venerdì 23 settembre 2016

Far buchi nell'Aria (se e come rattopparli)


Il Signor Layolo [Negozio di Strumenti Musicali in Torino] fu chiaro: "Trattami bene 'sta fruja" (che sia un'omatopea?) perché mi sarebbe durata e mi avrebbe fatto compagnia. Avevo 17 anni e mi avevano già rubato due chitarre. Mio padre tentò invano di far valere la patria potestà. 
Naturalmente non sapevo suonare (non che adesso mi distingua in stile: metto le dita qua e là con una inconsapevolezza che ha del commovente). La chitarra è ancora qui,  la mia inconsapevolezza è la medesima e il killer che ha fatto quel buco nell'Aria adesso ha trent'anni, vive a Lussemburgo e forse ha ancora con sė la 44 Magnum con cui a 4 anni d'età si produsse in questo bel gesto. 
La chitarra che qui si va a illustrare, in carne, ossa e ignoranza (la mia) è una Aria G300 degli anni '70. Fin qui, nulla di rilevante, se non che (a differenza delle Lawsuit dell'epoca) è  una copia della Gallagher Doc Watson, Ben costruita, ha top in abete solido, body in laminato di palissandro (vero o presunto), all bound con binding color crema. Ha sempre suonato bene, lei. Io l'ho portata a visitare mezzo mondo e lei è sopravvissuta col suo manico mo(r)ganatico e di sostanza, action giustissima, truss efficientissimo, e via lodando. La paletta (con una voluta elegante, binding, logo in MOP e impiallacciatura in Jacaranda) e il battipenna sono una copia astutamente spudorata della Gallagher:  l'herringbone è d'ordinanza. Bella, buona, ma.. sforacchiata e ammaccata sulle fasce. È vecchia, usa fasce elastiche..

Quanto al foro sul top, Mimmo saprà consigliare da par suo come rimediare. Attendo di leggere i consigli, Doc Marracino! (So che quest'arnese ti piace). Ma non mi azzarderò a rattoppare il top (siamo sicuri che sia Stka?). Non vedo mio figlio da molti anni e non so quando potrò rivederlo. Quindi mi tengo stretto quel bizzarro sound port con la chitarra intorno.. 









43 commenti:

  1. ah!...ce l'avessi sottomano io, potrei sperimentare tecniche di rattoppo inaudite...

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    1. Domine non sum dignus..☺ Sottoporrò devotamente alla sua attenzione l'attrezzo raffigurato qui sopra.

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    2. Avverto però che l'herringbone ha ancora lo specifico tanfo delle aringhe con cui venne realizzato. Se piace il genere..☺ ben trovato, Max

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  2. Hai solleticato le perversioni del dott. Brugola...!

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    1. A parte il bizzarro 'sound port' realizzato da un liutaio quattrenne (è la sua signature, evidentemente) la cosa migliore di questa onesta chitarra sta tutta nella tavola armonica. Mimmo sostiene si tratti di abete Sitka (io non ci vedo la trama tipica, però). Però è sicuramente trattata alla nitro e nonostante tutte le botte, i fori passanti e gli sfregi "dell'avversa fortuna", ha ancora una 'pelle' piacevole benché matura.

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  3. Credevo che la Aria si limitasse ai cloni Martin, ma vedo che si esprimeva bene anche con altri marchi addirittura di nicchia! Quella paletta è da causa legale! :D
    Bel chitarrone, comunque!

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    1. Sei gentile..
      Già, immagino che molti studi legali associati abbiano avuto un gran lavoro. A proposito, si dice che la Gibson abbia "more Lawyers than Luthiers", il che spiegherebbe almeno in parte certi prezzi assolutamente inverecondi.
      Quanto alla Doc Watson Lawsuit, beh, devo l'acquisto al Signor Layolo che evidentemente fu mosso a pietà da un liceale ripetente totalmente inconsapevole. A volte l'ignoranza raggiunge vertici inusitati e si trasforma in una calamita che attrae la buona sorte. Per me, all'epoca, questa Aria era davvero un passaporto per la felicità. Lo dico perché so benissimo che moltissimi tra di noi sanno di cosa sto parlando.

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  4. Ciao Claudio, innanzi tutto, sei fortunato, perché questa chitarra è splendida e poi i Giapponesi all'epoca erano veramente maniacali nella costruzione di ottime copie, a volte anche migliori delle originali; ma venio a noi, dalle foto ho notato solo due danni importanti, quello sul top e quello sulla fascia, quello sul top non sono riuscito a zoommarlo, e non capisco se il foro è passante, ma ipotizzando che sia passante, il metodo per ripararlo sarà un po' invasivo, perché andrebbe allargato leggermente il foro, con una sgorbia, intagliando i lati del foro con una inclinazione di 45° rispetto al piano del top, poi si ricava un intarsio di abete, possibilmente della stessa qualità, con i bordi svasati sempre a 45° , dopodiché si incolla sul foro con la titebond, cercando di allineare le fibre del "tappo" con quelle della tavola armonica, una volta asciutta la colla, andrà livellato l'intarsio al resto del top, io lo farei direttamente con la sgorbia, e con un pezzetto di tela abrasiva, fatto ciò, va riverniciato il punto, per portarlo alla tonalità del top, dovrai prendere un pezzetto di abete dello stesso tipo di quello dell' intarsio , e diluendo il toner con il suo diluente, cercherai di ottenere la stessa tonalità ambrata del top, quindi colorerai l'intarsio, e alla fine se disponi di un aerografo, ripasserai la parte con del trasparente alla nitrocellulosa, altrimenti potrai passarla con un semplice tampone, passando la nitro, nel verso della cena del legno, una volta asciugata, passerai della carta vetrata da 3000 bagnata, infine luciderai tutto con il polish. Per il danno sulla fascia, il procedimento è più semplice, dovrai bagnare la parte danneggiata con acqua calda, poi con una mano all'interno della buca cercando il punto dell'ammaccatura, cercherai di riportare fuori il danno, poi con una pezzetto umida ed un saldatore farai il resto, poggiando la pezzetto bagnata sul danno, e passandoci sopra la punta del saldatore, le fibre tenderanno a riprendere la loro antica forma. Visto che è molto che non senti tuo figlio, potresti sentirlo per proporgli di restaurare questa bellezza insieme a te, potrebbe essere un modo per riallacciare i rapporti

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    1. Grazie Mimmo, apprezzo moltissimo.. Temo però che questo genere di intervento (il buco è passante, sì) sia moooooolto al di là della mia abilità (che è ben poca cosa) liuteristica o di bricoleur puro e semplice. Lavorare sulle fasce mi sembra meno complesso e farò un tentativo.
      Mio figlio vive all'estero da anni (evidentemente ha voluto 'fuggire' memore del misfatto 😉), si sposerà tra un anno e quindi la vedo grigia, mon Cher Confrère..
      Tutt'al più, potrei chiedergli di mettermi in contatto con Sotheby's o qualche altra prestigiosa casa d'aste. Così sbologno 'sto legno, compro casa a Chelsea o a Saint-Paul-de-Vence.. ☺

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    2. Niente Chelsea. Con parte del ricavato dall'asta battuta per questo legno compro casa a Saint-Paul-de-Vence, che è a un tiro di schioppo da Nizza. Così posso garantire un rapporto privilegiato con i Fratelli Chatêlier. Lo faccio per voi..

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    1. Scusami per la quantità di errori di ortografia, il tablet pretende di sapere meglio di me cosa voglio scrivere ;-) HEHEHEHE!!!

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    2. Uh, Mimmo, sapessi quante giaculatorie elevate al cielo da questo iPad!
      Quanto alle tecniche di rattoppo, credo mi limiterò alle fasce. ☺
      Prega di non sapere MAI come ho sistemato i fret sporgenti dal bordo della tastiera! Ti basti sapere che se i bridge pins non entravano, usavo un martello da carpentiere (che però aveva un cognato liutaio 😉) Sono un selvaggio. Sempre stato.

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  6. Ora però, appena puoi devi registrare qualche cosa, per farci ascoltare la voce di questa bellezza

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  7. E pensare che c'è gente disposta a pagare fior di quattrini per chitarre messe anche peggio! In fondo quei buchi fanno molto vintage, quasi quasi... :D

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    1. No, dico, Perry, hai notato lo splendore delle nuances ambrate del top che vivano al miele di castagno? Eh? E cosa mi dici della nitro lacquer? E gli show flakes dot inlay? Easy to play, near mint!! Capace che telefono a Reverb..☺

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    2. Naturalmente il miele di castagno di cui parlo è solo e soltanto quello della Val di Fiemme. Gli snow flakes sono importati mensilmente dalla Groenlandia. I bridge pins sono realizzati con zanne di trichechi spirati naturalmente e sono lavorati esclusivamente tra il 13 e il 27 aprile di ogni anno. L'olio per inzuppare inutilmente la tastiera è ovviamente lo spermaceti, ekkekkazz.
      Alura, c'è sufficiente materiale per un Pips Corner 😉

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    3. Dimenticavo.. Il "diamante" proviene dalle miniere del Transvaal, tagliato e molato ad Amsterdam, battezzato a Nazareth (beh, certo!)..

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    4. Il colore ambrato di quel top è meravigliosamente naturale! Mi chiedo perchè la Martin (e gli imitatori) si ostinano a usare il toner giallo! :D

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  8. Davvero Mirco!? Tu quale vorresti valorizzare? La Martina Americana?? Due o tre botte di cacciavite, e raddoppia il prezzo....HAHAHA!! Si ma quello del liutaio ;-) :-):-):-):-):-):-)

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    1. Eh eh... no! Visto che quella è una buona chitarra invecchiata con le sue rughe originali, dicevo che quasi quasi quei buchi me li terrei! Sono contrario al relic! :D

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    2. Una ventina d'anni fa portai questo legno da un liutaio per la prima volta. Ero nella piena maturità dei 40 anni, la vita mi sorrideva e azzardai: li tappiamo sti buchi? "Suona bene?" "A me piace" "Ecco, e allora con quei soldi risparmiati porta a cena la tua fidanzata"..

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  9. Che bella, eri già un fan di doc watson a quell'epoca oppure ti piaceva così senza sapere che era la sua?

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    1. Ciao Giancarlo.. Ignoravo totalmente l'esistenza del Doc, colpito com'ero (e come sono) dalla folgore dylaniana. Da qui un repertorio minuscolo, una tecnica chitarristica da dopolavoro etc etc.
      All'epoca, poi, il Bluegrass mi sembrava una specie di liscio campestre d'Oltreoceano. Sbagliavo, ma, insomma, ero un ragazzino.
      Ho citato sopra il Signor Layolo, storico negozio musicale di Torino, ormai chiuso. Mi ha consigliato questa chitarra insistendo, perché io preferivo la copia Martin. Lui mi dice "prova questa, mettiti comodo".
      Molti anni dopo (Layolo era già chiuso da tempo) andai dal suo 'concorrente' autorevole e stimato in città: il Signor Morutto.
      "Ah! Layolo!" (pensavo mi tirasse un pugno) "La tenga cara, è una buona chitarra".
      Se non altro, questo post è un omaggio a Layolo e Morutto, gente seria.

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    2. Ecco, queste sono storie belle. Sempre più rare, purtroppo. Oggi capita sempre più spesso di entrare in negozi specializzati, ma in luoghi comuni! Dove ti decantano strumenti mediocri con un marchio importante e non si capisce bene se lo sanno ma tentano di impuffarti o se sono tristemente convinti di quello che dicono.

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    3. Vero. Io sono costretto a comprare online. Devo dire che ho ancora un residuo della classica fortuna del neofita (essendolo, nei fatti). Tutte le chitarre che ho comprato via web erano perfette. Salvo la True Vintage, arrivata con corde nera tre, morte, oltre a un alone grigio sul fondo. Non avevano neppure tolto la polvere dalla paletta. Santo cielo, cambiami le corde e usa uno straccio! Email indignata seguita da fornitura corde, t-shirt, mortificate scuse.
      Se entri in un negozio (molti, non tutti) sei trattato come un deficiente ebefrenico. Quindi, insomma, siamo lì.. Dovrò trovare un dealer che mi tratta a whisky.. And you know what I mean..☺

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    4. Bè, già una fornitura di corde e T-shirt con scuse non è male! Sempre meglio di un noto mega store germanico a cui rispedisci una chitarra perchè ha la tastiera storta, e siccome anche le altre che ha in magazzino ce l'hanno storta ne deduce che "sono fatte così"! :)

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    5. Uh, già, ricordo.. Io ho comprato lì una Martin 000-15sm ed era perfetta. Ma sicuramente non aprono nemmeno le custodie..
      OT: piazzato ordine Fairbanks 😉

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    6. A proposito di scorrettezze: sapevi che il Banner Gibson "Only a Gibson is Good Enough" NON era registrato? Hanno provveduto solo una decina di giorni fa, mi sembra, dopo l'uscita del libro di John Thomas "Kalamazoo Gals".. Per più di settant'anni se ne sono impippati..

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    7. OT: ordine Faibanks, ti ho mandato due mail importanti!

      Per quanto riguarda il germanico mega store, che non aprono i pacchi è più che certo, e dopo che gli mandai indietro quella chitarra con le mie rimostranze spuntarono in catalogo come per magia una sfilza di modelli della stessa marca come B-stock (che comunque erano invendibili!)

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    8. Quel libro di John Thomas ha scoperchiato una pentola molto interessante! :D

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    9. Ciao Claudio!! Dal signor Layolo ho comprato anche io la mia prima acustica nel 1969 o 1970, non ricordo la marca, e non so più che fine ha fatto, e poi da Layolo ho comprato anche la mia prima elettrica, una Aria Les Paul Custom del 1976 usata che ho ancora e suona ancora molto bene. Quel modello di Les Paul ce l'aveva in vetrina anche Maschio in Piazza Castello e il mio amico Aldo Valeri mi raccontava che ogni volta che passava davanti alla vetrina e la vedeva ci lasciava un po' di cuore..
      Bella la tua Aria, tienila da conto e non ripararla, anche quel buco ha un suo perchè...
      ;-)

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    10. Ciau! Ricordo quelle chitarre esposte.. Uscito dal liceo, Maschio era tappa obbligata. La mia scuola era proprio di fianco alle Torri Patatine. La classica cultura di Porta Pila 😉
      Certo, la chitarra resta così..

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    11. Ciao Claudio! Che bello sentir raccontare storie che mi ricordano l'aria di casa. Da Maschio ho comprato la mia prima acustica, una Eko Rio Bravo 6, che dopo qualche anno ho rivenduto ad un amico per comprarmi una chitarra classica usata (una Aria ...) che è ancora con me dopo 35 anni.
      Io abitavo vicino a Scavino e quelle erano le vetrine davanti a cui sbavavo, nei miei giretti dopo scuola.

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    12. P.S. le Torri Patatine mi hanno fatto scompisciare ... sei tu il genio che ha inventato quest battuta o è uno strafalcione del correttore automatico ?

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    13. Insomma, a quanto leggo, abbiamo tutti un'Aria nel cuore, sia essa acustica classica o elettrica, prima o poi dobbiamo fare un articolo su questo Nobile marchio dagli occhi a mandorla

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    14. Eh, insomma, le Torri Patatine sono copyright del correttore.. ☺ Ma lo lascio così, una specie di tributo all'umorismo involontario..

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    15. Le Aria classiche erano buone e belle. Me ne hanno rubate due. Ho poi preso una Di Giorgio Author 3 usata. Che è ancora a casa, ma non la suono mai. Lieto di averti portato un po' di aria di casa..

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