domenica 3 ottobre 2021

Quello che non ho

Ieri sera su Rai5 hanno trasmesso un intero spettacolo (incredibilmente senza interruzioni pubblicitarie) di Neri Marcoré, credo che si chiamasse “Quello che non ho”. La struttura dello show è moderna, come vanno adesso, un testo che si richiama ad un libro di Pasolini inframmezzato dalle musiche di De André.

Lo spettacolo è apparentemente agile, preponderanza di chitarre acustiche e senza la batteria. Ma Marcoré è un attore con i fiocchi e i tre musicisti sulla scena pure. Poi, nei saluti finali e nei ringraziamenti, c’è un direttore di palco (ne ignoro la funzione), un fonico, un addetto alle luci, una segreteria organizzativa ecc ecc.

Questo modo di offrire al pubblico comunque mi ha sempre intrigato e l’ho proposto qualche tempo fa, fatti i dovuti distinguo s’intende, ai miei soci in musica.

Idea oltremodo ardita perché, se pur si vuole raccontare una storia semplice semplice inframmezzata di musica, occorre comunque studiarsi un testo che faccia da filo conduttore e, in qualche modo, “recitarlo”. Mica facile. Insomma ci vuole tanta preparazione. Poi non abbiamo né fonico, né tecnico delle luci né nessun altro…certo è un risultato per noi irraggiungibile, ma ispirarsi al meglio, pur con la consapevolezza dei propri limiti, in fondo non costa nulla.




14 commenti:

  1. io andai a sentire un suo spettacolo a Sasssuolo 6 anni fa credo + o meno.
    era un tributo a De Andrè, mi piacque molto, nonostante sia classificato come comico/imitatore, devo ammettere che è molto bravo come cantante e come interprete dei brani di Faber.

    RispondiElimina
  2. Marcorè è molto bravo, capace di passare dal registro comico a quello serio, inoltre canta e suona abbastanza bene, quindi in situazioni come queste si trova perfettamente a suo agio. Per la verità questo format (per dirla come fanno gli espertoni) è piuttosto datato, andava molto in voga negli anni 70 e primi 80 quando c'era ancora il teatro d'impegno sociale, prima del cosiddetto riflusso che ha bandito l'impegno sociale come vecchiume noioso. Ora ritorna e credo sia un bene perchè sta riemergendo la voglia di contenuti, presentati in modo snello e coinvolgente. C'è sempre il pericolo di cadere in un moralismo un po' fastidioso tipico della vecchia sinistra impegnata per finta, ma sempre meglio del ciarpame tutto gossip e lustrini che impera ormai da qualche decennio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah no, il politicamente corretto non lo reggo più.. pensavo più ad una favola in chiave moderna, che so un Cappuccetto Rosso convinto ad acquistare titoli offerti dalla propria banca e il direttore della stessa nella parte del lupo. Oppure penserei alle moderne sirene che per telefono vogliono vendere chissà cosa e un Ulisse si deve legare all'albero della nave per non buttarsi nel mare delle fregature. Favole così ce ne sarebbero molte da inventare e raccontare.

      p.s. quando mi telefona qualcuna di queste (povere) sirene rispondo che sono in ospedale in attesa di entrare in sala operatoria e che non mi pare il caso. Si scusano e saluti. Funziona.

      Elimina
  3. Ci avevamo provato anche noi a fare uno spettacolo del genere un paio di anni fa.

    http://thebluecover.blogspot.com/p/reverse.html

    Siamo riusciti a rappresentarlo quattro o cinque volte, poi tra le varie difficoltà è arrivato il covid. Ma è una impresa molto impegnativa. Servono spazi adatti e i compensi non li puoi tirar fuori da birre e panini in un pub.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah...anche noi abbiamo provato con degli attori di una compagnia amatoriale che recitavano scenette sulla traccia dei testi delle nostre canzoni (Vai a fare la spesa, Lunedì nero ecc. ecc.) E'stata una pena.

      Elimina
  4. Marcorè è un grande, lo seguo da sempre. Sull'idea dello spettacolo, anche noi ci abbiamo provato ma poi il covid ci fermò. Come ricorderete partiva dal libro di poesie del mio amico, un libro che lui definisce un romanzo poetico. C'era una storia di fondo, e c'erano le musiche che avevo scritto ispirandomi al libro e confontandomi con l'autore. Poi ci sono voluti tre registi, la ricerca di lettrici/attrici, il mio amico poeta ha dovuto fare qualche particina ( e non è il suo forte la recitazione...), prove su prove e la ricerca della giusta location. Noi musici, suonando dal vivo per praticamente tutto lo spettacolo, avevamo bisogno di spazio. Abbiamo provato la coabitazione, ma essendoci anche due ballerini, la cosa era si intrigante ma ci voleva un palco enorme. Abbiamo trovato un teatro con due palchi contigui, o meglio un grande palco a L . La cosa ci ha aiutato parecchio. Fonico e luci ce l'ha messo il teatro. Ma perchè in finale si faceva a metà dell'incasso, fonico/luci invece lo abbiamo pagato noi. Soldi alla fine pochissimi anche se abbiamo fatto il tutto esaurito, eravamo pur sempre 10 persone. Dovevamo fare però subito altre due o tre date, ma la pandemia ha chiuso tutto. E i piccoli teatri ancora stentano a riaprire. Però bellissima esperienza. Nel frattempo il mio amico ha pubblicato un altro libro, e venerdì scorso l'ha presentato e con il trio acustico l'abbiamo supportato con musiche sempre mie. Bella serata, la gente ci ha chiesto due bis, ed è musica non cantata ( per il momento) a forte base chitarristica/acustica. Non credevo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E bravo, mi ricordo. Ma si vede che avete contatti e qualcosa si muove. Qui è difficile andare oltre le birrerie che sono sempre più brutte. Ormai aprono in spazi ad uso commerciale con vetrine, tamponano i vetri e aprono un brutto locale che dura quel che può. Pochi riescono a immaginare qualcosa che vada oltre la spina della birra.

      Elimina
    2. grande Steve, una situazione che mi ha sempre attirato, suonare in acustico a supporto di un libro, bellissimo.

      Elimina
    3. E' vero Gianca, davvero appagante per un acusticante ( la rima è d'obbligo, visto il contesto eheheheh). I brani li ho tutti composti con l'acustica, proposti ai miei fidi amici del trio e loro hanno aggiunto a loro gusto il cajon e un bel basso fretless. Se riesco a rimediare qualche video magari vi posto qualcosa, ma al momento ho davvero poco. Il video più lungo mi vede fare quattro chiacchere a corredo della musica, cosa in cui davvero sono un pesce fuor d'acqua. Che tocca fa pe potè sonà ahahahahah

      Elimina
    4. @Mirco: alla fine i contatti sono stati tanti, e non tutti semplici. Specie nella regia...i registi sono creature a se stante, fermi nelle loro visioni, attori e ballerini sono stati spremuti ben bene, e la prima è scappata a gambe levate dopo una rivolta di popolo DDDDD Noi musici poi, non amiamo ingerenze nel nostro campo, e contrasti ce ne sono stati. Anche sulla visione delle amalgame tra testi e musica. Io e il poeta volevamo un tutt'uno, non ci doveva essere slegatura tra le due arti, così come erano nate. Ma lo spettacolo ha le sue regole, e alla fine con grande professionismo abbiamo cercato di seguire le indicazioni affinchè tutto filasse liscio. Tirando le somme, tutto è migliorabile ma eravamo soddisfatti. Anche le varie età in campo non hanno facilitato le cose: la ballerina è un amica di mio figlio, così come il suo amico che l'ha supportata nei duetti. Un paio di quarantenni e poi tutti over 60. Che minestrone;-) Per quanto riguarda teatri e altre location, Roma ne è piena ma non è affatto facile entrare in cartellone. Per fortuna Marco, il poeta, ha davvero tanti contatti. Forse il suo essere sindacalista lo ha aiutato, e se non ci fosse stato il covid avremmo suonato in teatri storici a Roma. Non al sistina naturalmente, posti più piccoli ma che nella storia della città sono ben radicati. Speriamo a breve si normalizzi il tutto, perchè ad oggi un teatro con capienza 150/200 posti, se applica il 30 o il 50% di decurtazione, neanche apre. Più la spesa che l'impresa...

      Elimina
    5. Invece il nostro spettacolo era giocato al rovescio, infatti era intitolato "Reverse". Usavamo brevi letture di poesie o passi letterari per introdurre le canzoni. Siccome le canzoni erano selezionate dal nostro repertorio che è tutto in inglese, era come dare alle canzoni un nuovo testo in italiano che non era la semplice traduzione ma qualcosa di simile scritto da altri autori. In più ci eravamo immaginati un dialogo che emergeva ogni tanto tra tre famosi autori di canzoni (James Taylor, Paul Simon e Joni Mitchell) che parlavano tra loro di come si costruisce una canzone. Un dialogo mai avvenuto in realtà, ma pausibile perchè tutte le cose che dicevano erano tratte da loro interviste. L'idea era carina, ma era prettamente teatrale, quindi adatta a teatri, sale pubbliche o biblioteche.

      Elimina
    6. Idea così carina che quasi quasi ve la rubo ahahahahahah

      Elimina
    7. Visto che ti piace ti passo la brochure, ma voglio i diritti. I rovesci li puoi tenere.

      https://drive.google.com/file/d/0B063orrUGjNyTlVBdVFoLTE0alE/view?usp=sharing&resourcekey=0-LM-CGCOshnheRR6shLJeXg

      https://drive.google.com/file/d/0B063orrUGjNyZlQ1TDZLMzVsZjA/view?usp=sharing&resourcekey=0--b7mA0PXX3fwThap-d-BYw

      Elimina
  5. Dai, apriamo un franchising 😉

    RispondiElimina

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per inserire una immagine nel commento scrivi: [img]URLdell'immagine[/img]
Per inserire un video nel commento scrivi: [video]URLdelvideo[/video]