sabato 27 maggio 2017

Non mi fai paura, sono del sindacato.

Così avrebbe gridato la ragazza ai poliziotti antisommossa  e ai crumiri (una specie di giovane Camusso? Bah...direi proprio di no)
Union Maid è una ballata il cui testo fu scritto nel 1945 da Woody Guthrie su un pre-esistente motivetto tradizionale di inizio secolo. Come tante canzoni politiche non aveva pretese artistiche, ma solo quello di far cantare insieme le persone, per rafforzarne il legame solidale.
Su richiesta del bassista del gruppo folk (e non sospettavo queste sue tendenze sindacal-protestatarie) l'abbiamo messa in scaletta. Io non la conoscevo (o forse me l'ero dimenticata). 
Pensando a quei tempi lontani, quando a fronte di uno sciopero, il padrone ingaggiava i picchiatori armati di spranghe e bastoni, non ho potuto non pensare ai nostri giorni, alla felpata solitudine individuale in cui sono piombati quelli che, per vivere, hanno bisogno di lavorare e non trovano che porte chiuse. Pare che il mondo, oggi come allora, sia sempre diviso tra i pochi che stanno sopra e che hanno tutto e la sottostante moltitudine che tira a campare.
E allora "oh, you can't scare me, i'm sticking to the union...." ben venga Union Maid con la sua allegria che ha ancora un senso anche se è passato quasi un secolo.

o.t. stamattina, come sempre, sgirandolavo in bici con la nipotina per il centro e mi sono fermato a salutare una vecchia amica che ha ancora il suo negozio (ma sta per chiudere). Mi ha detto: "chiudo perchè non riconosco più l'ambiente e la clientela che entra dalla porta. Sono rimasta indietro, tutto qui, mi faccio da parte e buonanotte". E' una sensazione che avevo un po' anche io. Poi però il futuro si è seduto sul seggiolino della bici ed eccolo qui che canta allegramente incomprensibili parole mentre si pedala per la città. E via che si va...

3 commenti:

  1. Quando i lavoratori hanno cominciato a protestare insieme cantando cose come quella, si è invertita una tendenza. Non erano più da soli a fronteggiare il padrone. L'unione fa la forza, si è sempre detto. Ed è vero. Se di fianco a me marcia il mio vicino di casa, che vive i miei stessi problemi, faremo valere i nostri diritti insieme. Ma se siamo sommersi da una marea di disperati che arrivano da un altro continente, non parlano la mia lingua e hanno ancora meno di quel che ho io, non potremo marciare insieme, il padrone farà spallucce alle mie richieste e potrà togliermi anche quel poco che ho. I padroni del vapore l'hanno capito, ah se l'hanno capito! E agiscono su scala planetaria.

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  2. Quanto mi piacerebbe ritornare a quei tempi, in cui l'impegno sociale era un must, e non ti sentivi solo e disarmato di fronte ai soprusi Delle elite industriali e finanziarie, quando avere la tessera della CGIL, era una garanzia per essere tutelati, quando, anche se non si era d'accordo, si lottava insieme per cambiare situazioni di disagio....ora ci si sente soli ed impotenti, continuando ad avere la tessera sindacale, io non mi sento più parte di un gruppo, ma uno dei tanti che continua a pagare una tessera che aldilà del 730 a giugno, ormai serve a ben poco...e ricordando le varie canzoni di protesta, quest'ultime, mi sembrano vecchie di secoli, e vuote.....

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  3. Ma dai!! Pensavo fosse solo un motivetto popolare allegro e spensierato, senza contenuti politico-sociali e tantomeno fosse stato scritto da Guthrie.
    Bella interpretazione arricchita dai piacevoli cori femminili.
    Che dire del resto, che capisco solo ora le giuste intenzioni, l'impegno e la solidarietà dei giovani e degli studenti verso i lavoratori di quegli anni passati, lo capisco solo adesso, dopo che, i passati governi banchiero-liberali e quelli che si son alternati in seguito, hanno massacrato la legge sulle pensioni e sul lavoro..

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