E' l'incastro dove tail tra manico e cassa di una Gibson J45 banner logo (le più quotate, prodotte a Kalamazoo negli anni della seconda guerra mondiale). Bob Minner, autore del post, dice "...non mi stanco mai di osservare il lavoro imprevedibile sulle Gibson di quell'epoca in confronto al lavoro preciso e pulito sulle Martin dello stesso periodo. Risultato finale, chitarre comunque strabilianti!"
Ora, quotazioni a parte non è garantito che tutte le chitarre della cosiddetta golden era suonino bene, anche se ci sono collezionisti che sembrano pronti a metterci la mano sul fuoco e chi su quelle chitarre ci ha scritto pure dei libri (e chissà come suonerà questa Gibson?). Certo che a pensare a tutte le dissertazioni di liuteria e vedere queste immagini vien da dire... ma ce ne faremo di pippe?!
Sul fatto che di pippe ce ne facciamo fin troppe si è dissertato a lungo e credo che la risposta sia "certo che si ! " . Da appassionato ma profano del mondo liutaro , dico subito che , senza neanche aver letto il tuo post , guardando le immagini ho pensato - capperi che lavoraccio- . Incastro impreciso e , sembra , anche la tastiera piuttosto sbilenca . Suonano bene ? Meglio . Durano da decenni senza problemi ? Ancora meglio ! Direi che le controprove sulle chitarre in laminato ( quelle ben fatte ) ci dovrebbero aver dato già le risposte a tante pips , la mia Aria ha più di 40 anni ed è li che suona ancora alla grande . Piuttosto resta il fatto che chi pubblicizza metodi e lavorazioni scrupolosissime per alzare a piacere il prezzo dei suoi strumenti sembrarebbe volerci gabbare puntando sul nostro innato senso della perfezione uguale bello uguale buono. E invece , a volte...
RispondiEliminaTi dirò, sono immagini talmente incredibiliil che il dubbio che siano una bufala mi è venuto, ma il gruppo FB "Vintage Gibson Flattop Guitars" pare attendibile. Sarà pure che tra le celebrate kalamazoo Gals (le donne che sostituirono le maestranze maschili in guerra) forse qualcuna non aveva appreso proprio bene le sue mansioni, e sarà che con una bella colata di colla si aggiusta tutto, ma pensare che quel manico fosse a piombo e la chitarra suonasse come si deve è davvero difficile.
EliminaPoi c'è da dire che in certi campi i luoghi comuni hanno un tale potere che piegano la realtà!
Sta di fatto che in quel periodo, dove legnami e altre materie prime erano contingentate per favorire la produzione bellica, alla Gibson facevano chitarre praticamente con quel che c'era! Cosa strana perchè la Martin, pur soggetta alle stesse restrizioni, continuò a produrre chitarre di ben altra levatura dal punto di vista costruttivo.
EliminaNegli anni della seconda guerra mondiale alla Gibson fecero chitarre col top in 4 pezzi e con le più svariate combinazioni di legni, laminati compresi. Eppure le Gibson "banner logo" sono universalmente riconosciute come grandissime chitarre. Quando poi scopri che erano pure assemblate alla penis canis... qualche domanda sul perfezionismo in liuteria ti viene! (Tra l'altro, la Gibson ha continuato a mantenere una produzione qualitativamente incostante fino ad oggi).
Ragazzi, anche se visivamente sembra un lavoro da schifo, vi assicuro che non lo è, infatti la giunzione a coda di rondine o dove tail per dirla all'americana, e fatta bene, perché la porzione di tacco che tiene il manico al corpo è quella laterale, infatti ci può essere dello spazio tra il fondo del tacco e la parte finale dell'incastro del manico, e ciò non comporta nessun problema, anche molte Martin vintage hanno questo spazio, l' importante è che le parti laterali dei due incastri coincidano e che la porzione di manico che poggia sulla cassa sia intagliata in modo che il manico abbia la giusta inclinazione rispetto al ponte, infatti l' unica porzione di incasso che viene cosparsa di colla e quella laterale, per cui fa schifo a vedersi ma e funzionale tanto e quanto un incastro rifinito anche sul fondo dell'incastro
RispondiEliminaSicuramente la Gibson ha fama di essere costruttivamente assai meno affidabile della Martin.
RispondiEliminaEppure sembra che il fascino di queste chitarre ne esca accresciuto, se possibile. Gli esemplari migliori arrivati sin qui dalla Golden Era tanto mitologizzata, devono pur avere qualche qualità per essere così ricercati e apprezzati. Non voglio pensare che gli appassionati siano degli imbecilli totali che portano a casa dei rottami inguardabili e insuonabili per puro masochismo originato dalla fame di vintage. Bob Minner la sa lunga un chilometro, per dire, e suona dannatamente bene.
La mia esperienza con le acustiche Gibson moderne è più che soddisfacente: ho avuto e ho ancora delle Gibson che suonano benissimo e che non hanno alcuna imperfezione estetica. Altri amici invece lamentano sbaffi di colla e minime imperfezioni, ma concordano sulla qualità e unicità del ‘tone’, del suono. Evidentemente io sono stato molto fortunato (di solito non lo sono) ma tutte le mie chitarre Gib erano e sono perfette.
È comunque vero che la supremazia Martin in tema di qualità costruttiva (e non solo) non si discute..
Certo, il fascino di quelle chitarre é indiscutibile (io stesso ho una malsana fissa per le LG2 che, quelle si, a volte sono delle vere scatole!). Ma come dice stefano, davanti a questi strumenti ti viene da pensare che il perfezionismo in liuteria non sia poi una condizione così imprescindibile. Ma di fronte all'opera perfetta di un grande liutaio non puoi che rimanere incantato.
RispondiEliminaGiusta osservazione, uno strumento costruito da un liutaio, e curato nei minimi particolari, gli strumenti di marca invece, fatte le dovute eccezioni, hanno il loro punto di forza proprio nel marchio che sfoggiano sulla paletta...
EliminaIo però continuo a pensare che una chitarra di liuteria non sia di per sé migliore di una chitarra 'industriale'. Dipende esclusivamente dal Mastro Liutaro, che se gli gira storta o non è abbastanza bravo ti rifila un mezzo pacco. È successo a un mio amico recentemente: ha restituito lo strumento, grazie di tutto e arrivederci.
EliminaIn sostanza, con o senza marchio illustre sulla paletta, se è una sòla è una sòla..
EliminaSono completamente d'accordo. Sempre meglio una chitarra industriale, anche con legni non eccelsi, ma realizzata su un buon progetto che quella di un liutaio che costruisce controvoglia o che non conosce bene le caratteristiche del modello che va a realizzare.
EliminaGeneralmente un apprendista liutaio si forma sulle chitarre classiche, poi passa alle steel string. Quelli con poca esperienza pensano che il compito sia più facile, hanno maneggiato a malapena un paio di Martin e credono di poterle copiare senza problemi, quando non hanno addirittura la spocchia di modificarle secondo i loro criteri!
Scusa Mirco, ma non sono d'accordo, tanto per cominciare, la costruzione di una classica ha dei procedimenti molto diversi da una acustica, e ci sono molti liutai che costruiscono esclusivamente classiche ed altri solo acustiche, cio non toglie che possano essere bravi a prescindere, secondo, ancora devo trovare un liutaio che lavora contro voglia, terzo i piani di lavoro con misure e spessori di vari modelli famosi si trovano eccome, e per riprodurre uno strumento difficilmente ci si avventura a naso, quarto quando hai le misure esatte e le specifiche dei materiali usati, non vedo a cosa ti serve averle maneggiate o meno, quinto se vai da un liutaio e gli chiedi una copia di una 0028 con determinate specifiche tipo misura del nut e spaziatura corde e forma del manico, e ti realizza un'altra cosa, uno non e un liutaio ma è un deficiente, ma di questo te ne saresti dovuto accorgere appena entrato nel suo laboratorio, due non lo paghi, ultimo ma non ultimo: e vero che molti sperimentano sulla base di strumenti giá esistenti, ma se non fosse cosi non esisterebbero altri marchi al di fuori di Martin e Gibson...non esisterebbe ad esempio Taylor con le sue ultime creazioni V brace, e onestamente un atteggiamento del genere non lo condivido, perché se non ci fossero stati sperimentatori, staremmo ancora alla viuhela da braccio...inoltre in genere un liutaio, a meno di non comprare da lui uno strumento già pronto, si confronta sempre con il cliente, insomma poi a Sarzana ne abbiamo incontrato di liutai, e non voglio credere che la categoria ti abbia dato questa impressione...poi se il tuo è un atteggiamento da tifoso Martin...bhe allora alzo le braccia e mi arrendo
EliminaMa io non ce l'ho con la categoria dei liutai, figurati! Per me è uno dei mestieri più belli del mondo. Però purtroppo ce ne sono tanti che vantano competenze che non hanno, magari hanno fatto un po' di assistenza nei negozi per i set up e altre cosette, hanno costruito un paio di chitarre per hobby e tanto basta per dirsi liutai. Purtroppo non è raro trovare chitarristi che si lamentano perchè hanno affidato la loro chitarra a dei "poccioni". E mi è capitato di parlare con qualcuno anche bravo, che fa il liutaio per mestiere, con una formazione seria su strumenti ad arco e chitarre classiche, ma che non sa quasi nulla delle acustiche e pretende di costruirle senza averle mai studiate, senza aver mai messo le mani sui modelli di riferimento. Gente che dice "io non faccio copie, faccio modelli miei", ma poi non riesce a venderli perchè sono strumenti mediocri. Credo che sia un mestiere dove serve molta umiltà, ma purtroppo ci sono tanti fenomeni. A Sarzana esponevano liutai veri, gente che prima di creare modelli propri ha fatto copie di Martin e Gibson storiche, le ha studiate e solo dopo ha cominciato a creare le proprie varianti.
EliminaChe esistano personaggi arronzoni, è sicuramente vero, così come esistono in ogni categoria, e così come esistono chitarristi faciloni, che pur di risparmiare qualche decina di € affidano i propri strumenti a gente di cui non sanno proprio nulla, magari indirizzati da qualche conoscente sprovveduto, vedi Mirco, io ad esempio non mi posso considerare un liutaio a tutti gli effetti, primo perché non è il mio lavoro principale e secondo perché il numero di strumenti costruiti da me superano la decina, comunque continuo ad avere gente che mi porta i propri strumenti da riparare e curare, e questo perché, primo, conosco i miei limiti, ed ho consapevolezza di me, questo viene percepito anche da chi si rivolge a me, per fare un esempio, se vai da un carrozziere, e quando arrivi vedi che in officina c'è un casino, parti di auto sbattute qua e là sporcizia accumulata in giro, poche auto in lavorazione, chiedi un preventivo e te lo fa su un pezzo di carta straccia a lume di naso, vai sullo specifico e ti risponde con giri di parole, difficilmente gli lasceresti la tua auto, e questo vale anche per un liutaio, tanto piu se deve costruirti uno strumento da zero. Poi per quanto riguardo al discorso: "faccio modelli miei" la mediocrità, sta negli occhi di chi li guarda o li prova, perché spesso molti di noi hanno in testa un modello di chitarra ed un suono specifico, per non parlare dei particolari estetici, e se uno strumento non rientra in quei canoni predefiniti, diventa mediocre ai nostri occhi, magari a gli occhi di qualcun altro no, vedi ad esempio io tra voi sono in minoranza, perché non amo troppo strumenti dalla cassa piccola, e non comprerei mai una triplo zero, ma comunque non direi mai che si tratta di strumenti mediocri, ma di strumenti con una loro peculiarità, per fare un'altro esempio: nel post di Max sulla Martin del 73, molti di voi non hanno apprezzato le meccaniche diecast, che magari esteticamente possono non piacere, ma che hanno un senso in quanto più precise e durevoli Delle open, però proprio per questo particolare le Martin di quell'epoca hanno valutazioni più basse, si può dire che trattasi di strumenti mediocri? Per come la vedo io, la mediocrità spesso sta negli occhi di chi guarda, poi ovvio che esistono chitarre oggettivamente studiate male, ma di certo non sono realizzate da liutai che per arrivare a realizzare qualcosa di proprio, ci hanno studiato sopra...
EliminaSiamo d'accordo, è di quello che parlo. Si può aver costruito anche decine di buone chitarre classiche o viole e violoncelli, ma prima di buttarsi a fare una acustica secondo un "proprio modello" bisognerebbe prima studiare quella tipologia di chitarre come si sono studiati gli altri strumenti. Ma purtroppo c'è anche chi pensa che non sia necessario e si avventura senza le conoscenze necessarie. Vedi, quando un liutaio con una bel laboratorio, con violoncelli e chitarre classiche in lavorazione e un paio di acustiche appese al muro, prende in mano la mia 00-18v, la guarda con aria stranita e poi dice "ma questa è una Martin... di quelle buone!", ecco allora mi cascano le braccia. Mica gli ho dato uno strumento misterioso, se non hai mai visto una 00-18 devi studiare! :)
EliminaQueste immagini mi fanno pensare si potrebbe aggiungere un altro argomento PIPS relativo alla giunzione corpo-manico.
RispondiEliminaTutto il discorso della trasmissione delle vibrazioni del manico alla cassa diventa, di fronte a tanta approssimazione realizzativa, una enorme pippa. Le uniche cose importanti importanti sono che l'angolazione del manico sia corretta e la solidità della giunzione sia sufficiente a garantirne la stabilità per qualche decennio. Mi viene da pensare che se l'incastro è poco preciso va anche meglio, perchè un po' di gioco permette di impostare con più facilità l'angolo di inclinazione del manico e un abbondante uso di colla va a garantire comunque una solidità adeguata.
E di prove di questa enorme "pips" ce ne sono molte: i violini di Stradivari avevano originalmente il manico inchiodato (chiodi!!!), manici che sono stati sostituiti tutti in epoche più recenti, immagino per problemi di stabilità normali dopo almeno un secolo di vita, non per problemi di suono; diversi marchi che producono ottime chitarre usano manici "avvitati" dove è incollata solo la tastiera sul top (vedi Taylor, Godin, Seagull, Simon&Patrick e altri). E ve lo ricordate il fastlok delle Eko MIA di prima generazione? La giunzione del manico alla cassa era affidato ad una cerniera regolabile derivata da mobili pieghevoli ... eppure erano chitarre che suonavano decentemente, nonostante il costo contenuto dello strumento.
E la Eko aveva preso l'idea dalle prime Martin, che a loro volta riprendevano il progetto di Stauffer...
Elimina[img]http://www.vintagemartin.com/MartinStauffeGura.jpg[/img]
Il senso di questo post (se ce l'ha!) è che i fattori in gioco nella costruzione di una buona chitarra non solo sono tanti, ma sono pure "instabili". Progetto, materiali, geometrie, assemblaggio e finiture dovrebbero essere tutti di ottimo livello, ma poi ti scontri con grandi chitarre dove una o più di quelle caratteristiche sono mediocri se non pessime!
RispondiEliminaSi dice che i legni devono essere selezionatissimi e accuratamente stagionati, poi trovi la chitarra con una tavola armonica di categoria B o addirittura realizzata in 4 ritagli che suona alla grande (la mitica verniciatura sunburst praticamente è nata per nascondere i difetti del legno!).
Poi ci sono ottime chitarre realizzate in laminato.
Poi quelle incollate alla diotifulmini!
Poi quelle con misure a capocchia (vedi certi diapason Gibson!)
Poi quelle che hanno il ponte a un km dal teorico sweetspot eppure suonano alla grande lo stesso!
E poi quelle con la cassa assemblata addirittura giù di squadro, per arrivare a questa J45 banner logo con un dove tail da incubo, eppure!!! Quindi, ce ne faremo bene di pippe?!
Ribadisco, ovvio che davanti al lavoro perfetto di un grande liutaio ti devi togliere il cappello, perchè lì sta la differenza fra artigianato e arte. Ma anche il semplice artigianato o il prodotto industriale di decente qualità, possono produrre strumenti inaspettatamente superiori.
Per tornare alla riflessione di Bob Minner... diciamo che Martin, al contrario di Gibson, ha capito da subito che con l'ottimizzazione dei fattori in gioco, si può assicurare un prodotto industriale che, a meno di imprevisti, non scenderà mai sotto una certa soglia di qualità.
EliminaIo non mitizzato troppo Martin, anche se hanno fatto sempre buoni strumenti, per esempio anni fa provai da Bandiera a via Cavour a Roma, una D45 che suonava da schifo e onestamente settata anche da schifo, con un'intonazione approssimativa, ma il prezzo non era altrettanto approssimativo... Vedi, io riconosco la qualità del marchio Martin, ma di cazzate nella produzione di serie, proprio perché di serie, possono succedere, molto meno su strumenti costruiti a mano dallo stesso liutaio ed uno alla volta
EliminaSi, ma sempre se il liutaio è bravo! Non sempre i marchi famosi sfornano chitarre ben riuscite, ma generalmente un buon controllo del processo produttivo garantisce un livello medio di qualità elevato. Stessa cosa coi liutai, non tutti sono davvero bravi e competenti.
EliminaVerissimo, @perrynason.. Oltre ai molti fattori ‘instabili’ che elenchi, io aggiungerei un fattore che va al di là della comprensione e che è l’imponderabilita. Secondo me esiste e, pur essendo inspiegabile, spiega perché due chitarre identiche identiche non sono.. Qualche giorno fa riascoltavo un’inte a Tony Rice che illustrava la sua chitarra, già appartenuta a Clarence White. Beh, la sua descrizione era farcita di ‘nessuno sa perché’ , di ‘non si sa come mai e ‘non si sa chi ha fatto questa modifica’. Risultato: una chitarra leggendaria con una voce unica e inimitabile. Rassegniamoci, si fa per dire, ad ascoltare gli strumenti senza indagare oltre quello che si configura come una specie di mistero.. ;)
RispondiEliminac'è anche da dire che magari quella D28 (se non sbaglio modello) suona semplicemente bene, ma nelle mani di Tony e con tutto quello che l'ha suonata e vissuta, diventa uno strumento magico, Ne nasce uno ogni tanto (di Tony Rice).
EliminaSì Giancarlo, lo davo quasi per scontato. Tuttavia quella chitarra ha qualcosa di singolare..
Elimina... la storia della reliquia è impressionante, in pratica un "catorcio" riaggiustato più volte! :D Ma quei 25 secondi in cui Tony la suona dicono tutto! (da 2:00 a 2:25)
Elimina[video]https://www.youtube.com/watch?v=XbEZNl-bMw4[/video]