Ieri sera sono andato a sentire Keith Jarrett al teatro San Carlo ed è stato un mezzo miracolo.
Dico questo perché, sebbene io passi davanti al San Carlo tutti i santi giorni per andare al lavoro, mi sono accorto dell'esistenza di questo concerto soltanto giovedì scorso; manco a dirlo era già tutto esaurito da un pezzo. Non
sto a dilungarmi sul colpo di scena di venerdì mattina, quando ho capito che ce l'avrei fatta davvero, ma sappiate che la cosa è riassumibile come "la madre di tutte le botte di culo", visto anche il palco in prima fila che mi è toccato in sorte.
Il teatro era stracolmo, mi sono fatto largo fino al mio posto e questo è ciò che ho visto:
Nel palco, condizioni ambientali favorevolissime: una coppia matura praticamente muta e un appassionato volato da Palermo per l'occasione con cui c'è stata un'istantanea familiarità, fatta di colpi di gomito e commenti emozionati tra un brano e l'altro.
La filodiffusione ci ha invitato a spegnere i telefoni, anzi di scordarceli proprio, e che il concerto, di pura improvvisazione, sarebbe stato registrato per farne eventualmente un disco.
Poi si è fatto scuro ed è arrivato lui, secco come un giunco con un paio di occhialini scuri, sereno e cordiale. Pochi convenevoli e giù di piano.
Del pezzo di apertura non ho alcun ricordo sonoro, ero totalmente distratto e assorbito dal vedermelo lì davanti seduto: per quanto mi riguarda potrebbe anche aver fatto finta di suonare.
Dal secondo pezzo in poi sono stato completamente risucchiato in quel suo flusso sonoro.
La prima parte del concerto si è consumata tra notturni delicatissimi e
virate fusion energiche, quadri astratti, intrecci alla Bach.
Siparietto.
In un momento tra un pezzo e l'altro, una voce dal pubblico:
- Do you like Naples?
- well... I like every place.
Poi ci ha pensato un attimo e mentre si risedeva al piano ha proseguito: "someone express himself through words, someone through music, someone through... nothing. Now it's time to be silent".
Game, set, match, applausi.
Il concerto è andato avanti con brani che nella mia memoria risuonano ancora come frutto di un esperimento di magia. Un discorso fatto di musica, in cui si cercano parole, concetti. Ci si gira un po' intorno, poi finalmente lo si afferra e lo esprime con efficacia. Poco spazio al virtuosismo, molte note suonate, ma non troppe, un grandissimo senso della misura.
Nubi convulse di note e motivi scarni ed essenziali, scale nervose, matasse e gomitoli, intensità e leggerezza. Melodie. Il tutto scandito dal moto ondoso di quel suo continuo rannicchiarsi e sollevarsi dalla panca, con il ben noto repertorio di smorfie scimmiesche, grugniti, sibili, pestoni di scarpe. Avercelo proprio lì di faccia è stato alquanto ipnotico. A parte l'intermezzo di cui sopra, il pubblico è stato esemplare: probabilmente erano tutti a conoscenza della sua intransigenza e nessuno avrebbe mai
voluto rischiare di vederlo andar via prima del tempo. E' già successo in altre occasioni.
A un certo punto ho avvertito un lieve chiarore dietro di me. Alle mie spalle, nel palco, era comparsa una ragazza all'impiedi che brandiva un telefono e riprendeva. Il caso ha voluto che dopo qualche minuto Jarrett si sia allontanato dal palco, io
mi sono girato e le ho detto sottovoce: "secondo me sta venendo a prendere te". Risatina.
Quando mi sono girato nuovamente, dopo un po', era scomparsa. Lui invece era andato in bagno.
Quasi due ore di concerto, quattro bis, tra cui un blues apparentemente canonico con improvvisi salti di tonalità e scale infilate di traverso.
Alla fine, mani indolenzite dai tanti applausi e una gran voglia di ascoltare tutto nuovamente, di rivivere quelle emozioni, se un giorno questo disco si farà.
Bella recensione, Andrea.
RispondiEliminaNon è facile raccontare con le parole le emozioni suscitate dalla musica dal vivo, sopratutto quando è suonata da un personaggio di questa levatura, ma ci sei riuscito pienamente!
Ci vediamo a Sarzana.
per questo ho preferito buttarmi sulla cronaca a caldo di quello che ho vissuto ieri sera. il lato emotivo in qualche modo spero sia emerso qua e là ma ne sono uscito con un carico di emozioni grandissimo. una volta a casa non sono riuscito a prendere sonno fino a oltre le tre!
EliminaChe racconto , mi sembra di essere stato con te la nel palco , emozioni alla grande. Io l'ho visto millenni fa , ed anche se non sono un esperto o un appassionato di jazz , devo dire che la sua "arte" giunse immensa su tutti noi. E continua , a quanto pare.... a frappè andre' :-)
RispondiEliminaneanche io infatti ho 'gli strumenti del mestiere' per approfondire aspetti tecnici. quello che ho sono una marea di ascolti di alcune sue cose che mi hanno accompagnato in tutti questi anni. vederlo lì a ingaggiare quella che a tratti sembrava una vera e propria lotta col piano e con quello che gli passava per la testa, scandita da quella miriade di espressioni, grugniti e lamenti è stato impressionante.
Elimina"qualcuno si esprime con le parole, qualcuno con la musica, altri con niente...." questa è la sintesi dell'arte; che bgella recensione Andrè, mi piacerebbe tanto assistere ad uno spettacolo al San Carlo, com'è dentro, è grande? :-)
RispondiEliminabeh il teatro è bello assai! grande ma proporzionato, quello che colpisce, a parte la ridondanza delle decorazioni è l'altezza!
EliminaE' senza dubbio uno dei teatri più belli d'Italia, e a quanto ne so uno di quelli che conservano gran parte degli arredi e delle attrezzature originali.
EliminaDall'alto della mia ignoranza, non ascolto musica pianistica, non so chi è questo tipo, ma la tua recensione mi è piaciuta moltissimo, ho avvertito tutta la tua emozione nelle parole scritte e, in un certo modo, è come se fossi stato li vicino a te!
RispondiEliminaGrazie!! :)))
Bel teatro il San Carlo. Jarret è nel gotha dei pianisti jazz e forse, vista l'età, hai assistito ad un concerto speciale
RispondiEliminaspero che vada in porto il disco, chi ne capisce più di me dice che il materiale è buono davvero e allora sarebbe un gran bel ricordo!
EliminaBellissima recensione, grazie Andrea, ero certo che Jarrett ti avrebbe conquistato, io l'ho visto con il trio,(decisamente più nelle mie corde), una ventina di anni fa, ed è stato un'esperienza veramente notevole nonostante il contesto non perfettamente adatto all'ascolto (arena di verona).
RispondiEliminaspero si sia trovato bene a napoli e che magari torni col trio, non me lo perderei di certo!
EliminaE per chi non conosceva jarrett (io) e per chi non conosceva il San Carlo di Napoli ora l'ha "vissuto"grazie alle tue parole.Bellissima condivisione di musica ed emozioni personali.
RispondiEliminaP.S.
Quest'anno ho avuto modo di visitare il teatro della Reggia di Caserta,ispirato all'architettura del San Carlo di Napoli che fu uno dei primissimi teatri con forma di ferro di cavallo,per una migliore acustica e visibilità.Piccolo gioiello da visitare.
è troppo tempo che non torno alla reggia di caserta, inoltre il suo teatro credo di non averlo mai visto, prossimamente dovrò colmare la lacuna!
EliminaPenso tu debba prenotare.non è aperto al pubblico ed è protetto da un sistema d'allarme inviolabile.è da vedere.il vanvitelli già all'ora penso' ad una scenografia naturale che usufruiva del parco della reggia aprendo speciali quinte.quello che mi ha colpito, oltre all'atmosfera che si respirava, era il suono che la voce assumeva mentre la guida parlava.
EliminaBella recensione Ansgar! Ti auguro l'emozione aggiuntiva di un cd live in cui è registrato il tuo respiro! ;-)
RispondiEliminae chi respirava! ;)
Eliminagià, che poi magari jarrett s'incazza! :)))
EliminaMolto piacevole ed emozionante il tuo racconto che per qualche attimo ci ha fatto scivolare tra i tessuti cremisi della prima fila del Teatro San Carlo di Napoli con le note di un grande musicista nelle orecchie.
RispondiEliminaNapoli è una città stupenda, voglio tornarci presto.
;-)