Eugenio Casalgrandi se ne è andato, ieri c'è stato il suo funerale. "E chi è? - direte voi - e perchè ne parli?"
Eugenio da giovane faceva il commesso nel negozio di Messori Musica. Siamo alla fine degli anni cinquanta e questo era il solo negozio di musica della città. Ahimè, era un posto che sapeva di muffa e assai sussiegoso: pianoforti, violini, flauti, molti dischi e spartiti di musica classica.
Ma i tempi stavano cambiando e Eugenio, che aveva naso, si mise in proprio. Aprì una piccola bottega (era davvero un buco) in via S. Agata. Ma lo riempì all'inverosimile della roba che piaceva ai ragazzi del tempo. E così, ben presto, il luogo divenne un punto di ritrovo e di riferimento. Ci potevi trovare gli strumenti dei nostri eroi del tempo: Fender (ricordo che la strato costava 130mila lire quando lo stipendio di mio padre era cira 90mila), Gibson, Rickenbacker, Ludwig, Montarbo ecc ecc. Altro che flauti e violini!. E i ragazzi con il ciuffo e i jeans a zampa di elefante, li si poteva trovare tutti lì, a sbavare e sognare.
Lui da gran furbone, avendo afferrato alla perfezione i meccanismi della GAS, te li faceva toccare e provare ed era una novità pazzesca.
In quel buco ci potevi incontrare gli Equipe 84 (stavano per fare il loro primo disco e si atteggiavano a divetti), Pierangelo Bertoli sulla sua carrozzina da paraplegico o Augusto dei Nomadi che era ancora impiegato alla Posta in un edificio lì vicino.
Erano tempi più semplici: quando la GAS era sul punto di farti scoppiare, si andava a prendere l'oggetto del desiderio anche se si era in bolletta. Eugenio segnava su un libricino nero il debito e lo scalava mano a mano che, suonando nei locali, gli portavi i soldi. Già perchè al sabato e alla domenica si suonava nei locali, talvolta anche al giovedì (che tradizionalmente era il giorno dedicato alla morosa).
Se i soldi non c'erano, al lunedì si passava comunque: "Eugenio questa settimana non riesco a darti nulla, abbiamo dovuto aggiustare il furgone...".
Lui non diceva niente, scuoteva un po' la testa e tirava diritto.
Perdonate la lungaggine...è un cassetto pieno di ricordi che ora è meglio richiudere subito.
Hai aperto un cassetto che era un peccato davvero tenere chiuso..
RispondiEliminaRicordi, musica, gioventù, e tanta meravigliosa umanità, voglia di vivere, di fare, di scoprire nuovi orizzonti, una delle pagine più intense che ho potuto leggere su Fingercooking..
;-)
Questi , lo sai , sono i post che preferisco. Io non ci trovo nostalgie canaglie o sfiducie nel presente o futuro , piuttosto testimonianze. Senza queste non ricordiamo o , peggio ancora , se siamo troppo giovani non sapremo mai. La foto dei Dragoni è emblematica... :-))))))
RispondiEliminaMah...certe volte mi chiedo: ma a quel tempo, nonostante i desideri insoddisfatti, si viveva meglio? E se davvero era così era perchè il mondo era più semplice oppure perchè c'era la gioventù che digerisce tutto?
RispondiEliminaAh... saperlo!
Belle domande ! La gioventù digerisce meglio , ma non tutto. Prova ne è che le ribellioni partono dai giovani , più avanti con l'età si pensa poco al futuro e le forze ci abbandonano (fisiche e psichiche ). A me sembra che per certi versi la vita era più semplice , ma è anche vero che era più faticosa . Oggi ci lamentiamo se al lavoro non c'è l'aria condizionata o i computer non funzionano , allora bisognava spesso stare attenti a non morirci sul lavoro. Di passi avanti se ne sono fatti , è indiscutibile , ma le istanze più profonde come il rispetto restano una chimera . Domani i nostri figli diranno che ra meglio oggi , oppure rileggendo queste righe sorrideranno beffardamente :-))))))))
EliminaLa gioventù digerisce meglio, ma la maturità ti insegna a riconoscere i sapori e ad affinare il gusto.....
EliminaBei ricordi, belle storie...
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, questi cassetti li terrei sempre aperti, per far conoscere ai più giovani la storia di tutti noi, ogni storia è un mattoncino che si somma a quello degli altri, per costruire la storia comune, a volte conoscere le piccole storie, aiuta a comprendere la storia collettiva, e poi come ho già detto altre volte, ricordare le persone e tramandare la loro memoria, le rende quasi immortali, a me la tua storia mi ha affascinato, mi ha riportato indietro negli anni, e mi ha addolcito la memoria, riportandoli al tempo in cui anche qui da me c'era solo un negozietto "Federici", dove trovavi mandolini appesi al muro, ma anche gli spartiti dei primi cantautori
RispondiEliminaBella storia Rev.....
RispondiEliminaMi associo agli apprezzamenti degli altri.
La testimonianza di chi ha vissuto quelle esperienze serve a tutti, per capire, per confrontare, per crescere.
Io ricordo il commesso del negozio dove comprai le mie prime chitarre.
A distanza di 35 anni c'era ancora, e se gli chiedevo di farmi sentire come suonava una chitarra, la afferrava e suonava sempre lo stesso pezzo di allora.
Ecco dove è finito il mio diario che non trovavo più
RispondiElimina*** Se i soldi non c'erano, al lunedì si passava comunque: "Eugenio questa settimana non riesco a darti nulla, abbiamo dovuto aggiustare il furgone...". ***
Da "Merula" funzionava così ai tempi. :)))
Da Merula nel 1985 con la band andammo ad affittare un po' di materiale, un sinth, una batteria elettronica, amplificatori vari, io non feci nessun contratto perchè avevo già firmato una cambiale per la Les Paul e avevo il mio ampli, ma i miei soci sì.. Dopo i tre mesi estivi in cui suonammo assieme, la band si sciolse e i miei soci non pagarono più i bollettini senza riconsegnare l'attrezzatura..
EliminaArrivò la telefonata da Merula poco prima di Natale.. Ragazzi non fate partire la lettera di un ingiunzione che poi è un casino.. e così "Babbo Natale" pagò quello che mancava.. fessi loro che a settembre potevano restituire tutto.. ma in gioventù a volte si è molto superficiali..
;-))
ma.... davvero andavate dal mitico marco? il suo primo negozio (in Bra) lo apri' a 20 mt dalla drogheria di mio papa' e fu li' che papa' mi compro' la prima chitarra "seria", la Ibanez dread nera... divenni poi un assiduo frequentatore... Anni dopo (1991), quando manco' mio papa', andai a scegliere il feretro proprio nell'ex-magazzino di merula.... incredibile ci rimasi di sasso
EliminaCi sono andato pure io un paio di volte, per me erano viaggioni! La prima con mio papà, comprai un registratore a nastro fostex 8 tracce con mixer. Mi portai dietro un synt ARP Odissey (che mio papà mi aveva portato da un viaggio negli USA) per una permuta. Ormai era uno strumento obsoleto, superato dalle nuove tastiere polifoniche. Al momento della contrattazione aprirono il case profilato in alluminio, lo richiusero subito e mi dissero: 100.000 lire per l'astuccio, il synth te lo puoi riprendere. Fui così pirla che glie lo lasciai, oggi è un pezzo vintage che hanno pure riprodotto pari pari (ma in effetti era una ciofeca, roba da tecno-nostalgia).
EliminaCi tornai parecchi anni dopo e mi comprai il mio primo pianoforte digitale. Avevo una Y10, per riuscire a chiudere il portellone mi feci il viaggio di ritorno col volante in bocca e il pacco su una spalla!
Eliminagrande perry!
EliminaA Bra nel 1979 acquistai la mia acustica Takamine 750.000 Lire...a rate...
Eliminavenduta quest'anno,che tempi.
Nel 1979 il mio stipendio era di 650.000 lire al mese...
Elimina;-)))
non ti ci sei affezionato Macca?
EliminaForse non abbastanza da averla ancora qui con me ma vederla appesa al muro e suonarla raramente... mi sono detto: non è giusto merita di meglio,ora è in Sicilia.
EliminaP.s.io sono mingherlino e quando la imbracciavo...non mi calzava bene. ;-)
Non lo so, ripensando ad allora mi sembra che tutto fosse molto più semplice, ma non riesco a ricordare bene se per me da giovane fosse davvero così. Ovviamente non c'era la pietra di paragone, l'oggi che era ancora troppo di là da venire, però si avvertiva una certa linearità delle cose. Dopo le superiori o lavoravi o andavi all'università. Il lavoro c'era e poteva anche diventare l'occupazione di una vita e l'università aveva poche facoltà ben delineate. Oggi il lavoro manca ed è estremamente frammentario e l'università è un labirinto di corsi sovrapposti che non sai bene dove sbucano. Allora il mondo era fatto di Nazioni, lontane o vicine, con le loro lingue, le tradizioni e i miti. Oggi siamo globalizzati e viviamo in una polenta anglofona dove culture e tradizioni si sono ridotte a folklore. Allora c'era la guerra fredda: gli amati-odiati americani di qua, il blocco comunista di là (bravi compagni, però a vivere da voi non ci verrei!). Oggi c'è la finanza mondiale, che non minaccia di sparare ma con un numero enormemente superiore di disastri e vittime all'attivo.
RispondiEliminaForse era davvero tutto più semplice.
Era...piu' semplice?!?!?
EliminaCazz...ieri non se ne parlava nemmeno di comprare una chitarra o di iniziare una collezione di fumetti tipo, che so, Tex, Zagor o Il Comandante Mark! Nei primi anni settanta per me una cosa del genere poteva venire solo da un altro mondo! Adesso, solo se lo voglio, vado a lavorare un paio di giorni, meglio una settimana, piglio i soldi e mi compro la chitarra che voglio, magari dando un anticipo! Altro che allora! Che tempi di m....che erano, ahahah! Altro che ricordarli!
I ricordi falsano la realta', facendoci indugiare in una sfera di struggimento inutile, di nostalgica retorica, ma a pensarci bene, con distacco e a mente fredda, vien solo da dimenticarlo, il passato.
Quando entravo nel "mio" negozio, chiedevo timidamente una corda di Sol, che si era spezzata; tutti si voltavano a guardarmi ed io arrossivo dalla vergogna, ahahah! Ora, quando entro in quello stesso negozio (ovviamente rimodernato e allineato ai tempi), prendo la chitarra che voglio e mi metto a scassare le palle a tutti per ore, suonando i miei pezzi, eheheh, a volte mi compro la chitarra perche' mi vergogno a lasciarla li' dopo averla strapazzata per ore, a volte il padrone me la regala, tanto per togliermi dai piedi, ahahah!!!
A... FUCK YOUUUUUUU I BRUTTI RICORDI DEL PASSATOOOOOO!!!
PS
EliminaAvevo dimenticato di porgere le condoglianze, doverose, per la persona di cui si parla nell' articolo.
PS 2
Se io avessi incontrato il Vandelli in un negozio, se avessi avuto naturalmente l' eta' giusta, gli avrei spaccato la facciahahah! Visto che a quell' epoca ce l' aveva davvero da schiaffi ("Tutta mia la citta'", docet)! Ora invece gli romperei la chitarra sulla schiena quando si mette sempre a storpiare la canzoni del grande Lucio! Peggio di come lo faceva in gioventu'...
@perry - ma come, ci dicono che le innovazioni tecnologiche et similia sono state fatte per renderci la vita piu' semplice e tu invece fai il bastian contrario? :)))
EliminaE' come dici Max. Il Casagrandi è stato nella nostra zona uno dei primi a "convertire" il proprio negozio. Ci sono passato anche io alcune volte, proprio perchè a Reggio i negozi principali di strumenti erano ancora strettamente legati al mondo della classica e alle attività del conservatorio, e i piccoli avevano poca scelta. Si "espatriava" con la band sicuri che c'era l'occasione di vedere e provare strumenti di livello per tutti. Poi si comprava poco però! :D
RispondiEliminaA Roma , nonostante sia la capitale , non è che ci sia mai stato un fiorire di negozi musicali. O , meglio , alcuni grandi ci sono da sempre , ma molti , piccoli e sconosciuti , nascono e muoiono come funghi. Ed io ho sempre preferito questi ultimi , la disponibilità verso il cliente è maggiore , bastano due o tre visite e il proprietario/commesso diventa tuo amico , e avolte trovi chicche e sconti maggiori. In quelli che hanno unnome e una storia , sei uno dei tanti che passano , a volte devi rincorrere l'addetto di turno e spesso non capiscono una mazza. E sul prezzo non hai margini , idem per le permute . Magari non trovi sempre le cose che cerchi nei piccoli esercizi , ma il cuore e l'umore ne guadagnano. Ma la mia Aria la comprai da Cherubini , uno di quelli storici.....
Elimina@ perrynason
RispondiElimina"gli amati / odiati americani" è proprio così, Per tanti versi sono un popolo ammirevole e la loro cultura ha pervaso la nostra vita. Ma per altre caratteristiche sono insopportabili. Vabbè nessuno è perfetto ovviamente.