mercoledì 6 marzo 2013

Racconto semibreve, in due puntate....

Racconto semibreve, in due puntate e mezza


Dicembre, domenica mattina, anno… da dimenticare…
Siamo sotto Natale e i negozi in questo periodo sono aperti anche nei giorni festivi, io e mia moglie siamo venuti qui in questo supermercato per fare un po’ di spesa, magari qualche regalino da mettere sotto l’albero, vedremo.
Spingo il carrello svogliatamente, oggi non mi va di comprare niente, non c’ho testa, come dicono i ragazzi…
Due mesi sono passati da quella domenica maledetta, e in questi due mesi molto è cambiato  del mio mondo.
Oggi sono un po’ più triste del solito, però sto bene, fisicamente sto abbastanza bene, anche se un fastidioso mal di schiena tarda a passare, pensare che non ho mai patito mal di schiena prima d’ora, evidentemente gli anni e gli sforzi stanno presentando il conto.
Anche moralmente non va malaccio, a ben vedere ho passato periodi peggiori.
Nonostante tutto vado ancora al maneggio, ma meno di prima.
Ci vado perchè l’inconfondibile odore di stalla mischiato con l’acre odore del cuoio delle selle e finimenti, tipico delle stalle dei maneggi mi attira ancora, non posso stare senza per troppo tempo, dopo un po’ ci devo tornare e respirare quell’aria.
Come sentire i cavalli che battono gli zoccoli contro le porte dei box per attirare l’attenzione, accarezzare qualche testa sporgente, aiutare qualche amazzone a salire in groppa, e poi c’è l’appuntamento fisso davanti al box di Mathes, sulla porta un biglietto scritto con le matite colorate che usano i bambini e un disegnino di un cavallo che salta un ostacolo, c’è scritto così: “Mathes, tra la tua sella e la terra c’è il cielo”  l’ha lasciato Marta, una bambina di undici anni, piccola amazzone molto promettente.
Un piccolo biglietto coloratissimo per ricordare Mathes che non c’è più, un brutto male se l’è portato via lasciando un vuoto immenso in tutti noi.
Ecco spiegato quello che era inspiegabile, ecco perché Mathes quel giorno piegò le ginocchia.
Quella domenica, quando finalmente tornammo al maneggio e lo feci rientrare nel box lui non mangiò niente, era il segno inequivocabile che stava male, molto male.
Il veterinario non dovette fare troppe indagini per capire cosa avesse, il difficile per lui fu trovare le parole per dirmi che Mathes non poteva più vivere, che non c’era cura e che per non farlo soffrire inutilmente bisognava abbatterlo. Quando mi disse la diagnosi sembrava lui stesso incredulo e si vedeva che soffriva moltissimo perché, se ogni essere umano è sacro, è altrettanto vero che ogni animale è sacro per chi lo possiede, e anche se magari è solo un animale, il vuoto che lascia quando se ne va è altrettanto grande.
Dopo quella domenica, passarono poche settimane e una sera ci ritrovammo riuniti nel box di Mathes, lui, il mio Mathes era steso sul pavimento ricoperto di paglia e io seduto per terra gli tenevo la testa tra le braccia, in un angolo mia figlia che piange a dirotto, io non so più che dirle, non ho più parole per consolarla, poverina è la prima volta in vita sua che deve vivere un distacco così totale, comunque è una ragazza coraggiosa perché nonostante la pena del momento, vuole essere li anche lei, e ci va un cuore grande per affrontare questa cosa.
Beppe il padrone del maneggio è fermo sulla porta, un omone con la faccia da contadino, le mani da contadino, il sorriso da contadino stasera sembra un’altra persona, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo fisso nel vuoto, la bocca semiaperta in un’epressione ebete che lo rende irriconoscibile, mia moglie che tenta di consolare mia figlia e l’abbraccia e la bacia sui capelli, ma il pianto non si interrompe.
Il veterinario, Mario, quello che tante volte ha curato gli acciacchi di Mathes, ora è li con un compito diverso e sta li, fermo, in piedi con in mano una grossa siringa, ha la faccia di un condannato a morte.
Intorno i cavalli nei box vicini sono nervosi, agitati, si capisce che sentono nell’aria qualcosa di anormale.
Mario mi guarda cercando un segno d’approvazione, capisco che è inutile tergiversare, il momento è giunto, bisogna farsene una ragione.
Ora mi rendo conto di quanto sia importante vivere ogni secondo del poco tempo che rimane.
Fino a poche settimane fa io e Mathes vivevamo il tempo insieme con leggerezza, le ore i giorni non contavano, ora che invece il tempo sta per finire ogni attimo diventa preziosissimo.
Ma bisogna decidere, certo io solo posso prendere la decisione e la decisione è una sola, ormai è inutile rinviare ulteriormente quello che non può cambiare. Mi faccio forza senza sapere assolutamente dove trovare la forza e senza guardarlo, con un impercettibile segno del capo do l’OK, poi mentre sento Mario avvicinare l’ago alla vena del collo di Mathes, stringo a me con tutta la forza che ho il mio amatissimo amico e chiudo gli occhi, quasi come se l’ago bucasse anche me.
E’ un attimo, tutto avviene in un batter di ciglia e Mathes, sauro purosangue di selezione russa, maschio intero, 19 anni, un gigante da 180 Cm al garrese, 680 Kg. peso forma,  magnifico atleta, vincitore in carriera di 170 concorsi di salto ostacoli  FISE in categoria C160, con una percentuale di percorsi netti del 70%, capace di scrivere storie importanti nell’equitazione nazionale, detentore di record personali di primo piano, stupendo animale dal carattere impareggiabile, amico inseparabile ed impagabile, dopo un potentissimo e lunghissimo sospiro non c’è più.
Ora sono qui che spingo svogliatamente questo carrello, ma ancora adesso, ogni tanto mi sembra di sentire Mathes dietro di me, con la testa appiccicata alla mia schiena e mi manca tantissimo quella spintarella data col muso, proprio per farmi capire che:
“Anche se non mi vedi io ci sono, sono qui con te”


PS: Questa purtroppo è una storia vera, è la storia del mio Mathes, un cavallo che ho avuto l’onore di possedere nell’ultimo periodo della sua vita, insieme abbiamo percorso il tratto finale, comunque a pensarci bene lui ha avuto una gran bella vita, e se n’è andato addormentandosi sulle mie gambe, meglio, molto meglio che finire al macello…

13 commenti:

  1. Aldo, mi hai fatto piangere, Mio Nonno paterno ha sempre avuto dei cavalli, certo non erano campioni, erano cavalli da lavoro, ma ricordo, il suo rapporto con loro, specie con una cavallina bianca, di nome Brunella, che si faceva avvicinare solo da lui, ricordo che quando morì un pomeriggio colpita da un fulmine, mio Nonno, quella sera non cenò,ed i suoi occhi erano colmi di pianto. Ricordo che la cavalla aveva un puledrino, e quel puledrino, divenne l'ombra di mio Nonno..... gli Animali, hanno i nostri stessi sentimenti, che non possono esprimere a parole, ma che sanno dimostrare in un milione di modi diversi...

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    1. Mò piangere... famose na sonata che è meglio...;-)

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    2. Al macello, oltretutto, gli uomini compiono atti di inaudita crudeltà...l'altro giorno c'era un video su Repubblica credo, sulle inutili violenze cui sono sottoposti i cavalli (e anche altri animali) in quei posti. Ho evitato accuratamente di guardarlo.
      Il tuo cavallo ha finito la sua esistenza come il mio cane...mentre lo accarezzavo. Ma mi sono ripromesso: mai più animali in casa, troppa angoscia quando muoiono e, sinceramente, non ho alcun bisogno di riprovare queste sensazioni.

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  2. Quando avevi detto che il finale non sarebbe piaciuto , avevo intuito... be , triste è triste , ma non sono solo balli e canti che arricchiscono la vita , c'è il momento del dolore , che rafforza , e del ricordo , che accarezza. Molto bella questa storia , forse perchè vera... grazie Aldo :-)

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  3. Ce lo avevi anticipato che il finale sarebbe stato un po' amaro e così è stato.
    Di chi fa un pezzo di strada con noi e ci lascia un pezzo del suo cuore rimangono i ricordi, magari qualche foto conservata in una scatola di biscotti di tolla e un senso di meraviglia ogni volta che ci sembra di averlo ancora vicino.. e invece è solo suggestione..
    Una bella storia Aldo, bella perchè vera e ricca di sentimento..
    ;-)

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  4. Hai descritto molto bene, senza cadere nel melodrammatico, quello che si prova con la perdita di un animale con cui si è condiviso con empatia molti momenti della nostra vita. Non ho mai avuto cavalli, ma ho provato sensazioni simili a quelle che racconti con i miei cani.
    Dopo la morte del secondo, Pablo, mi ero giurato che non ne avrei più avuti altri, per non dover affrontare nuovamente quel momento del distacco ... infatti adesso ho una splendida meticcia di border-collie e golden-retriever!

    Complimenti per il racconto scritto molto bene.

    Ciao,
    Beppe.

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    1. Purtroppo l'equitazione è uno sport molto impegnativo e relativamente costoso. Diciamo che fino a tre/quattro anni fa, anche un medioborghese come me poteva permettersi questa attività, ovviamene a livelli amatoriali.
      Oggi non è più possibile, difatti mi ero sempre riproposto che andando in pensione finalmente avrei potuto col tempo libero, intensificare l'attività, invece è successo esattamente il contrario. L'unica cosa che sono riuscito fare è stato trovarmi un lavoretto saltuario da stalliere (in concorrenza con albanesi, rumeni e macedoni) solo per poter frequentare ancora l'ambiente e ogni tanto farmi una sgroppata a gratis, su qualche cavallo del maneggio.
      La crisi ha cambiato tantissime cose e noi conosciamo pochissimo di quello che è cambiato in peggio.

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  5. Stamattina...uff...di la Alvin Lee...qui il magone è aumentato, cavoli...e non smette di piovere pure,mi hai commosso,sicuro che tu hai posseduto Mathes e non il contrario?
    Buon tutto Aldo.

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    1. Ma un po' di pioggia ci voleva...
      Mi dispiace di Avin, me lo ricordo nel film Woodstock, esibizione fantastica.

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  6. Grande storia di amicizia la tua ..... ed anche quando avevi anticipato, in qualche modo, il finale .... beh ho sperato non fosse questo ..... invece ......
    Grazie del dono; sono piacevolmente commosso

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    1. Mi dispiace di aver seminato tanta tristezza, rimedierò con qualche piacevole ricetta;-)

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