giovedì 4 luglio 2019

Liutai in villa - Dolce

Dopo esserci a lungo intrattenuti con le chitarre dei liutai, già presentate nei post precedenti, siamo giunti all'ultima portata di questo metaforico pranzo. Essendo quasi l'ora di chiusura, i liutai incominciavano a ritirare gli strumenti, ma Roberto, non completamente sazio, imbrancava due chitarre che ancora non erano state riposte nelle custodie. La prima di Marco La Manna, costruttore di strumenti manouche, che esponeva anche questa bella OM realizzata con legni italiani (abete alpino per il top e noce per fasce e fondo).
La seconda del liutaio Achille De Lorenzi,  shape 000 ma con una linea particolare che univa elementi tradizionali a soluzioni innovative: attacco del manico al 12° tasto, cutaway e un ampio smusso sulla fascia superiore per poggiare il braccio.



Dato che non avevamo più il tempo per salire nelle salette di prova, la registrazione è più disturbata da rumori di fondo, le chiacchiere della gente e le cerniere delle custodie che venivano chiuse. Ma per completezza ho voluto riportarvi anche questo video.

7 commenti:

  1. Da quello che l'ascolto veloce mi rimanda, la Manna mi sembra più a fuoco, ben bilanciata, la De Lorenzi sembra più "morbida" , ma solo le vostre orecchie presenti sul posto possono dirci la verità. Quindi dopo il dolce niente caffè e ammazzacaffè ? ;-))))))))))))))

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    1. Ci sarebbero ancora le registrazioni dei concerti di Eric Franceries e Bebo Ferra ...

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    2. Anche secondo me la seconda sembra più a fuoco, ma dal suono più tradizionale nonostante le innovazioni. Che dire... imbracciarle conta parecchio! :)

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  2. Sono della stessa opinione di Stefano e Mirco, ma a voi che eravate li sul posto, quale delle due vi è rimasta più impressa? Perché si sa che un conto è suonarle ed ascoltarle dal vivo, un altro è sentirle attraverso una cassa di un computer

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  3. L'ultima portata è avvenuta nel mezzo dello sgombero della sala.
    Non so come Beppe sia riuscito a registrare perché eravamo oltre il tempo limite e i liutai stavano raccogliendo gli strumenti. Addirittura temevo che mi avrebbero sfilato la sedia da dietro mentre provavo l'ultima chitarra... ma non volevo rinunciare 😉
    Però era obiettivamente difficile giudicare perché aver provato le altre nelle salette molto più tranquille dava loro un grande vantaggio.
    Posso dirvi comunque che le ultime due mi sono sembrate molto ben settate e facili, con diverse risposte timbriche ma entrambe assolutamente piacevoli.

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    1. Posso solo aggiungere qualche fuggevole impressione a quanto ha detto Roby, anche perché ho provato solo la prima.
      La prima delle due (liutaio Marco La Manna) aveva un suono più "tradizionale", con le frequenze medie in evidenza, pur mantenendo un buon bilanciamento dei suoni. Particolare il profilo del manico, asimmetrico, più sottile nella zona sotto i cantini e un po' più cicciotto sui bassi. Il che rendeva la suonabilità molto confortevole e l'action era bassa, ma senza causare nessun "friggimento" delle corde (cosa che purtroppo ho riscontrato sia sulle Chatelier che sulle MaxMonte).
      La seconda (Achille De Lorenzi) non ho avuto il tempo di imbracciarla, ma dal lato di chi ascolta ho colto un suono più particolare, più "dolce" ed una maggior separazione delle note, in modo da mettere bene in evidenza le linee melodiche. Sono rimasto colpito anche dalla linea, più ardita e originale.
      L'impressione complessiva è stata di due ottimi strumenti, che avrebbero meritato una analisi più approfondita.

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  4. Aggiungerei che abbiamo provato quasi tutte le chitarre acustiche con corde in metallo presenti all'esposizione. All'inizio avevo visto anche una Jumbo con fasce e fondo in acero, nella zona di Aldo Illotta, ma poi non l'ho più notata ... molti liutai presentavano chitarre classiche, poi c'era anche qualche archtop e le gipsy di Marco La Manna, ma non abbiamo proprio avuto il tempo di dedicarci a queste altre tipologie di chitarre.

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