Dedicato a tutti i "giovanotti" che popolano Fingercooking.
Tenete duro e prendete esempio dalle vecchie pellaccie come Keith Richards Mick Jagger e gli altri vecchi rockers che piacciono a me.
Continuate a suonare e far casino fino all'ultima energia, e ad avere sempre un pizzico di senso dello humor nella vita.
Buon Natale.
Ah ah ah, quel troll di Ian Anderson! I Jethro Tull sono stati una delle prime band che ho ascoltato da ragazzino. Non male! :-)))
RispondiEliminaPer restare giovani basta lasciare un angolino alla voglia di giocare , non prendersi troppo sul serio , ma fare le cose seriamente. E poi c'è il rock'n'roll eh eh eh
RispondiEliminaI jethro tull sono da sempre tra i miei preferiti , nel prog erano riusciti a ritaglirsi uno spazio riconoscibile con la mistura blues/folk/rock.
Il rock (ebbene si anche io prendo in mano la mia stratopallet col mio riformatosi vecchio gruppo) lo suono meglio adesso di quando ero giovane. Allora c'erano troppi ormoni in circolo, tutto diventava terribilmente drammatico e sopra le righe. Il che si traduceva in una ridondanza inutile di note e di passioni. Meglio, molto meglio oggi, con più tranquillità e ironia e con la certezza di non dover raggiungere nessun risultato, se non quello di divertirsi.
RispondiEliminaPoi quando cominceranno i guai veri...be' buonanotte ai sonatori eh eh eh eh
Grazie Pearly..... io anche rientro nella categoria, ed apprezzo :-))))
RispondiEliminaDevo al vecchio Jan la scoperta, era il 1972, ed ero quattordicenne, di una delle più belle mezzore di musica della mia vita, la scoperta di "Thick as a brick". Da questa, risalii ad "Aqualung", che era ancora più bello,e poi a "This was", cioè l'inizio. Come dischi, a mio avviso i Jethro non raggiunsero più quegli apici, benché in concerto, da allora li avrò visti almeno una diecina di volte, fossero una macchina da guerra straordinaria, e lui uno dei più grandi istrioni mai saliti sul palcoscenico, oltre che un fior fiore di musicista (come chitarrista acustico secondo me è uno dei flatpickers più originali e sottovalutati). A Jan Anderson devo, inoltre, due delle più grandi frasi della mia vita, una sentita con le mie orecchie, l'altra dalla televisione. Comincio da quest'ultima: un lungo documentario su di lui, di quelli tipo seriosi, con l'intervistatore che si stupisce, o finge di stupirsi, che un celeberrimo musicista rock sia anche una persona a modo, che parla l'inglese "della regina" (come dicono loro) e puo' chiacchierare di qualunque cosa. Si stupisce, o finge di stupirsi, del fatto che, a latere della sua attività musicale, sia anche uno dei più grandi allevatori di salmone di Scozia, nonché anche proprietario di una marca sopraffina (e molto cara) di salmone affumicato. E così gli chiede come facesse a essere un così bravo imprenditore, e se non fosse, come dire "sopraffatto", da questo ruolo: al che educatamente (cioè con un sogghigno satanico e lo sguardo di traverso suo tipico), Jan Anderson gli risponde: "è più di trent'anni che sono leader di una delle rock band più famose del mondo. Fare l'imprenditore a confronto è una cazzata!" L'altra frase la sentii durante le prove di un concerto che avrebbe tenuto la sera dopo al Teatro Regio di Parma, dove era accompagnato da una buona orchestra d'archi italiana (arricchita dai musicisti suoi soliti accompagnatori, anche se il concerto era un recital di Jan Anderson, non dei Jethro Tull) diretta per l'occasione da un eccellente musicista italiano, più bravo e famoso come strumentista che come direttore. Era chiarissimo che i musicisti dell'orchestra avevano preso molto sottogamba sia le musiche che il concerto. ed effettivamente, le parti d'orchestra le avevo viste anch'io, per un musicista classico erano, o meglio, sembravano un gioco. Il problema era che non era la "solita" musica, almeno per loro. e allora prova una, prova due, prova col Jan Anderson e prova senza, rifà un attacco, e poi rifallo ancora, insomma, non quadrava quasi niente: all'ennesima interruzione (Jan Anderson era una macchina infallibile che si alternava tra flauto, canto e la sua piccola bellissima parlor di liutaio) il grande Jan sbottò in quella frase che io sognavo d'ascoltare (e soprattutto di pronunciare) durante i due decenni abbondanti di vita in teatro: "Io la mia parte la so. Voi, studiatevi la vostra e poi chiamatemi!". Grandissimo! Per quanto riguarda il video, ricordiamoci però che "Too young" è del '76, quando Jan Anderson era molto molto lontano dall'essere troppo vecchio per il rock and roll. E forse proprio perché era giovane (intendiamoci, i Jethro dal vivo sono pazzeschi anche oggi, e lui è flautista e leader sempre migliore, solo la voce non è più quella…) poteva permettersi questa brutta, divertente e autoironica canzone. Che però è l'occasione per fare gli auguri a tutti voi, a tutti noi: salute, e saluti!
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