domenica 8 giugno 2014

Uff, che afa fà! Come conservare la chitarra.

Prima di lasciare l'AGM di Sarzana sono tornato da CF Martin per vedere se c'era finalmente il momento propizio per provare qualche chitarra. Quelli dello stand Martin sono molto operosi, ma i continui eventi che si susseguono nel loro spazio espositivo, sembrano organizzati apposta per impedire ai visitatori di maneggiare i loro strumenti. Cattiverie a parte, sono riuscito a prendermi qualche soddisfazione giusto nel momento di quiete che precedeva l'intervento del liutaio Lucio Carbone, dedicato alla manutenzione delle chitarre. Argomento centrale: temperatura e tasso di umidità relativa.
La questione ha risvolti ansiogeni. Come capire quando dobbiamo intervenire per ristabilire le condizioni climatiche necessarie alla salute della nostra chitarra? Si, perché dovremmo farlo! Le soluzioni sono note oltre che efficaci e abbastanza economiche: umidificatori da buca o da inserire nell'astuccio, oppure bustine di gel essicante per ridurre l'eccesso di umidità, ma come capire quando occorre l'uno o l'altra? Come accorgersi se la nostra chitarra soffre di penuria o eccesso di umidità? Purtroppo non ho avuto tempo di seguire tutta la conferenza di Carbone, ma quello che ho sentito è stato piuttosto interessante nonchè utile. Tento di farne un riassunto per tutti i cookers, in vista della stagione estiva che porterà un sensibile cambiamento delle condizioni climatiche.

Il legno è un materiale naturalmente igroscopico, capace di assorbire o cedere umidità gonfiando o comprimendo le proprie cellule, ma ogni essenza ha tempi e capacità igroscopiche differenti, e siccome le chitarre sono generalmente composte da diversi tipi di legno, reagiscono ai cambiamernti climatici modificando la propria geometria. Per questo occorre mantenere un tasso di umidità che tenga in equilibrio le strutture cellulari dei diversi legni ed evitare che la chitarra si deformi. Ma qual è il giusto tasso di umidità? Quello dichiarato dai costruttori!

I costruttori "seri" - come dice Carbone - effettuano tutto il processo produttivo in atmosfera controllata, in modo che tutte le parti della chitarra vengano lavorate e assemblate in condizioni stabili. Dunque sono costretti a scegliere una temperatura e un tasso di umidità relativa "ideali", che generalmente vengono dichiarati nei siti web o nei manuali o certificati che accompagnano i loro strumenti. E' evidente che nonostante Collings costruisca in Texas e Bourgeois nel Maine, le loro chitarre devono risultare efficienti ovunque, quindi le scelte climatiche ideali non saranno poi così diverse, ma a vedere le dichiarazioni di alcuni noti produttori, pare che la loro posizione geografica abbia un minimo di influenza sulle scelte (fresco/secco, caldo/umido):

Bourgeois (Maine): 18-21°, 45% di umidità relativa
Gibson (Montana): 21°, 45%
Martin (Pennsylvania):  22-25°, 45-55%
Taylor (California): 24°, 47%
Collings (Texas): 24°, 49%
(mamma Martin sembra piuttosto tollerante)

Possiamo assumere che questi siano i valori medi di riferimento, sempre che tutti lavorino in atmosfera controllata! (chissà cosa succede nelle fabbriche di Beijing o Soerabaya...).

Da notare che le temperature e le percentuali di umidità relativa dichiarate per le chitarre, non sono molto diverse da quelle ideali per noi. Quindi in genere potremmo basarci sulle nostre percezioni. Se avvertiamo una temperatura eccessivamente calda e umida o fredda e secca, la cosa vale anche per le chitarre che stanno insieme a noi. Ma la nostra percezione è abbastanza soggettiva, quindi sarebbe bene riuscire ad interpretare i segnali che ci manda la nostra chitarra. Ecco i principali sintomi che possiamo notare:



Di solito a fronte di questi segnali si ricorre a soluzioni inadatte se non dannose, come intervenire sul truss rod o sulla sella per riportare l'action alle condizioni precedenti, quando invece dovremmo semplicemente riportare la chitarra al giusto tasso di umidità senza fare alcuna modifica.
Ma come si usa dire, prevenire è meglio che curare, quindi dovremmo evitare che le nostre chitarre siano costrette a mandarci questi segnali, anche perché a lungo andare queste deformazioni possono procurare danni gravi e a volte permanenti, soprattutto se avvengono in modo repentino.

Infatti dobbiamo fare particolare attenzione a forti sbalzi di temperatura con improvvisi cambiamenti del tasso di umidità, così come a condizioni climatiche estreme e prolungate. Ne ho avuto una esperienza personale con la mia Martin. Uscita dal negozio di Mandolin, dove se ne stava beata in condizioni climatiche controllate, ha affrontato una serie di trasferimenti nel freddo pungente di New York, poi nel caldo secco dell'hotel, poi nella cabina pressurizzata dell'aereo e infine nel baule della macchina. Una volta a casa, ricordo benissimo di essermi stupito delle barrette dei tasti che  "beccavano" le dita lungo i bordi della tastiera e dell'action troppo bassa, con alcune corde che "friggevano" nelle prime posizioni. Cosa che non avevo notato prima. Evidentemente la mia Martin era piuttosto seccata! E' bastato togliere le bustine di gel assorbente in dotazione all'astuccio (così rassicuranti!) e i difetti sono scomparsi dopo un paio di giorni di acclimatamento.

In conclusione, per evitare ogni paranoia sarebbe bene dotarsi di un termo-igrometro da mettere nell'astuccio, controllarlo periodicamente ed intervenire al bisogno con un semplice umidificatore da buca o qualche bustina di gel essicante. Inoltre ricordiamoci che l'astuccio rigido è in grado di proteggere abbastanza bene la chitarra, creando una sorta di microclima isolato. Quindi è sempre bene riporre la chitarra nell'astuccio dopo l'uso. Lo so che è bello vederla lì, sullo stand o sulla poltrona, sempre pronta, ma tutto sommato bastano piccoli accorgimenti per proteggerla e per evitare di chiedersi cosa sia successo quando non risponde più come prima.



A proposito di igrometri: nell'astuccio della mia parlor ne ho uno incorporato, analogico, con un elegante quadrante dorato la cui lancetta indica costantemente da due anni un tasso di umidità da deserto del Sahara. Inattendibile.
Pare che quelli digitali siano molto più accurati e veloci, senza andare su quelli professionali e costosi  a "capelli", che lasciamo ai laboratori dei liutai.

Buone vacanze!


21 commenti:

  1. Ottimo articolo!
    Mi mancavano un sacco i tuoi articoli tecnici, sempre molto dettagliati, precisi, di interesse assoluto, nonche conditi di fine humour anglosassone (la chitarra a vela mi ha fatto scompisciare!).
    Aggiungo quello che è la mia esperienza sugli igrometri: sono tra gli strumenti di misura più inaffidabili!
    Sono precisi quando si effettuano misure differenziali (quindi possono andare bene per misurare le variazioni di umidità), ma avere una misura assoluta precisa è veramente un problema. Il fatto è che andrebbero periodicamente tarati (tra l'altro solo gli igrometri più costosi possono essere tarati, e in genere non i digitali), con dei procedimenti empirici che non sono poi così attendibili: la prova del sale e quella dello straccio bagnato
    (http://www.rogledipianoforti.it/strumentimusicali/index.php/21-taratura-dell-igrometro.html).

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    1. Tanto per smentirmi, ecco un igrometro digitale tarabile, fornito con kit di calibrazione basato sulla prova del sale:
      http://www.ebay.it/itm/Igrometro-digitale-regolabile-con-kit-di-calibrazione-Boveda-75-5-RH-/121146406558
      Non costa neppure caro!
      Da un rapido giro su internet ho constatato che i più informati sulle problematiche degli igrometri siano i fumatori di sigari.

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    2. Vero! ho notato anch'io che il problema dell'umidità affligge i sigaromani.
      Sto provando sulla Martin lo Humidipak che mi ha inviato Moloney (insieme al whiskey!). Pare l'unica soluzione in grado di mantenere la chitarra attorno al 45% di umidità relativa. E' basato su un principio fisico. Sono tre buste composte da una membrana traspirante che contiene acqua distillata, sale purificato e materiale gommoso. Una va infilata in un sacchetto di tela da mettere nel vano dell'astuccio sotto alla paletta, le altre due in un doppio sacchetto da infilare nella buca della chitarra, appeso alle corde. Fa tutto da solo e dovrebbe lavorare per due/tre mesi, poi bisognerà sostituire le buste. Ne parlano molto bene (Bob Taylor compreso, che ha partecipato alla realizzazione del prodotto). Il vantaggio è che non ti devi più preoccupare di nulla, lo svantaggio è che ogni ricambio costa 15/20 dollari. Vedremo.
      Intanto vado a dare un'occhiata a quell'igrometro digitale ;-)

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  2. Ci sono custodie che già dispongono di termo igrometro incorporato, ma costano un boato, per cui il mio consiglio è di comprarselo a partew insieme all'umidificatore. Io fortunatamente per me, vivo in un luogo dove le escursioni termiche non sono mai eccessive, e anche i cambiamenti di umidità non sono mai eccessivi, solo in rari casi quando tira lo scirocco l'umidità nell'aria va oltre l 80%, ma in casa ho il deumidificatore, e quindi i valori sono sempre ottimali, quindi all'interno degli astucci delle mie chitarre non ho ne igrometro e neppure gli umidificatori, altra cosa è se me le porto in giro, l'umidità per una chitarra è fastidiosa, ma molto meno dannosa dell'aria secca e fredda, che tende ad irrigidire troppo la fibra del legno, e a renderla più suscettibile alle crepe, l'umididà di contro cambia la voce alle nostre beneamate, prova ne è la voce della Martin di Pone, che all'aperto di notte stentava a farsi sentire ma dopo una mezzora abbondante di suonate al chiuso a ripreso subito la sua voce potente :-)))

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  3. gran bell'articolo, pieno di informazioni utili. e poi ho sempre pensato che dreadnought in origine fosse un sommergibile, invece ora ho scoperto che era un veliero!
    beh, del fatto che alla martin non andassero troppo per il sottile, ne abbiamo avuto un sentore a sarzana: c'erano chitarre costosissime messe placidamente a prendere il sole.
    veniamo ora alle dolenti note. finora non ho mai avuto molta attenzione per questioni di umidità, anche perchè avevo letto della difficoltà di trovarne uno non professionale che fosse anche affidabile: mi sono limitato a tenere la martin nella custodia e lontana da escursioni termiche. e d'inverno, badavo a tenere sempre piena la vaschetta d'acqua appesa al calorifero. anche qui a napoli, non è tanto l'aria secca il problema quanto qualche picco d'umidità estiva. cmq comincerò a fare anch'io qualche ricerchina per trovare un igrometro vagamente affidabile, senza spendere eccessivamente (se anche voi trovate qualcosa, battete un colpo).

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  4. p.s. mirco, fa' attenzione con lo humidipak. ricordo di aver letto 'di là' una brutta esperienza di mauro-jeb a proposito di liquido chimico che fuoriusciva dalle bustine, che gli aveva anche provocato delle bruciature sulle mani. e quelle son bustine che vanno messe nella buca...

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    1. grazie Andrea, ricordavo anch'io quell'articolo e prima di usare lo humidipak ho cercato info in rete, tanto che ce l'ho da mesi e mi sono deciso ad usarlo solo oggi, mentre scrivevo l'articolo (auto-condizionamento!). In effetti si erano verificati alcuni incidenti con le prime confezioni, poi la Planet Waves (o Boveda, che produce lo humidipak) hanno cambiato la membrana traspirante rendendola sicura, o almeno spero! In rete non risultano problemi e il prodotto viene considerato sicuro oltre che efficace. Comunque lo tengo d'occhio... almeno ogni mezz'ora! :DDD

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    2. ero certo che se se avevi deciso di usarlo, ti eri ben preso tutte le info del caso. ah, devo rettificare, la dreadnought: non un sommergibile ma una nave da guerra. in ogni caso, le vele su non ce le aveva mai messe nessuno!

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    3. Ho dato un'altra controllatina (si sa mai): le buste contengono una combinazione di sali, acqua e gel gommoso che agisce da solidificante, tutti i componenti sono approvati dalla Drugs & Food Administration come additivi alimentari, quindi non nocivi. Ovviamente bisogna evitare di bucare o lacerare le buste per non bagnare la chitarra con la "mistura".

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  5. rticolo ben fatto ( ma non è una novità ) e argomento interessante , ma....che ne so' , io non voglio impazzire anche dietro a questa "variabile" , mi ci manca solo questa ! Nella custodia della walden c'era l'umidificatore da buca , che naturalmente non ho ancora mai usato. Di solito tengo le chitarre in bella vista , ma lei riposa sempre nell'astuccio e sembra non risentire degli sbalzi , a mia discrezione , sempre minimi . Mi sto affidando alla fortuna , ma l'Aria vive da 37 con me senza custodia e senza attenzioni , ha dormito in sacco a pelo , in tenda , al mare e in montagna , eppure eccola li bella vispa e in forma nonostante (forse ) non abbia un filo di legno massello. Che sia questa la differenza ? Bo.....:-)))))

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    1. nel commento qui sopra mancano una "a" e un "anni " , metteteli voi al punto giusto e avrete in regalo un igrometro al birillio proveniente direttamente dall'enterprise ( lo usava spock per le sue orecchie delicatissime ) :DDDDDDDDD

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    2. Beh, uno dei vantaggi universalmente riconosciuti dei legni laminati, è proprio quello della stabilità,dovuta al fatto che che le lamine di legno sono incollate con le fibre incrociate in modo che le forze dovute alla deformazione delle fibre siano applicate in direzioni diverse evitando "movimenti" della tavola ... per questo nei mobili non si trova quasi più niente in legno massello, a parte l'antiquariato e qualche raro prodotto artigianale (a dire il vero i mobili sono oramai fatti tutti di truciolare nobilitato!).

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    3. (Ste, nella tua Aria pure il top è in laminato?!)
      Anche io non mi sono mai preoccupato della questione. La 000 RK non ha mai dato segni apparenti di sofferenza, ma in effetti l'ho sempre tenuta nell'astuccio, poi è un carrarmato (ancora mi chiedo come fà a suonare bene!). La 0 è molto più leggera e non solo perché è piccola, tenuta in astuccio pure lei, però il ponte è partito. Probabilmente non per problemi di umidità (phon e acqua calda gli facevano un baffo!), ma chissà...
      Però ripensandoci mi è capitato più di una volta di sentirle suonare non come al solito, un po' spente anche con corde abbastanza nuove, poi si riprendevano. La Martin invece ha dato proprio i segni tipici, ma quella si è fatta un viaggio tosto in pieno inverno, in condizioni davvero critiche.
      Il problema è che qui da me in estate i pesci volano! Poi tengo le chitarre in una mansarda (unico spazio concesso!) che d'estate diventa un forno e allora via di condizionatore, ma mica posso farlo andare di continuo, se no devo venderle per pagare l'enel! Quindi le condizioni non sono proprio ideali e un igrometro ben funzionante sarebbe un punto fermo. Poi i rimedi sono semplici.

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    4. Sinceramente a me sembra che anche il top sia il laminato , anche se devo farla vedere a mimmo...quando la presentai su Accordo ci furono molti commenti , supposizioni , teorie e reperti storici , ma nulla di conclusivo. E poi a questo punto laminato o meno , per me è sempre la namber uan :-))))))))
      p.s.
      i pesci che volano , che fortuna : neanche il disturbo di canna e mulinello , basta un guantone da baseball ahahahahah

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    5. per il top della Aria basta guardare lo spessore della tavola alla buca, verso il ponte. Se le venature scendono perpendicolari è in massello, altrimenti non si vedono o addirittura vedi gli strati orizzontali del laminato.

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  6. Sinceramente non mi sono mai preoccupato di queste cose, ma è anche vero che passo per uno che le chitarre le tiene male... Comunque è vero che gli strumenti musicali a corda soffrono di meteropatie (si scriverà così?) ma me ne sono fatto una ragione perchè io comunque non potrei mai adottare uno strumento tipo: "senza andare su quelli professionali e costosi a "capelli", che lasciamo ai laboratori dei liutai."
    Per ovvi motivi...;-)))

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    1. eh eh eh, ma con l'igrometro "a capelli" mica devi usare i tuoi! :D

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  7. E' una questione che mi tocca abbastanza perchè le mie chitarre, classiche, acustiche ed elettriche sono sempre negli stand in una stanza in cui gli sbalzi di temperatura sono continui tutto l'anno..però spero di non vedere mai sventolare uno spinnaker sul manico e sul body di una mia prediletta..
    ;-)))

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    1. Speriamo di no, anche perché stanno tutte nello stesso posto e se una monta lo spi parte una regata!

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  8. però...com'è carina la chitarra con le vele spiegate...!

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