martedì 13 agosto 2013

Una nuova legge per la musica dal vivo in Italia


A:
Massimo Bray, Ministro della Cultura italiana
"Una nuova legge per la musica dal vivo in Italia"
> petizione



Parto da una iniziatriva che ci trova senz'altro sensibili per parlarvi di Change.org. Forse dovrei dire per "chiedervi" di Change.org, chi ne ha sentito parlare? Mi è capitato di firmare un paio di petizioni on line che si appoggiavano a questa piattaforma, così sono stato contattato via email dal team italiano di questa organizzazione internazionale che si autodefinisce "la più grande piattaforma di attivismo on line al mondo". Sono andato sul loro sito e ho scoperto che l'obettivo di Change.org  è permettere ai semplici cittadini di lanciare campagne su argomenti di ogni tipo per ottenere il cambiamento che desiderano. Detto così sembra una sparata, eppure al momento l'organizzazione non solo sta sostenendo campagne politiche e sociali molto importanti in varie parti del mondo, ma dichiara anche numerose "vittorie" ottenute grazie alla mobilitazione on line.

Il motore delle iniziative è sempre il vecchio passaparola, ma la tecnologia, i servizi messi a disposizone dalla piattaforma e le dimensioni dell'organizzazione sembrano in grado di sfruttare al meglio questo sistema di comunicazione e offrire più di una possibilità alle richieste dei cittadini.

Per contro, partecipare a queste iniziative in rete significa fornire esplicitamente i propri dati sensibili (orientamento politico/filosofico/religioso, condizione sociale, interessi personali, ecc.) che, nonostante le assicurazioni sulla pivacy, non sapremo mai con certezza dove andranno a finire e soprattutto come verranno utilizzati, a maggior ragione in contesti "politici" come questo.
Ma se, come pare, questa organizzazione è in grado di promuovere realmente le tante richieste dei cittadini finora negate dai tempi biblici della burocrazia e dall'ipocrisia dei politici, forse il gioco vale la candela. Un passo alla volta, chissà.

Naturalmente mi sono fatto anche la più ovvia delle domande: chi paga tutto questo? A quanto pare Change.org  è una organizzazione senza fini i lucro - certificata da un ente autonomo americano - che si finanzia con la pubblicità a campagne internazionali promosse da altre associazioni no-profit come Emergency o Medici Senza Frontiere. Visti gli obiettivi comuni, pare una sorta di mutuo soccorso. Ma mi chiedo se questo basti a sostenere una organizzazione così estesa.

Mi piacerebbe sapere che ne pensate, anche perché da un piccolo blog come questo il passaparola può arrivare lontano e forse qualche campagna su temi importanti potrebbe anche partire da qui.


7 commenti:

  1. Mah...queste cose mi riempiono di dubbi. In parte gli stessi che hai tu. Ma anche perchè mi sembrano delle "suppliche al sovrano" mentre se la democrazia funzionasse non ve ne sarebbe alcun bisogno.
    Altra considerazione: non appena mi registrai all'ormai defunto FERMARE IL DECLINO di Oscar Giannino, immediatamente ed in maniera non trasparente, mi trovai in qualche modo iscritto anche a FIRMIAMO.IT. Da allora mi bombardano con continue richieste di firma per una petizione o l'altra, con un accanimento quantomeno sospetto. Tanta premura mi ha decisamente rotto i coglioni.

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    1. Già, stessi dubbi. Quello che mi colpisce di più sono le numerose "vittorie" dichiarate da Change.org, tra l'altro con petizioni che hanno raccolto un numero di firme relativamente basso, ma che in effetti qualche risultato concreto l'hanno ottenuto. Se la democrazia funzionasse non ci sarebbe bisogno di suppliche, ma evidentemente non funziona! La cosa che mi covince di più è proprio la possibilità di unirsi ad altri cittadini per comunicare al "sovrano" che oltre la compiacenza dei media c'è anche chi si accorge delle sue malefatte e oppone qualche resistenza.

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  2. molte volte anchi io sono stato tentato a partecipare ad iniziative online, fin ora pero‘, non ho mai partecipato, proprio per i motivi di cui sopra, ovvero, chi garantisce, l‘inviolabilita‘ dei dati personali? Se esistesse una garanzia di sicurezza, parteciperei molto piu‘ spontaneamente, ad iniziative che mi trovano d‘accordo........ ma per ora il web, ancora non garantisce la privacy, cosi‘ come firmare una petizione "fisicamente"

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    1. la privacy è il punto, ma credo che ce la siamo già giocata da tempo. Tutto quel che abbiamo scritto a fatto su inernet, a partire dalle più banali ricerce con Google, è tracciato da qualche parte. Certo, mettere anche la firma fa effetto, ma non so se ormai fa una gran differenza.

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  3. Beh, almeno sono in buona compagnia con i dubbi e i perchè, visto che non sono il solo a porsi le stesse domande e a cercare di comprendere queste cordate di iniziative collettive che pullulano il web, su facebook cadono a pioggia.
    Tempo fa ho firmato contro la vivisezione, contro la guerra, contro la pedofilia e altro..
    Stanco di firmare "contro" una bruttura già esistente, non mi dispiacerebbe firmare "per" migliorare o far nascere un qualcosa di positivo, come in questo caso, ma appunto le problematiche di privacy e di entrare in un mailing che poi mi perseguiterà di lettere e richieste, un po' mi fa desistere.
    ;-)

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    1. Vero, ma c'è da dire che ormai qualsiasi attività in rete è tracciata. Senza entrare in facebook, anche un blog come il nostro, offerto e controllato da Google, lascia in rete una lunga serie di informazioni personali. Credo che ormai chiunque si muova su internet sia schedato da qualche parte. Tanto vale...

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  4. beh, io l'ho firmata, poi vedremo che succede, tanto peggio di così...

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