo un po' pirla, sappiamo come stanno le cose ma preferiamo farci incantare dalle foto false, che sono più gratificanti.
RispondiEliminaIl video Yamaha sembra un po' più "umano" perchè mostra una maggiore manodopera, ed è più simile ai video di Martin. Probabilmente hanno solo macchine meno automatizzate, ma mi sa che non ci spostiamo più di tanto.
Insomma, siamo alle solite, ci facciamo un sacco di pippe perchè ci piace farcele, anche se sappiamo che buona parte delle nostre convinzioni sono fuffa. E' da tempo che dubito parecchio anche della famosa questione delle chitarre tutte diverse anche quando sono uguali. I legni che provengono da alberi diversi... maturati diversamente... lo spessore della vernice... la goccia di colla in più o in meno... pippe! Col medesimo stock di legname, proveniente dalla stessa zona e tutto trattato e preparato allo stesso modo, ci fanno migliaia di pezzi. E l'assemblaggio è totalmente automatizzato, con dispenser che spargono strati di colla identici e macchine che non spruzzano un micron di vernice in più del dovuto. Difficile sostenere che due chitarre dello stesso modello uscite dalla stessa linea di produzione possano avere chissà quali differenze timbriche! Ma ci piace pensare che ogni chitarra sia un essere a se stante perchè il legno e la colla e la vernice e bla bla bla...
Capita spesso di sentire la vecchia storiella: in un negozio ho provato due modelli identici, uno suonava da dio e l'altro sembrava riempito di stracci. Certo, poi magari una chitarra era in negozio da un anno, provata da mille persone con le stesse corde e l'altra da due settimane con corde nuove...
Il costo della manodopera è la differenza principale: la fabbrica cinese della Yamaha può permettersi (con costi complessivi probabilmente inferiori) un densità di operai molto più alta e con un maggior livello di specializzazione; nella fabbrica Taylor un singolo operaio controlla una intera sala macchine ed il suo compito è solo quello di posizionare i pezzi nella posizione corretta.
EliminaQuindi possiamo ipotizzare che la variabilità di qualità di esemplari dello stesso modello sia minima sulle Taylor e molto maggiore sulle produzioni cinesi, dato che in queste ultime incide di più il fattore umano: le macchine non soffrono di mal di pancia, di stress da lavoro ripetitivo o di incazzamenti vari.
Ma alla fine, anche nelle grosse fabbriche cinesi, il ruolo degli operai è quello di assemblatori. Se alla Taylor c'è un solo robot che prende il pezzo, lo posiziona e lo lavora, negli altri stabilimenti c'è un operaio che posiziona il pezzo in una sagoma fissa. Tutti i fattori che contano sono comunque meccanizzati.
EliminaQuesto è un post che potrebbe essere accostato ad ogni prodotto industriale...dalle mie parti si dice: "fatte er nome e va a rubá..." E questo atteggiamento non è in uso solo alla Taylor, ma altri marchi di qualunque prodotto, cercano di dare una immagine di tradizione, quando ormai tutto è gestito e processato da freddi algoritmi e da robot, mi viene in mente una domanda che un mio collega, che ormai non c'è più, che fece al direttore di stabilimento, quando quest'ultimo, illustrava come l'uso della robotica avrebbe abbassato i costi...: "Ingegnere, ma i robot, se li lavabo i capelli...? "
RispondiEliminaDei due video mi colpiscono due cose: nella fabbrica Yamaha gli operai sembra che lavorino in condizioni adeguate (ambienti puliti, camice, guanti, mascherine); nel video della Taylor la tecnologia avanzata che per mette lavorazioni più sofisticate (ad esempio osservate il profilo ondulato dello scarf joint della paletta a 1:00). Ma mi viene da pensare che questa è l'immagine che ci vogliono presentare questi video promozionali , ma quanto sarà veritiera?
RispondiEliminaComunque, togliamo pure la parola "liuteria" che con questi produzioni non ha nulla a che vedere (anche in senso negativo: esistono anche molti sedicenti liutai pasticcioni o incompetenti).
A me le chitarre Taylor sono sempre piaciute.
RispondiEliminaIn primo luogo per il manico. Io lo trovo il più comodo in assoluto, sia per lo shape che per la larghezza al nut. In più il set up col loro sistema di congiunzione alla cassa è estremamente efficace.
In secondo luogo, sono rifinite estremamente bene. E questo è coerente con l'utilizzo delle macchine robotizzate.
In terzo luogo, quelle che ho provato a Sarzana nelle ultime 2 edizioni suonavano da paura (sia acustiche che amplificate).
Per questi motivi le ho sempre posizionate al vertice delle mie preferenze, appena dopo ai prodotti artigianali dei fratelli nizzardi Chatellier, ed ad alcuni (solo alcuni) modelli Martin.
In questa mia personale classifica di preferenza, il prezzo delle Taylor alla fine non è molto lontano dalle altre.
Resta il fatto che mentre a un prodotto di liuteria, riconosco il valore dell'abilità artigianale dell'artista, ai prodotti industriali preferirei venisse attribuito un prezzo più consono, più abbordabile.
Quindi, alla fine, suono volentieri delle Eastman, o altre chitarre realizzate ottimamente e con buoni legni in Cina, dove a mio giudizio, il rapporto qualità/prezzo è eccellente; e aspetto l'occasione e la possibilità di potermi comprare qualcosa a Nizza ;-)
Concordo pienamente. Aggiungerei che una chitarra fatta da un liutaio ha un valore aggiunto (se ovviamente il liutaio è uno che sa fare bene il suo mestiere), dovuto alla cura nella selezione dei legni e nella lavorazione manuale che si adatta al materiale su cui sta operando. Per non parlare poi della possibilità di progettare lo strumento in base alle specifiche richieste dal cliente e di realizzare dimensioni e setup secondo le sue esigenze. E' un po' la differenza tra un abito prodotto in serie ed uno fatto su misura per il cliente ... anche se oramai farsi fare gli abiti dal sarto è una cosa desueta.
EliminaP.S. Non fai un salto a Miasino per la mostra di liuteria, sabato prossimo?
EliminaTu ci andrai ? È sicuramente interessante. Mi devo organizzare e ti faccio sapere
RispondiEliminaSi, sabato pomeriggio. Non ho ancora deciso se fermarmi per il concerto
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