sabato 7 maggio 2016

Quel gran genio del mio amico

Ieri sera sono andato al Forum Monzani, che è una bella struttura polivalente da mille posti,  per vedere "Quel gran genio del mio amico", spettacolo condotto da Andrea Scanzi e Giulio Casale dedicato a Edmondo Berselli e al suo libro "Canzoni", storia dell'Italia leggera  http://www.forumguidomonzani.it/scheda.php?ida=237&idarg=2.
Ho conosciuto bene Berselli, prima che diventasse "famoso", eravamo giovani e veniva spesso a casa, a cena, con quella che sarebbe diventata poi l'inseparabile moglie. Ma questa è un'altra storia.

Lo spettacolo, ecco, di questo volevo riferire...piuttosto semplice direi. Forse un po' troppo? Scanzi che legge qualche passo del libro, commenta i concetti esposti e Casale che con la chitarra fa qualche canzone inerente.
L'audio era così e così, la chitarra con il suono plasticoso di un piezo (e sì che, essendo da solo, ci si poteva aspettare qualcosina di meglio come qualità sonora e musicale). Il pubblico attento e silenzioso di un teatro come mai capita a chi suona su un palco, l'atmosfera intellettuale di persone acculturate ma di bocca buona per quello che riguarda la musica.
Io ho letto il libro e, come me, probabilmente tutto il pubblico (un migliaio di persone). Ma una cosa è il libro e il modo di Edmondo di raccontare le cose, un altro lo spettacolo per ricordarlo (Berselli è scomparso qualche anno fa, nel 2010). Ma, sopratutto, mi è sembrato un po' sopra le righe l' entusiastica ovazione finale del pubblico, in piedi a spellarsi le mani.
Forse l'applauso non era allo spettacolo, che mi è sembrato in fondo modesto, ma allo scrittore. Però tutto è giocato in modo da vincere facile, su un pubblico ampiamente selezionato. Andrea Scanzi e Giulio Casale portano in giro queste performance teatrali che parlano di un mondo letterario, rivolte ad un pubblico letterario...insomma il tutto è pilotato su sentieri sicuri e ben segnati. Se Casale è bravo con la chitarra non lo si è capito. Canta benino, questo si. Scanzi è conosciuto più per le sue presenze televisive che altro. Mah...

In fondo ho più simpatia per il suonatore da birreria, costretto a combattere con il vociare della gente che mangia e beve: nessuno che gli presti attenzione e lui è completamente solo con la sua musica.


17 commenti:

  1. Forse proprio perché hai conosciuto bene Berselli, ti sei posto un po' sulla difensiva, nei confronti del duo che si è esibito sul palco? Non lo so, non avendolo veduto come te, non posso che attenersi alle tue considerazioni per altro motivate e chiare, ma d'altra parte, so anche che noi chitarristi, siamo poco indulgenti nei confronti dei nostri simili, quando si esibiscono su un palco, non lo so, sicuramente avrai ragione sulla critica allo spettacolo, però di questi tempi, e con il tenore culturale che ci circonda, magari ce ne fossero di questi spettacoli :-)
    P.S. raccontaci meglio della tua conoscenza con Berselli

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    1. Giusto quello che dici. Ho avuto l'impressione di due professionisti che, pur non avendo un grandissimo appeal e nemmeno argomenti per una piece teatrale autonoma, si siano appoggiati al mondo narrativo (lucidissimo, mai banale, spesso impegnativo) di Berselli. Ma, come dire, è solo la mia impressione.

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  2. Difficile commentare uno spettacolo senza averlo visto , e so anche che tu sei persona dal palato molto fine e che basta poco per farti partorire giudizi tranchant che a volte non condivido appieno ( tipo su De Gregori , per intendersi ). Si può però discutere sulla realizzazione "empirica" di una messa in scena , e se tutto è come dici , diciamo che gli piace vincere facile. La chitarra suonava male ? E tu pensi che il pubblico se ne sia accorto ? Nei nostri spettacolini al massimo qualcuno può dire " era alto il volume " oppure " la voce non si sentiva " . Ho suonato in diretta nel mixer e qualcuno mi ha chiesto che ampli fantastico avessi usato...
    Per cui , credo che conoscessero bene i loro polli , e di gente attenta come te ce ne sarà stata pochissima. Diciamo che la tua chiosa " ma questa è un'altra storia " mi ha lasciato più curiosità di tutto il resto : lo sai che mi piacciono le cose della vita , ben più interessanti e , forse , importanti. Magari un altra volta ci racconti di quelle cene :-))))))

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    1. Ve la racconterò. Fatemi però riordinare le idee e i ricordi.

      Quanto a questo tipo di spettacoli, ho la sensazione, come dire, che la musica popolare se non è suonata da un virtuoso o da un vip, non riesca più a vivere da sola e abbia bisogno di una stampella culturale di altro tipo: un racconto letterario per l'appunto, o una semplice narrazione per immagini (film o diapositive come ha fatto Stefano in qualche occasione). Il tutto coordinato con una qualche forma di regia.
      Non è una considerazione negativa. I tempi sono cambiati e sopratutto per chi ambirebbe a fare musica, ma non è un virtuoso, nè un vip, credo che la situazione di ascolto debba essere progettata a tavolino. Selezionare poi il pubblico, ove possibile, in funzione del progetto che si ha, è un modo professionale di gestire lo spettacolo.

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    2. I reading vanno molto di moda. Sono un modo per dare una patente culturale a spettacoli minimali. Il punto è "quanto" minimali possano essere per non risultare banali o noiosi nonostante l'interazione tra letture e musica.
      Lo sto facendo anche io col mio gruppo (e la prima è andata molto bene!), ma costruendo lo spettacolo ci eravamo accorti che il semplice rimpallo tra pagine letterarie e canzoni, da solo non regge. Anche un reading deve essere preparato come uno spettacolo vero e proprio. Bisogna creare atmosfere, suggestioni, dare una motivazione alle scelte letterarie e musicali, altrimenti si rischia di risultare pretenziosi. Soprattutto se sul palco non ci sono musicisti virtuosi e grandi attori.

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    3. Hai ragione , ma quanto è difficile... tanto che al momento i nostri progetti sono al palo , sia per non ripetersi che per non voler confezionare nulla di ardito solo per essere "diversi" . Ci vuole manico. Chissà se ce l'avessimo eheheheh

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  3. Edmondo Berselli, Eddy per gli amici, lo conobbi perchè la sua morosa (che sarebbe diventata la sua inseparabile moglie) abitava nell'appartamento di fronte alla mia di morosa.
    Noi ci sposammo un paio d'anni prima di loro e mettemmo su casa in un piccolo appartamento del centro storico. Messo su con pochi soldi ma molto bohemienne.
    I morosi, si sa, la sera stanno sempre in giro e così spesso Eddy e la Marzia erano a casa nostra. Insomma due coppie giovani che di frequentavano. E vabbe'.
    A quel tempo Berselli, entrò come correttore di bozze nella prestigiosa sede della Casa Editrice Il Mulino, a Bologna. Tutti i giorni prendeva il treno per recarsi al lavoro. Nel frattempo terminava gli studi universitari (lettere e filosofia). Si, ma che tipo era? Be', stava formando il suo enorme bagaglio culturale e nelle chiacchiere serali, mentre si beveva il suo whisky (lo compravamo solo per lui praticamente), questo corposo e incontenibile bagaglio usciva fuori. Certe sere sovrastava. Mia moglie ed io, stanchi per aver lavorato tutto il giorno, certe sere seguivamo a fatica, cotti e morti di sonno.
    I suoi ragionamenti, sempre lucidissimi, apparentemente saltavano di qua e di la. Ma il suo ragionare non era un assolo spocchioso..no, no, richiedeva sempre la partecipazione attiva e intelligente degli altri. Il problema vero per noi era stargli dietro...
    Era giovane, carico di energia e consapevole della sua cultura costruita su uno sterminato numero di letture. Pensate che da semplice correttore di bozze è diventato direttore del Mulino. Un'intelligenza così esplosiva non la si può contenere.
    Passarono gli anni e ci perdemmo di vista. Lui aveva impegni letterari e giornalistici importanti (scriveva per l'Espresso, Repubblica ecc.). Aveva i suoi libri, i saggi, gli studi di economia, le frequentazioni importanti sempre nel mondo della cultura. Insomma un vero intellettuale di successo.
    Molti anni più tardi lo incontrammo nella sua casa in montagna. Ci chiese di rimanere suoi ospiti almeno per qualche giorno. Preferimmo di no, non so bene perchè. O forse si: probabilmente intimiditi dalla sua brillantissima vita che era divenuta troppo diversa dal normale grigiore della nostra. Passeggiando su un prato dietro casa, mi raccontò alcuni gustosissimi aneddoti che non aveva fatto in tempo a inserire nel libro (Canzoni) e, quasi come una matura confessione, o almeno così mi parse, accennò al fatto che lui "faceva un lavoro ben strano".
    Lavorava con le parole Edmondo e produceva solo concetti, idee. Niente di materiale si capisce, ma strumenti per l'intelletto di chi avesse la voglia di capire meglio le cose e la società in cui viviamo.

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    1. Ecco , questi sono i racconti che mi piacciono. Di Berselli so poco , eppure leggendo le ( e tra ) tue righe già mi sembra più familiare . Perchè magari da domani mi metto a leggere tutti i suoi scritti , saprò forse dire cosa mi interessa e cosa no , ma l'uomo deve essere raccontato da altri uomini. E tu lo fai benissimo , e non ti servono neanche troppe parole.

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    2. Produttore di concetti ed idee... Come descrizione di un'intelletuale, è la migliore che io abbia mai sentito; siete stati fortunati tu e tua moglie a conoscere una mente tanto fertile, spesso ci si perde di vista più per un senso di inadeguatezza, che per altro, a me è capitato lo stesso con Antonio Rezza e la sua compagna Flavia Mastrella, lui attore e lei "scenografa", solo quest'anno ci siamo reincontrati, ad un loro spettacolo, ma la vita ormai ci ha spediti su binari differenti....

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  4. Quel mondo di intellettuali borghesi, radical-chic e molto snob, lo ha raccontato benissimo nel suo libro Venerati Maestri. Ritratti ironici e feroci di tanti maestri di pensiero del mondo della cultura, osannati da critica e pubblico, coi quali non si può non essere d'accordo, pena l'isolamento sociale, anche quando il loro lavoro ti sembra una vera stronzata (e non di rado lo è!).

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  5. "In fondo ho più simpatia per il suonatore da birreria, costretto a combattere con il vociare della gente che mangia e beve: nessuno che gli presti attenzione e lui è completamente solo con la sua musica."
    Forse non ve ne siete accorti, ma questo passaggio del reverendo, almeno per me, è una vera perla.

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  6. Sono incuriosito da questo tuo amico che è stato giornalista e scrittore, sono andato a cercare sul web un po' di notizie sulle sue pubblicazioni e ho visto che ha scritto una marea di libri, alcuni dei quali con titoli molto accattivanti per quello che riguarda i miei gusti letterari, tra cui "Canzoni.Storia dell' Italia Leggera" oppure "Adulti con riserva".
    Società, costume e politica uniti da un filo conduttore che è la musica.. vedrò di approfondire, anche perchè da come l'hai descritto doveva essere un gran personaggio..
    ;-)

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    1. "Canzoni" è un libriccino divertente. La prima presentazione (e lui non era ancora tanto conosciuto) la fece personalmente a Torino. Alla chitarra c'era Shel Shapiro (divenuto poi in seguito suo grande amico).

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  7. Leggo con molto interesse e un filo di malinconia i tuoi ricordi delle serate con la coppia Berselli. A quei tempi non era impossibile frequentare persone eccezionali, era statisticamente piû facile. Le case erano sempre aperte ad amici e amici di amici e a volte si incappava in personaggi un pochino piû avanti degli altri.
    Ho conosciuto Berselli e la signora Marzia, anzi ho conosciuto anche la mamma di lei e devo confessare che raramente una suocera è cosî affezionata a un genero, lo stimava incondizionatamente.
    Berselli è stato invitato qualche volta a Trento. Ha presentato qualche suo lavoro e un anno è venuto ad applaudire Shell Shapiro che metteva in scena un lavoro fatto a quattro mani con Berselli.
    Serate indimenticabili, concluse davanti a un buon piatto e un ottimo bicchiere. Io seguivo gli eventi per lavoro, ma in poche ore si creava o ricreava un intesa molto vicina a quello che una volta era consueta.
    Il nostro gruppo di lavoro era rimasto scosso alla notizia del cattivo stato di salute di Berselli, e la notizia della sua scomparsa ci ha molto rattristati.
    Un giusto omaggio ad una bellissima figura e alla sua grande intelligenza.

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  8. ho conosciuto di sfuggita Berselli circa una quindicina di anni fa, lui era ospite d'onore alla presentazione di una rivista di paese, mi era sembrato uno di quelli che non c'era bisogno di spiegargli le cose...aveva una preparazione e un "mestiere" notevoli, davvero. Sullo spettacolo mi sa che hai ragione tu, ma in fondo va bene così, un ricordo è sempre più sbiadito dell'originale.

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