venerdì 25 luglio 2014

Chitarre tostate

 

Una volta si andava in cerca di chitarre toste, ora pare ci si debba buttare necessariamente sulle chitarre tostate. All'ultimo Summer NAMM di Nashville quasi ogni produttore ha sfornato - è il caso di dirlo - un suo modello di chitarra col top "tostato" (o baked, roasted, torrefied, secondo le varie diciture americane). Il procedimento di torrefazione del legno non è una novità, Bourgeois e altri  liutai lo utilizzano da alcuni anni e anche Bill Collings e Huss&Dalton hanno recentemente presentato i loro modelli torrefied. In pratica si tratta di accelerare il processo di invecchiamento delle tavole armoniche con un riscaldamento a temperatura moderata in assenza di ossigeno. Il procedimento porta al collasso le cellule del legno: acqua, zuccheri e resine volatilizzano e la cellulosa si contrae dando alle fibre un grado di rigidità e leggerezza molto simili a quelle dei top invecchiati naturalmente per decenni. Anche il colore inscurisce assumendo una sfumatura brunita tipica delle chitarre molto vecchie. Fino ad ora la pratica pareva circoscritta ai piccoli produttori boutique votati alla riesumazione del suono vintage, ma dopo il beneplacito di mamma Martin, che al Winter NAMM aveva sfornato dal suo custon shop alcuni esemplari "tostati" a tiratura limitata, la tecnologia dell'invecchiamento forzato ha contagiato diversi produttori a livello industriale come Taylor e pare che la corsa ai modelli torrefied si sia aperta anche nel settore delle chitarre elettriche.
 
A pensarci bene la cosa non dovrebbe sorprendere. Liutai rinomati e piccoli marchi prestigiosi si sono sempre vantati di utilizzare soltanto legni lungamente stagionati in modo naturale, giustificando così in parte anche i prezzi elevati dei loro strumenti, mentre la produzione industriale si basava necessariamente su grosse forniture stagionate artificialmente nelle camere di essicazione. Ora questo nuovo tipo di invecchiamento forzato ci viene presentato come un pregio e a giudicare dalla velocità con cui anche Recording King si è buttata nella mischia, sembra lecito supporre che il procedimento di torrefazione sia tutto sommato economico e funzionale alla produzione industriale, a tutto vantaggio di chi lavora sui grandi numeri, che può così cavalcare la moda del momento e fregiarsi di una promettente tecnologia innovativa a supporto della tradizione e dei miti vintage.

 

Ma in mezzo a tutto questo entusiasmo c'è anche chi esprime qualche perplessità, come il noto liutaio americano Bruce Sexauer, che su Unofficial Martin Guitar Forum così si esprime riguardo alla questione:

"Ho provato una Martin OM torrefatta e a questo punto, basandomi su un campione, posso esprimere una opinione o quanto meno una osservazione. Gli aspetti positivi sono che la chitarra suonava equilibrata ed estremamente asciutta e di primo acchito era timbricamente interessante e anche abbastanza unica nella mia esperienza. Dopo pochi minuti mi sono reso conto che era un suono freddo e senza vita, aveva perso quella fascia media che io chiamo calore. Mi ha ricordato quelle chitarre leggere in laminato o il meglio delle chitarre in fibra di carbonio, potrebbe essere il manifesto di quel noto detto popolare che recita "dagli del volume e sentiranno un bel suono". Ma visto che si tratta di un esemplare solo non si possono trarre conclusioni definitive, forse non sono tutti zombie".
http://theunofficialmartinguitarforum.yuku.com/topic/156553/Torrefied-Guitar-Top-New-to-me#.U801YLFAGAh

Dunque tra poco le chitarre torrified o baked saranno a disposizione dei più, ma la cosa dimostra ancora una volta che la liuteria non è esente da mode e non è detto che una chitarra tostata sia necessariamente tosta. 



13 commenti:

  1. Il mercato cerca di titillare l'interesse degli acusticanti sempre con nuove trovate. Tutti subiamo il fascino di una vecchia chitarra ovviamente. Ma a quando un procedimento inverso rivolto a noi? Uno si ficca la sera in una macchina, regola la de-tostatura con apposita manopola e la mattina dopo si alza con dieci anni di meno...
    apperò mi piace questa!

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    1. Gli asiatici producono a testa bassa ottime chitarre di tutti i tipi e tanti discorsi poetici vanno a farsi benedire. Così è tutta una corsa a inventarsi qualcosa per rinverdire il mito vintage, che poi viene regolarmente clonato in Asia dagli stessi produttori americani. E il mercato si arrotola su se stesso.
      Per la de-tostatura umana credo che dovremo aspettare parecchio, almeno fino a quando noi saremo completamente bruciati e non più de-tostabili... Ma su col morale, noi si che siamo vintage originali, mica copie!

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  2. Questa "moda", mi ricorda molto il fenomeno del relic per quanto concerne la chitarra elettrica; a dire ilo vero, ho avuto la stessa impressione del liutaio americano, provando una "torrefatta" su a Sarzana, preferisco le chitarre a "crudo" ;-))) il tempo ed il clima fanno il suono della chitarra, insieme al materiale usato per costruirla, ed al metodo di costruzione, perchè sta smania di saltare per forza uno di questi passaggi?!?!?
    è come se il vino venisse invecchiato artificialmente (sicuramente l9o fanno pure), ma che ciofega di vino potrà mai essere? :-)))

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    1. Io di tostate non ne ho ancora provate. Però ho provato un paio di Martin vintage vere (con quotazioni da capogiro) e devo dire che hanno un suono tutto loro, del tutto diverso dai cloni moderni che gli dovrebbero somigliare... E credo che in tanti, se glie le facessero suonare bendati, le troverebbero strane e gli darebbero pure di naso! :D

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  3. Mah , disquisire sulle mode a volte mi risulta difficile senza apparire un vekkio dinosauro , e anche qui mi sembra che il tutto rientri nella categoria...io ho preso la mia wally con il top in cedro che sembra l'adirondak avanti negli anni della foto , magari quando sarà invecchiata (naturalmente ) somiglierà alla brunetta del reverendo ahahahah

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    1. In questi casi è difficile non fare i vecchi dinosauri! Una particolare tecnologia che va applicata con particolari cautele e attenzioni magari può dare anche risultati sorprendenti, ma se la inserisci nuda e cruda (anzi, cotta!) in un processo industriale, senza tutte le attenzioni del caso e con grande strombazzamento, diventa una moda. Come insegnano le etichette dei capi d'abbigliamento vintage "Questo capo è stato realizzato con un particolare procedimento che gli dona un aspetto vissuto e unico. Le ombreggiature e la tinta non uniforme del tessuto sono da considerarsi un pregio e non un difetto" :D

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  4. uhm non lo so, non lo so. ricordo che a me la bourgeois torrefatta piacque un bel po', la preferii leggermente alla versione "a crudo", come dice mimmo. ma trattasi pur sempre di bourgeois, marchio boutique che costa quanto un rene. bisognerebbe provarne qualcuna di un marchio meno nobile.
    piuttosto io mi chiedo cosa comporti la torrefazione sulle naturali reazioni del top a fattori come umidità e temperatura ambientali. Se le cellule del legno collassano, allora le fibre dovrebbero diventare meno soggette a scambiare umidità con l'ambiente col risultato di una chitarra più stabile nel tempo.
    ma poi anche fondo/fasce e manico/tastiera sono tostati? se non lo sono, non si crea uno squilibrio in termini di capacità di assorbimento/rilascio di umidità tra parti che sono a contatto come top e fasce, la qual cosa costituisce un pericolo per la stabilità dello strumento?

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    1. Bella domanda! Di solito si parla di torrefazione delle tavole armoniche e non di fasce e fondo, quindi il tuo dubbio è più che lecito. Il processo di invecchiamento naturale assesta tutto lo strumento, non solo il top. Quindi su questi strumenti, come dici tu, c'è da aspettarsi che le reazioni dei legni ai cambiamenti di temperatura e umidità siano tutt'altro che equilibrate, soprattutto in quelli prodotti industrialmente.
      Mi aspetto che su una Bourgeois tutti i legni siano di prima scelta e più che stagionati. Inoltre Bourgeois stesso specifica che nell'uso dei top torrefatti bisogna modificare opportunamente la catenatura, gli spessori e un po' tutta la geometria dello strumento, quindi probabilmente lo squilibrio sarà compensato. Se il top viene modificato come se avesse 70 anni, comunque anche i legni di fasce e fondo ne hanno qualche decina di invecchiamento naturale. E qui si giustificano certi costi.
      Ma non possiamo aspettarci che la stessa cosa avvenga nella produzione industriale. Martin ha presentato solo alcuni modelli custom shop a tiratura limitata, ma una RK e altri marchi che devono produrre a prezzi contenuti, avranno un top rigido e stabile su legni giovani e nemmeno di primissima scelta. Di sicuro non ci saranno le attenzioni costruttive che ci mette Bourgeois e a parte il risultato sonoro, tutto da verificare, c'è da vedere cosa succederà nel tempo. Se poi ci metti anche il ponte incollato con l'attak... Auguri! :D

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    2. Mi viene da pensare, che RK ed altri marchi meno "nobili" useranno per fasce e fondo, della loro produzione torrefatta, dei laminati, al posto dei masselli, per ovviare al problema della stabilità degli strumenti, ma questo è un mio pensiero logico, insomma da costruttore di chitarre ho cercato di fare due più due...... inoltre non credo che il trattamento di torrefazione sia consono per essenze con grandi quantità di resine oleose, quali il palissandro il Macassar o il Koa, forse il mogano e l'acero, potrebbero essere torrefatti, ma le essenze resinose, rischiano di "cristallizzare" troppo, ad elevate temperature, ma queste sono mie considerazioni, che ancora non trovano alcun riscontro oggettivo :-)

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    3. Bravo Mimmo, e c'hai ragione, infatti la prima torrefatta di RK sembra proprio con fasce e fondo in laminato! Quindi il problema tecnico potrebbe anche essere risolto, ma poi nasce un problema logico: che me ne faccio di un top che suona come se avesse 60 anni su una cassa in laminato? Un po' come quelli che mettevano le gomme larghe ribassate sulla fiat 127... :DDD

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  5. Anche a me la Bourgeois roasted era paiciuta parecchio. Il rappresentante italiano ci ha spiegato che B. usa questo tipo di trattamento sulle tavole armoniche in adirondack, perchè questo tipo di abete ha bisogno di un "rodaggio" più lungo, deve essere suonata per parecchi mesi prima che il suono si "apra" e raggiunga le sfumature ed il volume di una chitarra matura. Con la torrefazione si ottiene invece una chitarra che è subito pronta, quindi penso che il trattamento di torrefazione sia più leggero rispetto a quello per ottenere sonorità simili a quelle di una chitarra vintage ... ma sono ovviamente mie supposizioni.

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    1. Nel suo sito, Bourgeois precisa che nell'utilizzo di top torrefied occorre modificare catene e spessori, cioè un top roasted va trattato diversamente dagli altri. Lui lo fa e cura lo strumento interamente da par suo con risultati sicuramente eccellenti. Dubito che nell'utilizzo industriale vengano adottati gli stessi sistemi, sarebbe antieconomico. Mi suona più tipo "visto che già essichiamo artificialmente, facciamoli roasted che va di moda e via!"

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    2. Tra l'altro, sulla OM Aged Tone di Bourgeois abbiamo il NOSTRO servizio con i NOSTRI chitarristi:
      http://fingercooking.blogspot.it/2014/06/agm-srzana-2014-chitarre-bourgeois.html

      (mica balle!) ;-)

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