Stavolta niente chitarre. E niente strumenti musicali.
Nel 2010 Bobby McFerrin pubblica Vocabularies, o meglio VOCAbuLarieS, grafia che dichiara l'obiettivo di un ambizioso progetto che il cantante persegue da lungo tempo: fondere il maggior numero di linguaggi musicali col solo ausilio della voce. Ma stavolta McFerrin pensa in grande e da una dimensione prevalentemente solistica si immerge in un contesto corale senza pecedenti. L'arrangiatore e produttore Roger Treece ascolta più di cento ore di improvvisazioni registrate da McFerrin per scegliere il materiale melodico che costituirà l'ossatura del nuovo album. Più di cinquanta cantanti vengono selezionati per realizzare gli arrangiamenti dei brani. Solo voci e nient'altro.
Ne esce un lavoro magico e sconvolgente, che tiene insieme spontaneità e complessità riuscendo a parlare quasi tutte le lingue del mondo, spesso senza parole. Musica pura che fluisce come una corrente inarrestabile e percorre il globo dal Sud Africa all'Europa, dai Carpazi al Medio Oriente al Sud America e chissà dove altro ancora senza soluzione di continuità.
Viste le dimensioni dell'organico vocale e le complessità armoniche e poliritmiche degli arrangiamenti, pensavo che quel lavoro non potesse uscire da un ambito puramente discografico. Pensavo fosse impossibile uscire dallo studio di registrazione per eseguire quei brani dal vivo, con quella precisione e quella forza inarrivabili. E naturalmente mi sbagliavo!
Eccolo qui McFerrin, su un palco a guidare una formazione di una ventina di cantanti, con passaggi solistici, interventi improvvisati, semplici sguardi e carisma a pacchi! Vibrazioni vocali e nient'altro, che riescono a colpire nel profondo, dove nessun'altro strumento musicale può arrivare.
E pensare che questo artista, dotato di una vocalità prodigiosa, che collabora con musicisti e orchestre di fama mondiale in ogni ambito, dal jazz alla musica classica, rimane noto ai più per la canzoncina Don't worry be happy. Ma in fondo la sua filosofia è sempre stata quella: canta, emoziònati e sii felice.
(Un buon paio di cuffie è vivamente consigliato).
Bobby McFerrin è uno dei più geniali vocalist del Jazz, che ha saputo trascendere gli schemi del jazz per ottenere successi impensabili in altri territori.
RispondiEliminaSi dice che "Don't worry, be happy" sia stata improvvisata in studio di registrazione e, nella sua semplicità, è un piccolo capolavoro pop. Credo sia anche stata la prima canzone "a cappella" a raggiungere le vette delle classifiche internazionali della musica pop.
Non mi stupisce che Bobby non sia rimasto appagato dai suoi successi, ma abbia continuato a ricercare nuove modalità per esprimere il suo genio.
Assistere a queste performance dal vivo deve essere una esperienza incredibile: l'energia, la gioia, il divertimento e l'emozione espresso dai musicisti si propaga al pubblico che diventa parte dello spettacolo, un po' come avviene con i grossi cori gospel.
Purtroppo questo flusso positivo rimane un po' intrappolato dai mezzi di riproduzione tecnologici e i video non riescono a trasmetterlo completamente.
Non riesco a comprendere questo tipo di musicalità, capisco che dietro c'è un grandissimo lavoro, ma mischiare troppi generi, crea una cacofonia tonale, che alle mie orecchie non arriva più come musica, ma come si dice a Roma, crea caciara, secondo me, quando si mischiano troppi colori (note) si rischia di ottenere un grigio piatto che non suscita emozioni, ovviamente il mio è un parere che può sicuramente non essere condiviso, sono o troppo ignorante o troppo talebano 😂😂😂😂 musicalmente parlando
RispondiEliminaBella musica solo di voci che però vedrei associata volentieri a delle immagini, magari con ambientazioni africane, visto che l'impostazione mi ricorda la musica tribale di quel paese trasmettendo comunque un senso di positività.
RispondiEliminaMusica vocale, di tutt'altro genere, strana e inquietante fu quella che Kubrick scelse per le immagini allucinogene del viaggio dell'astronave oltre Giove in Odissea nello spazio: Geörgy Ligeti, Lux Aeterna. L'accoppiata fu azzeccatissima anche se all'epoca non riuscii a comprenderla in fondo.