Da tempo seguo con attenzione la serie "The Acoustic Guitar Show" sul canale youtube di Daniele Bazzani. Oltre ad una serie di interviste a tecnici del suono che hanno diretto la registrazione di dischi iconici per gli appassionati di chitarra, ha ultimamente intervistato diversi chitarristi che sono un mito della chitarra fingerstyle tra cui Pierre Bensusan, Stefan Grossman, Tommy Emmanuel.
Più volte sono stato tentato di pubblicare dei post quaggiù su queste interviste, ma ho desistito pensando che essendo in inglese e piuttosto lunghe, potessere risultare un po' pesanti da seguire.
Però quest'ultima devo assolutamente proporvela perchè ha come ospiti due noti liutai italiani le cui chitarre hanno impressionato più di un fingercooker. Si tratta di Bagnasco e Casati, che hanno dedicato la loro vita allo studio di chitarre vintage, diventando dei veri esperti delle tecniche costruttive di questi strumenti con lo scopo di proporre delle repliche in chiave moderna con caratteristiche sonore simili agli originali.
Sono rimasto colpito dalla conoscenza di dettagli, che potrebbero apparire maniacali, ma che sono convinto facciano la differenza tra un bello strumento di liuteria e uno strumento di fascia alta di produzione industriale.
Mi piacerebbe sentire i vostri commenti in proposito: ci sono un bel po' di argomentazione che potrebbero entrare a pieno diritto nel nostro "Pips Corner"
Per chi fosse interessato alle altre interviste, questo è il link alla playlist "The Acoustic Guitar Show".
L'origine della Martin Dreadnought:
RispondiEliminaDitson "Standard" size Model 1-21, "Concert" size Model 11, "Extra Large" size Model 111
[img]http://www.vintagemartin.com/100418Ditsons_044c.jpg[/img]
Bagnasco & Casati...poco ne so e poco ne capisco di tecniche costruttive. Ma il suono delle loro chitarre spiega tutto. Qualche tempo fa ero tentato di andare a Savona per prendermi una J45 ma oramai il mio udito non è più all'altezza di queste raffinatezze.
RispondiEliminaCaro Max, direi che la tua 00028 e la Moretta sono ottime consolazioni con cui puoi tenere in esercizio l'udito e alto il morale ;)
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RispondiEliminaDavvero interessante, soprattutto la parte storica sui metodi di costruzione alla Martin dovuti ai diversi ambienti di lavoro nel tempo. Gli altri argomenti - e lo dico non senza un filo di orgoglio - un po' li abbiamo trattati tutti in questo piccolo blog di squinternati che siamo. L'origine di certe forme di chitarra, i modelli di riferimento, il passaggio da uno all'altro, le differenze tra i tipi di legni e tante altre cose (che stranamente Bazzani non sapeva, ma noi si! :D ). Sono argomenti che forse non abbiamo memorizzato, come fanno gli specialisti, ma che ricordiamo di avere già sentito o letto da qualche parte, molte volte grazie proprio ai nostri scambi qui in "osteria". Sempre stimolanti anche le cosiddette pips sulle chitarre vintage o su certi dettagli. Per la prima volta, ad esempio, sento una spiegazione logica sull'importanza del taglio dei tronchi secondo le fasi lunari, anche se poi continuo a pensare che una regola secolare che impone l'abbattimento di un tronco secondo il calendario, senza tener conto che di anno in anno le stagioni non sono sempre uguali, che i cambi climatici sono sempre più esasperati e che avvenivano anche in passato, o che l'ecosistema di una foresta non è mai sempre uguale a se stesso, alla fine sia un po' una "pippata" bella da credere perchè molto poetica.
RispondiEliminaAltra pip che mi ha fatto sorridere - e a dire il vero sorride pure Bagnasco quando la dice - è la vecchia storia dell'influenza sul suono dei filetti in madreperla. Insomma, bella intervista, anche perché quei due fanno chitarre da spavento. Vaglielo a dire che te alle fasi lunari e ai filetti in abalone non ci credi! :D
La spiegazione dell'evoluzione delle chitarre da 12 a 14 tasti fuori dal corpo l'avevi fatta meglio tu in un post (su accordo o qui?) con tanto di disegnino e animazione!
EliminaMe lo ricordo! :D
EliminaEd è interessante come molte innovazioni siano nate da richieste a loro modo bizzarre, a cui i costruttori rispondevano controvoglia. Ad esempio, riguardo alla nascita della OM, Perry Bechtel aveva richiesto più di 14 tasti fuori, per avere un manico il più somigliante possibile a quello di un banjo, e dopo un paio di esperimenti alla Martin gli avevano detto "non più di 14 o fattela fare da quacun'altro" :D
Riguardo al taglio secondo le fasi lunari, penso che l'esperienza accumulata in millenni dai nostri avi, che vivevano più in sintonia di noi con la natura, testimoni una effettiva influenza della luna sulla vegetazione (e non solo ...). Il fatto che le stagioni non siano sempre uguali e che ci siano sempre stati dei cambiamenti climatici non cambia certi influssi delle fasi lunari sulla quantità di linfa del legno, ma piuttosto causa che ci siano annate migliori o peggiori (come per il vino), ma il periodo migliore dell'anno per tagliare legno per strumenti rimane quello ...
RispondiEliminaAnche la spiegazione sui filetti in abalone mi sembra sensata, andare a sottrarre fibra di legno per sostituirla con un materiale più rigido e colla, proprio nel punto di giunzione tra la tavola e le fasce, dove a mio avviso dovrebbe esserci la maggior flessibilità possibile per permettere alla tavola di vibrare, può cambiare il suono di uno strumento (non dico in peggio, perchè il suono è una caratteristica soggettiva) ... poi in realtà la risposta alla domanda di Bazzani poteva analizzare altri fattori più influenti come una qualità di legni superiore nella tavola o altre piccole differenze costruttive.
Comunque ho trovato anche interessante l'analisi del successo delle caratteristiche sonore della dreadnought legato al contesto storico ed al tipo di sistemi di registrazione di quei tempi.
EliminaInfatti dicevo che la spiegazione sull'influsso delle fasi lunari ha una logica, ma poi ci sono tanti e tali fattori a determinare la qualità di una tavola che del taglio in plenilunio non ne farei un caposaldo. Non credo che le Martin della golden era fossero costruite solo con legni tagliati in quel giorno dell'anno. Anche se era una produzione artigianale credo che una azienda come la Martin avesse bisogno di incamerare scorte ben più frequenti. Poi capisco che il discorso era incentrato sulla serie di dettagli che tutti insieme portano all'eccellenza e, potendo, ci sta anche il taglio secondo le fasi lunari.
EliminaPure il discorso sui filetti potrebbe avere un senso, infatti ci sono liutai che assottigliano le tavole vicino alle fascie, ma anche a Bagnasco gli è scappato un sorriso mentre diceva "la perla un po' fa!". Sono quei dettagli così minimi che potrebbero essere vanificati da qualsiasi altra cosa e non bastano da soli a spiegare certe differenze sonore.
Piuttosto mi ha stupito la domanda di Bazzani sul suono delle chitarre usate dai bluesman degli anni venti che sentiamo nei dischi. Coi sistemi di registrazione che avevano all'epoca, vallo a sapere se il suono reale era davvero quello!
Ho trovato molto interessante il discorso sulle chitarre vintage, quando Casati dice che l'invecchiamento da solo non trasforma uno strumento mediocre in eccellente e che il tipico suono di certe chitarre vintage non è dato tanto dall'invecchiamento ma dal fatto che quelle chitarre erano costruite per avere quel tipo di suono, quindi suonavano più o meno così già da nuove.
EliminaVero, parla di un miglioramento del 5-10% che non è un granchè ...
EliminaTu sai quanto il mio gusto sia indirizzato verso gli strumenti di liuteria, rispetto a quelli industriali, molti accorgimenti descritti, potrebbero essere classificati nella categoria pipps, ma come diceva Totó: è la somma che fa il totale, e te ne accorgi quando ti capita tra le mani uno strumento di liuteria costruito rispettando anche quei passaggi che a noi sembrano pippe mentali...
RispondiEliminaBella, bella intervista, certo siamo nel campo "dell'esoterico", ma qui non si inventa nulla in realtà, al massimo cerca di ricostruire e mi pare che ci siano dietro degli anni di studio, di passione, di consapevolezza che la liuteria non è matematica, ma è comunq
RispondiEliminama è comune la sommatoria di tanti dettagli, come diceva Mimmo. Tutto fa suono, e le chitarre dei due loschi figuri suonano eccome, oltre ad essere bellissime
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