martedì 5 marzo 2013

Fingercooking: Racconto semibreve, in due puntate...

Fingercooking: Racconto semibreve, in due puntate... e mezza...


Cazzo! Cazzo! Cazzo! Guarda come mi sono ridotto il giubbotto di pelle nuovo, e chi la sente mia moglie! E i pantaloni puliti, e guarda gli stivali, m’hai ridotto un cesso!
Infuriato come una biscia incazzata a mezza estate, continuavo a sproloquiare e prendermela con Mathes, mi guardavo incredulo, con le braccia aperte guardavo le mani sporche di fango e foglie morte, ero da buttare in lavatrice, me con tutti i miei vestiti.
Certo avevamo fatto un bel ruzzolone giu per la scarpata.
Ero talmente preso nel controllare lo stato dei miei indumenti da non guardare verso Mathes, mi ero completamente dimenticato di lui e non mi interessavo per niente di come stesse, se s’era fatto male oppure no, niente, guardavo solo il giubbotto, i gomiti, se m’ero lacerato la pelle delle maniche, i pantaloni. Poi come se a un certo punto finalmente fossi ricaduto nella realtà, alzai lo sguardo verso Mathes e fu in quel momento che il sangue mi si gellò nelle vene.
Conoscerete certamente quel brivido che si prova quando, mentre viaggi tranquillo in macchina all’improvviso, senza che te lo aspetti un’automobile ti taglia la strada, i motociclisti dicono: “Quando ti si rizzano i capelli sotto il casco…” Ecco quello sentii, una terribile scarica di adrenalina procurata dallo spavento per quel che vedevo, per un attimo rimasi senza fiato, senza parole e senza muovere un solo dito, quasi come non credessi ai miei occhi, mi sembrava impossibile, vedevo una cosa che non poteva essere vera o  forse era il mio cervello che si rifiutava di accettare come realtà quell’immagine. Poi finalmente riuscii a scuotermi e mi gettai verso Mathes, il mio amatissimo Mathes, il mio cavallo che steso a terra non si alzava.
Cazzo! Mathes fammi vedere le zampe!
Controllai gli anteriori, a posto, controllai i posteriori, a posto, ufff… che spavento che mi hai fatto prendere Mathes, accidenti a te!
Allora?
Rincuorato dall’apparente assenza di fratture ripresi il mio linguaggio di Cavaliere o… Cavallaro… Perché chi va a cavallo sa che il rapporto con l’animale è un misto di amore incondizionato e ruvida durezza del Capobranco.
Allora? Che ci facciamo notte qui? Alzati vecchio scarpone o ti sei talmente invecchiato da essere diventato buono solo per il mattatoio. Ovviamente era una minaccia, Mathes non avrebbe mai visto un mattatoio in vita sua. Mathes era un campione, un super atleta capace di vincere in carriera 170 concorsi ippici FISE categoria C160, con una percentuale di percorsi netti del 70% un gigante da 180 Cm al garrese, 680 Kg. peso forma, felicemente avviato ad una invidiabile, per noi umani vecchiaia da stallone e meritato dolce far niente, solo pascolare. Però ogni tanto mi piaceva prenderlo un po’ per il culo, così non si montava troppo la testa, anche se obiettivamente la carriera di Mathes volgeva al termine, oramai questa macchina da guerra a quattro zampe era un po’ in la con gli anni, 18 quasi 19 per l’esattezza, che non son tantissimi ma insomma… E quindi se voleva fare la primadonna aveva avuto il suo tempo e modo per farlo.
Però Mathes non si alzava, rimaneva disteso e si vedeva che voleva alzarsi, che ci provava ma non ci riusciva.
Incazzato ero incazzato, cadere da cavallo è normale, mi sarà capitato migliaia di volte, ma il mio amatissimo Mathes non mi aveva mai buttato giu, con lui non avevo mai messo il culo a bagno (come si dice…) e quella prima volta, aveva il sapore del tradimento, era come se tua moglie, quella di cui ti fidavi ciecamente, tu scoprissi un giorno che ti ha sempre fatto le corna…
Ho avuto cavalli incostanti, inaffidabili, ombrosi, vendicativi, traditori, ma Mathes era un’altra cosa, con lui ero sempre al sicuro, anche sugli ostacoli più alti, anche nelle ricadute più violente, sulle verticali, sulle riviere o in mezzo alle gabbie con lui io mi sentivo sempre al sicuro, fiducia cieca e incondizionata, con Mathes in concorso l’unico problema era rimanere bene in sella, al resto pensava lui. Mathes non ha mai conosciuto in carriera il rifiuto di un ostacolo e, se proprio non poteva saltarlo, ci passava attaverso buttando tutto all’aria, ma il rifiuto mai! Io non ho mai avuto bisogno di guidarlo con le briglie, mi bastava guardare dove volevo andare e lui, c’andava, come facesse non l’ho mai capito, forse avevamo un contatto telepatico? Fattostà che il mio Mathes è sempre stato una securezza totale, assoluta, sempre, sempre fino a quella mattina.
Allora ti alzi si o no!
Parlavo, imprecavo, bestemmiavo, maledivo, tutto per non pensare, io non volevo accettare quello che stava succedendo, e quel che stava succedendo aveva dell’incredibile: Mathes non si alzava da terra.
Mi avvicinai, gli presi la testa tra le braccia e gli diedi un bel bacio sul naso:
“Dai su vecchione, che ti succede? Non hai più voglia di Camminare? Vuoi tornare al maneggio? Sei stanco? Hai fame? Vuoi una caramella?”
Stavo sparando un mare di cazzate, ma la realtà era li davanti agli occhi miei, Mathes non si alzava da terra e la cosa era assolutamente, totalmente impossibile.
Non sapevo che fare, non mi era mai successa una cosa simile, ma la mia preoccupazione era esclusivamente per lui. Come era possibile che nel mezzo della discesa gli anteriori gli si fossero piegati come se all’improvviso avesse perso ogni forza? Che Mathes, il grande Mathes, Mathes l’invincibile fosse caduto in ginocchio come una giumenta? Lui che volava sugli ostacoli da un metro e sessanta con la leggereza di un falco, che quando lo montava mia figlia, ben più brava di me e ben più leggera… faceva dei tempi sul percorso da anichilire gli altri cavalli concorrenti.
Come era possibile che ora non si alzasse? Che stava succedendo? Cosa non capivo?
Gli allentai il sottopancia della sella, gli levai il morso e lo sostituii con la capezza, meno male che l’avevo portata, la sua capezza dorata da superVip nà sciccheria.
Provai ancora a scuoterlo: “Mathes se non ti alzi giuro su cosa ho di più caro al mondo che ti ficco tanti di quei calci nel culo da mandarti in pensione prima del tempo!”
Mathes capì dal tono che ero “leggerissimamente” arrabbiato e lui non voleva mai che mi arrabbiassi perché se io ero il Capobranco, lui era il N°1 del branco, la Star. Face allora un altro tentativo puntando gli zoccoli sul terreno, ma scivolava, non riusciva a dare la giusta forza, poi con uno sforzo estremo ma inutile finì per staccarsi un ferro dall’anteriore destro.
Ecco! Bravo! Complimentoni! Pure il ferro ti sei tolto, e il maniscalco non c’è fino a martedi, così stai senza e non ti lamentare!  
Dopo questa ulteriore sgridata, con un nitrito dei suoi altissimo e potentissimo, più un po’ di grugniti Mathes finalmente si alzò.
Per me fu come assitere a un miracolo, lo abbracciai e subito ricontrollai le zampe, strano, eppure era tutto a posto, gli toccavo i tendini dei garretti, niente, nessuna reazione, tutto era a posto, non aveva nessun dolore alle zampe, però strana sta cosa, molto strana.
Prendemmo la strada del ritorno.
Io davanti, lui dietro di me con il muso vicinissimo alla mia schiena, ogni tanto, come fa sempre mi da un piccolo spintone muovendo in avanti la testa, tanto per farmi capire che è li…
Il sole oramai è alto, giornata splendita, non una nuvola, sul sentiero ad un certo punto incontriamo un contadino che stupito di vedermi appiedato domanda in torinese stretto:
“Co a là s’caval si?” (Cos’ha questo cavallo?)
“Niente, ancoeui a l’è disviase a n’po fagnan!” (Niente oggi s’è svegliato infingardo)
“Arvudze” (Arrivederci)
“Salve!” (Salve…)
Riprendiamo la strada per il maneggio, io davanti col ferro infilato nella cintura dei pantaloni e le brigle con tutto il morso attaccate alla sella, Mathes è, come sempre, subito dietro di me col muso attaccato alla mia schiena col quale, ogni tanto mi da un piccolo spintone, tanto per farmi capire che lui c’è, che lui è li, come se io non lo sapessi…

 

Continua…

12 commenti:

  1. m'avevi fatto prendere uno spavento , accidentatte'.Però sei crudele come una foglia di ortica nelle mutande , me tocca aspettà la prossima puntata...vai , alduzzo , vai....

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  2. sorpreso, pensavo che mathes fosse un cane!

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  3. All'inizio anche io pensavo fosse un cane..... scrivi molo bene, ed ora non vedo l'ora di leggere il seguito... to be continued ;-))

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    1. Ci sentiamo per la terza e ultima puntata.
      Siii lo so, Hemingway in confronto a me era un dilettante....;-)

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  4. “Quando ti si rizzano i capelli sotto il casco…”...... questa è l'unica sensazione che ho quasi dimenticato ......
    Si ....... però è quasi na tortura .......
    Vabbè aspetto la III
    Un abbraccio

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    1. Ma credo che la terza parte non piacerà a nessuno...

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  5. Ciao Aldo !! Conoscendo i tuoi trascorsi equestri ho subito pensato a un cavallo, anzi a "quel cavallo" perchè anche se hai montato 100 cavalli, se ti hanno fatto compagnia 100 cani, ce ne sarà sempre uno che avrà un posto particolare nel tuo cuore..
    Tre puntate..? Secondo me arrivi a quattro...
    Travaja plandrun.. c'am pias sta storia !!!
    ;-))))

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  6. Travaja, travaja, ma mi sun an pensiun!!!

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  7. Questo blog diventa sempre più interessante! Musica, chitarre, ricette, racconti, chi declama sonetti ...

    aspetto con ansia le altre puntate.

    Ciao!

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