domenica 21 luglio 2019

Chella buona, a' bomba e a' scartina.

Sul molo in attesa dell'aliscafo per Procida, mando un messaggio ad Andrea. Gli comunico che al ritorno dall'isola mi fermerò tre giorni a Napoli e mi farebbe piacere assai se ci prendessimo o' cafè insieme.
Mi risponde che il caffè buono è assicurato, e che capito proprio a fagiuolo per sostenerlo in una vicenda chitarristica che lo turba da tempo e di cui mi parlerà. Quindi ci diamo appuntamento da lì a qualche giorno per il caffè e una visita al ben noto negozio di chitarre di Napoli. Musica per le mie orecchie tra lo sciabordio del mare e i versi dei gabbiani. Mi imbarco ancor più felice.

Dopo quattro giorni di assoluto relax nella meravigliosa Procida (uno splendore!), io e mia moglie ci tuffiamo nel chiassoso folklore napoletano. Incontriamo Andrea in una graziosa viuzza alberata che corre in pendenza verso "spaccanapoli", intagliata tra palazzi antichi dove si affacciano numerosi barettini e negozietti di strumenti musicali. Ingannato dalle foto sul web e dalla ricca offerta del negozio, pensavo che il Centro Chitarre fosse uno di quegli enormi store solitamente defilati dal centro cittadino, invece se ne sta lì nel cuore di Napoli, tutto sommato un piccolo negozio, con una nutrita esposizione di belle chitarre elettriche e un ristretto parco acustico. Andrea mi spiegherà che le chitarre acustiche importanti non sono esposte e vengono tirate fuori su richiesta.
Prima di entrare "al tempio", risaliamo a un barettino dove ci servono uno squisito caffè, scambiamo quattro chiacchiere, poi mia moglie si defila condiscendente, più interessata ad altri negozietti che al nostro, e finalmente Andrea mi spiega l'arcano.
Al Centro Chitarre staziona una Martin 00-18 che da settimane gli toglie o' suonno e 'a fantasia. La Gibson L-00 continua a instillargli dubbi, il capotasto strettino non lo mette a suo agio e forse, rimanendo nella "doppiozeritudine", quella Martin che gli è sempre piaciuta potrebbe renderlo più felice. Il mio compito e ovviamente quello di dirgli se la chitarrella in questione è ben imparentata con la mia 00-18v o se è proprio n'ata cosa.

Entriamo al tempio. La saletta insonorizzata per le acustiche è occupata da un giovane bravissimo chitarrista, conoscenza di Andrea, in cerca di una buona Martin per scopi professionali. Imbraccia una D18 Reimagined che ci colpisce subito. Il ragazzo è dotato di una solidissima tecnica e gran gusto, mette sotto pressione la dread e lei risponde con un suono ricco, medioso e ben bilanciato. Gran bella chitarra davvero. Come si suol dire, una di quelle buone. Cominciano ad arrivare altre Martin che i ragazzi del negozio, come camerieri, fanno arrivare una alla volta come le portate di un sontuoso pranzo. Una OM21 che fa la sua bella figura ma senza colpire a fondo, una M36 0000 che conquista subito il ragazzo, ma che Andrea ed io troviamo un po' sbracata e dal suono meno raffinato delle altre. Poi spunta lo cheff in persona: il proprietario del negozio si affaccia nella saletta, scambia qualche battuta col chitarrista, che ben conosce, e con nonchalance gli piazza il colpo della vecchia volpe. Precisa che gli sta facendo provare belle cose, anche se c'è di meglio, però bisognerebbe entrare in un'altra fascia di prezzo e quando poi si mettono le mani su certe chitarre tutte le altre scompaiono, quindi è meglio lasciar perdere...  Neanche a dirlo, di lì a poco arriva un altro astuccio. Ha una striscia di carta adesiva su cui hanno scritto a pennarello "D18 Authentic 1939". Il ragazzo fa scattare le serrature, libera la bestia e subito chiede se è usata. Lo cheff sornione scuote la testa: "Nuova, custom shop".
"Reliccata" - faccio io - e lui annuisce con aria di intesa.
Alla Martin evitano un termine così prosaico e le chiamano Aged: catenatura e altre specifiche tecniche copiate da una D18 del '39, top in adirondak invecchiato con trattamento termico, ambrato e consunto ad arte nei punti topici, mogano honduras con patina opaca, battipenna tortoise con graffi credibili e meccaniche con cromatura consunta. Il ragazzo la imbraccia e dopo poche note sorride. Andrea ed io sgraniamo gli occhi. Il suono non si discosta poi tantissimo da quello della D18 Reimagined, ma sembra che qualcuno abbia messo mano a un'equalizzatore, pompato le frequenze più importanti e alzato il volume. Oltre a una gran voce (asciutta e legnosa, ma ricca e completa) colpisce l'occhio con un'aura davvero magnetica. Anche se la patina e i segni sono posticci, emana un indiscutibile mojo. Il suono potente fa pensare ad un settaggio molto teso. Il ragazzo me la passa: morbidissima! La prova continua ancora, ma il giovane chitarrista è ormai cotto a puntino. Se ne va dopo poco portandosi via la bomba.

Finalmente tocca ad Andrea. Ci spupazziamo ancora un po' la D18 Reimagined rimasta sul campo e siamo sempre più convinti che sia una gran chitarra. Arriva la 00-18. A parte la sella corta e i pin piazzati in diagonale, novità delle ultime Martin standard, pare del tutto identica alla mia. Ma quando la facciamo cantare c'è qualcosa che non torna. Ha la voce opaca, i bassi sono corti e spenti. "Gommosi" - dice Andrea. "Intufati" - faccio io. Niente a che vedere col suono che ben conosco. Me la rigiro tra le mani e noto che la sella è ridotta ai minimi termini, bassissima. Non ha più alcun margine di correzione. Le corde vanno ai fori dei pin quasi dritte, praticamente senza angolo di appoggio, segno evidente che hanno messo una pezza ad una angolatura del manico tutt'altro che ottimale. Scuotiamo la testa, cose che si possono vedere su chitarre economiche, non su una Martin nuova di buon livello, ma evidentemente anche Martin piazza le sue scartine. La 00-18 torna nel suo astuccio. Meglio lasciar perdere. Nel frattempo si è fatto tardi e ci avviamo all'uscita. Non capisco bene se Andrea è più deluso o sollevato.
"Però, quella D18 Reimagined...!" - mi dice.
"Eh si...!" - faccio io, e ho capito l'antifona.




32 commenti:

  1. Ecco, così si aiutano tra loro i cookers: un consiglio fraterno, un indicazione precisa ma discreta e le idee si schiariscono. Bravi !!!! Ma a Roma non siete passati ? Un'amatriciana al volo ce la prendevamo tranquillamente...;-)))))

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    1. Vacanza corta, viaggio in treno, tempi stretti. Per Roma non mancherà l'occasione. Con l'alta velocità, dalla stazione mediopadana (come la chiamano pomposamente) si arriva da voi in un attimo! ;)

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    2. Infatti mio figlio quando viene a casa da Milano, una volta al mese o giu' di li', impiega sulle 5 ore con 'sto caspito di Italo dell' alta velocita'! E pensare che a me, ai miei tempi, per arrivare a La Spezia, occorrevano non meno di 12 ore!

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  2. Il problema, secondo me, e' che dopo una passata con una Dreadnought ed una ripassata con un' altra Dread ancora migliore, beh...poi il suono di qualsiasi altra chitarra di shape diverso a seguire, fa venir la voglia di prendere i fermenti lattici per sopperire ai laghi di dissenteria che si vengono a creare conseguentemente al confronto! XXD.

    Nel mio piccolo (ma piccolo proprio piccolo piccolo, eh?!?), quando suono la mia Eko Ranger 12 corde nuova edizione, a sei corde naturalmente, togliendo quelle sottili, beh, tutte le altre che suono subito dopo, tipo Sigma, Ibanez, Crafter, Yamaha, Washburn, mi sembrano tante scatole di latta...

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    1. Il punto è che quelle dread erano proprio bbbuone, ma tanto! :)

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  3. Gran resoconto, dettagliato fedelissimo! Mi è parso di rivivere passo passo quel bel paio d'ore che abbiamo passato nel negozio. Gran fortuna aver beccato Gianpaolo, che in qualche modo ci ha dato accesso a strumenti che sicuramente non avremmo provato. Ed è stato anche un gran piacere ascoltarlo: io lo considero uno dei migliori in circolazione. La D-18 Authentic è qualcosa di magico, ha una timbrica da chitarra antica, dei medi pazzeschi, potenza, proiezione e suona allo stesso identico modo su tutta la tastiera. Una macchia del tempo, davvero. Ma quello che paradossalmente mi colpisce forse anche di più è che la D-18 Reimagined non sfigurava affatto! Le differenze c'erano eccome, soprattutto nella timbrica, ma non tali da giustificare la differenza di prezzo. Inoltre si adattava alla grande al repertorio di pezzi in fingerpicking che Gianpaolo eseguiva. Rispetto a queste due sparivano le altre chitarre, a cui aggiungo, oltre a quelle citate da Mirco, una Taylor 517 Grand Pacific che mi è passata brevemente per le mani, alquanto deludente.
    La storia però ha un finale aperto: la sera stessa, a casa, faccio un giro sul sito di Centro Chitarre e scopro che in realtà hanno ben due 00-18, una nuova e una ex-demo. Per cui ce n'è un'altra da provare, che magari non ha le magagne della prima. Provo a contattare Mirco il giorno dopo per una replica ma è già in treno sulla via del ritorno. Settimana prossima tornerò, con calma, alla carica, fatemi gli auguri.

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    2. E vero, volevo dirlo io! Il tuo pezzo sarebbe da pubblicare sulle riviste dedicate, caro Mirco, visto che nulla ha da invidiare ai resoconti di ben noti giornalisti ascritti all' uopo; molto piu' godibile nella lettura e niente passi noiosi o ripetitivi, come alcuni classici topos messi in atto da questi ultimi e che caratterizzano di solito le loro recensioni.

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  4. Però, quelle dread, se non avessero sto corpaccio così ingombrante e scomodo... Dicono che siano chitarre da suonare in piedi, con la tracolla.
    Ma i prezzi? Immagino che siano quasi a livello di uno strumento di liuteria...

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    1. P.S. Le ultime Martin a corpo piccolo delle serie standard che ho provato, mi sono sembrate deludenti.

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    2. Tracolla o meno, rimangono parecchio ingombranti. Nulla a cui non ci si possa abituare. Io non amo gli scatoloni ma poi mi sono abituato alla tangona. Certo che in confronto una 00/000 è molto più comoda.

      Per quanto riguarda i prezzi, la D18 Reimagined sta sui 2600, tutto sommato direi un prezzo giusto. Alro discorso per la Authentic che supera i 5000.
      Lo so che il pensiero corre subito alle Chatellier, ma stiamo parlando di strumenti molto diversi. Quella D18 Reimagined ha proprio il dna Martin, e se uno ama quel suono, quella ce l'ha!

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    3. Le martin hanno nel loro (mio?) immaginario la weast cost con tutti gli annessi e i connessi. E allora mi torna in mente quel cannone di Vince provato a Parma,ingombrante e poco comodo, ma che suono...quello che io cercherei in una martin dread.

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    4. D'altronde, per farsi un' idea abbastanza paradigmatica, rimanendo in lidi nostrani, senza scomodare la West Coast (che poi a quella si rifa', considerati i tempi, primi anni' 70) e' sufficiente andare a risentirsi, con le cuffie, i primi dischi di Lucio Battisti in cui si sente chiaramente la Dreadnought di Massimo Luca, una Martin D35, mi pare che fosse. Dai Giardini di Marzo a Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi...passando per Il mio canto Libero, ascoltare questo suono cosi' pieno e rotondo, leggero e potente al tempo stesso, e' sempre una goduria...

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    5. E la mia Arìa è una copia proprio della D35, su cui ho suonato tutta la weast coast e tutto il Battisti di annata. Non mi sono fatto mancare niente :DDDDDDD

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    6. Tientela cara cara, eheheh, che sicuramente vale un tesoro XD. In questo momento mi sovviene che anche Johnny Cash prediligeva la D35; quella nera che suona in una puntata del Tenente Colombo, del 1974, me la sognavo pure di notte! Da contemplare! Per me e' la chitarra perfetta, con la forma perfetta.

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    7. Beppe, non sono mica delle jumbo, io poi che sono un malato di dreadnought le suono da seduto in piedi, e a volte anche sdraiato sul divano 😂😁

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    8. Ma Mimmo non fa testo, suona qualunque cosa in ogni situazione, pure la Ovation da seduto, per dire.

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  5. Beh, ingombrante...poi. Esagerazioni! XXD. Basta guardare Johnny Cash: la suona elegantemente e la usa come fosse un fuscello! Lo stesso dicasi di Tony Rice, sia seduto che in piedi!
    Certo, se uno e' proprio mingherlino, la scelta puo' non essere adatta, ma il suo suono resta unico! Forse un po' gli puo' somigliare la Super Jumbo, ma quella io proprio non ce la faccio a suonare: dopo 10 minuti mi viene un tal male alla spalla destra, che non posso piu' alzarla per ore...

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  6. André! Fatt a Dreadnought! Sient a mme pigliatella? Sona buon è bella? Che c'è pienz affá!?? 😁😁 E poi di piccolette ce ne hai già a sufficienza...

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  7. Oh, qua c'è gente che spinge...! :DDD

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  8. Me ne sono accorto, 'sti scostumati!
    @Mimmo, cmq se entrasse la dread uscirebbe una piccoletta (la l-00)...

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  9. Beh complimenti per la scorpacciata e per il resoconto...non vi fate mancare nulla eh?
    Dico anch'io la mia, io ho sempre preferito le piccole per tanti motivi, ma ultimamente una dread mi attizza parecchio, anche se la vedo più come una chitarra da maltrattare, la nuova D18 è una gran chitarra! Dopo tante piccolette io non andrei sulla 0018 (che pure sappiamo quanto vale), andrei con una bella corrazzata.

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  10. Vedo che c'è una L00 in vendita...

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  11. e vabbè... tanto si è capito che la L-00 è stata una semplice infatuazione, con la Dread sarà Amore HEHEHEHEHEHE!!!!

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    1. Calmi, calmi e sangue freddo, anche l'anno scorso era in vendita, avevo trovato il compratore e poi alla fine mandai tutto a monte!
      @mirco, mi sovviene solo ora: ti ricordi quanto era leggera la D18 reimagined? una piuma

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    2. Vero! Il mogano è più leggero del palissandro, ma per essere uno "scatolone" era molto leggera davvero!

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  12. eh eh che bel resoconto...mi pare di vedervi nel negozio a scambiarvi occhiate e ammiccamenti.

    E così la Grand Pacific è deludente? C'è un video su Y.T. dove il confronto è a tre: martin, gibson e taylor:
    https://www.youtube.com/watch?v=PmBXRWcRNps
    Tutto sommato la grand pacific non sfigura troppo, ma voi l'avete avuta tra le mani e le vostre impressioni sono sicuramente più fondate.

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    1. La Grand Pacific non è che sfigura, è un po' anonima. Ha i soliti pregi Taylor di suonabilità, cura costruttiva ed è pure bella, ma secondo me ha un suono che non ti porta da nessuna parte. Certe chitarre ti suggeriscono subito di suonarle in fingerstyle o con un robusto strumming, ti richiamano alla mente certi generi musicali, ti ispirano. Quella se ne sta lì e dice fai di me quello che vuoi... vado bene per tutto e per niente.

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