venerdì 7 aprile 2017

You can get some satisfaction

Alcuni degli esponenti più illustri della Newport Festival Foundation, in un non meglio precisato giorno del luglio 1965 ebbero la ventura di accompagnare un mite settantenne ad acquistare una chitarra in un prestigioso negozio di New York. Il tragitto in auto era stato gradevole e Mississippi John Hurt, il settantenne in questione, era stato per tutto il tempo con gli occhi sgranati, stupito per tutta l'attenzione che i giovanotti della Fondazione gli attribuivano, disposti com'erano a regalargli una super chitarra folk vintage degna della sua grandezza, e per le infinite domande che gli venivano rivolte. Insomma, Mississippi aveva certamente eseguito e registrato brani Piedmont e Delta Blues una quarantina d'anni prima. Era molto bravo, e lo sapeva. La cosa era finita lì, e sapeva pure questo. Senza strepito, tornò al suo lavoro nei campi (le mani lo testimoniano ampiamente): l'ometto intratteneva i vicini sotto il portico della casetta che oggi ospita il museo a lui dedicato. Finite le canzoni,, buonanotte, buonanotte, ciao John, ciao Marjorie, a domani! Stop. Ma adesso era lì, al centro di un'attenzione che non sapeva bene da dove piovesse. Lui era un contadino con uso di chitarra, non una rock star!


Ripescato dopo quarant'anni passati a cavar patate, in pieno Folk Revival, eccotelo finalmente costretto a scegliersi una chitarra, la sua prima decente chitarra.. "Signor Hurt, ci sarebbe questa splendida..", ma Mississippi aveva gli occhi su un Sunburst e una pickguard sghemba.. "John, ecco,  noi avremmo pensato a questa vintage 00-42 Martin, uno strumento degno di lei e della sua arte ".", bella.. Proprio bella.. Ma quanto costa?". "È un regalo, una omaggio alla sua.." "A me? Oh, sì, grazie,  ma ma vede io.. Aspetti che accordo questa qui..". "Questa qui" era una Guild F-30 Sunburst. Robetta, per Peter Seeger che ridacchiava contento in un angolo, sotto il getto dell'aria condizionata.. "Forse lei non sa, Signor Hurt che questa Martin è un pezzo unico e che.. ".."Ah, ma io lo so..E siete gentili, ma io mica posso tirarmi dietro un diamante da guardare. I'm a Workingman Bluesman
, un operaio della musica e voglio il meglio senza che mi dia rogne. " Peter Yarrow svenne, Mary Travers ebbe un lieve mancamento. Alan Lomax stava contando la trentesima goccia di Valium.
Più tardi, col fresco, riuscirono persino a scattare una foto..



31 commenti:

  1. E chi siamo noi per contraddire simil giovinotto ? Il confine tra i wish e i want resta ben segnato dall'aratro della storia : chi "lavora" vuole attrezzi affidabili e robusti , pochi patemi d'animo e scoraggiare le manoleste quando ti giri a riempirti il bicchiere con il bourbon. Noi , cioè , io , che oramai ho fatto del divano il mio palco , posso ancora sognare gioiellini in palissandro brasiliano . Tanto resteranno sogni , ma guai a chiuderli nel cassetto a doppia mandata ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah , bella storia brother , raccontata come meglio non si poteva, grazie :-)

      Elimina
    2. Lieto ti sua piaciuta...È andata così, io ci ho messo un tanto di romanzo è una certa quota di anti-pips and fetish. La storia della chitarre di Mississippi John Hurt è MOLTO intricata, soggetta a speculazioni davvero indecenti a far data dal 2010, quando fu battuta all'asta la F-30 de quo. Io, per non saper né leggere né scrivere e in carne,ossa e ignoranza, guidato dalle orecchie, ho acquistato un paio d'anni fa la Guild GAD F-130 in palissandro nipote cinese della F-30 del Nostro, al quale non importava nulla di Umanov o Mandolin Bros. Aggiungo un video che documenta che razza di mani aveva il Signor Hurt..

      Elimina
    3. [video]https://youtu.be/btN3gwf3waw[/video]

      Elimina
  2. Mi è piaciuto molto il racconto e devo ammettere che non conoscevo molto di Mississippi John Hurt ... un bluesmann particolare per quell'epoca, una voce delicata ed un fingerpicking robusto che ha mantenuto anche da vecchietto, nonostante il lavoro come bracciante nei campi.
    Sono andato ad ascoltarmi un po' di pezzi sul tubo e mi sembra di riconoscere gli echi del suo stile in molti suoi successori.
    Per esempio in questo pezzo mi sembra quasi di sentire Jorma Kaukonen:
    [video]https://www.youtube.com/watch?v=39RBm4tH9cA[/video]

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero , anche se i padri putativi di jorma sono il rev. Gary Davis e Blind Blake. Ma il suono a volte ruspante e a volte dolce è una caratteristica di parecchi bluesman degli anni d'oro. E jorma li ha divorati tutti. E io con lui eheheheheh

      Elimina
    2. Sì, @beppeferra.. Questo è un brano che suonavo quarant'anni fa.. Ha cambiato forse una dozzina di titoli e ha lo stesso giro di Cocaine Blues, più o meno dissimulato.. Ma chissene..

      Elimina
  3. Bella storia, tra il vero e il verosimile, con tanto di particolari probabili e ghiotti per noi appassionati di chitarre. Proprio lì sta il bello.

    Visto che tra i cookers ci sono buoni narratori mi verrebbe voglia di aprire un angolo "letterario" dedicato alla chitarra. Storie vere, verosimili o anche di pura fantasia, in cui rientrino le nostre pips nobilitate da un bel racconto. Questa sarebbe una degna apertura (e potrei metterci pure la mia vecchia storia sulla creazione della Gibson Keb Mo).
    Insomma, se avete voglia di scrivere belle storie come questa fatevi avanti. Ad aprire uno spazio apposito per raccogliere storie di chitarre e chitarristi non ci vuole nulla per la redazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La storia della 00-42 Martin d'annata è verissima. E mi immagino l'eletta schiera highbrow tentare di convincere, far capire che erano loro i depositari del Vero Folk, si rassegnasse il Nostro. Il Signor Hurt era, di fatto, un Cincinnato che beveva root beer, poco incline alla gloria facile e, per lui, immotivata e irragionevole. C'è una storia relativa alla chitarra (o alle chitarre) di Mississippi John Hurt che ha dell'incredibile. Me ne sto occupando, tempo permettendo. Dico solo che né Mike Bloomfield o Jimi hanno avuto tanto tourbillon intorno ai loro strumenti ahimè postumi..

      Elimina
    2. Quello che c'è di totalmente falso (lo so, lo so, sono uno str..anissimo Cooker) è relativo al primo video.. Indovinate un po'??

      Elimina
    3. Come viatico per questo nuovo angolo letterario userei l'incipit de 'Il compagno' di Cesare Pavese:
      "Mi dicevano Pablo perché suonavo la chitarra. la notte in cui Amelio..".. Ma anche "Mi dicono Pablo" è suggestivo..😎

      Elimina
    4. Idea meravigliosa!!! Ho qualche storia da scrivere, e cercherò di farlo senza errori di battitura lo prometto 😂😂😂

      Elimina
  4. Mississippi John Hurt...la cosa che mi colpisce più direttamente non è la voce, che preferirei forse meno addolcita, non il suo suono come l'ho sempre sentito, fortemente influenzato dalle tecniche di registrazione di allora, ma è la faccia. Sembra intagliata nel legno scuro ed è altamente evocativa di un tempo e di una America che non c'è più.

    RispondiElimina
  5. Bella storia e bel racconto che ci fa incontrare un personaggio speciale che di storie da raccontare e canzoni da cantare ne avrebbe avute tante.
    Indegnamente, l'ho scoperto solo adesso, ho rubato la sua immagine in bianco e nero per la realizzazione di un video, un blues suonato con Salvo e il Doc Jazzino, ma in fondo il blues non guarda chi e come lo suona, guarda l'anima di chi lo suona, e in quel momento la mia anima era blues..
    ;-)

    RispondiElimina
  6. Io avevo un mese di vita....Una storia bellissima! Quando un uomo da il giusto valore alle cose...Fregandosene delle Pips😉
    Per lui la chitarra era uno "strumento" e come tale lo considerava, mentre lui era il Blues e senza di lui una Martin vintage, restava solo un oggetto per quanto perfetto e di valore...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedi, Mimmo? Sei nato (o concepito) sotto una buona stella! E poi dicono che il destino non esiste.. Bleah! 😎

      Elimina
    2. Diciamo che io credo molto nella reincarnazione, e ho avuto momenti in cui ne ho avuto la conferma ( se ti va un giorno ti racconterò), quindi per forza di cose credo al karma, con il quale ognuno di noi deve rapportarsi, e che noi occidentali chiamiamo destino...

      Elimina
    3. Per forza di cose credo nella reincarnazione, non foss'altro per via puramente 'fisica'; nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. il Tao del Fisica, il Caso è la necessità, senza contare lo splendido, ma decisamente Zen 😊 Lo Zen e l'Arte del Tiro con l'Arco, di Herrigel (Adelphi). Quest' ultimo, insieme a Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motociclette (libro fondamentali, secondo me) potrebbero benissimo ispirare un libro del tutto analogo relativo alle Chitarre di cui qui si tratta ampiamente. Ultima cosa: Mississippi John Hurt era una persona intensamente spirituale. Io sono un materialista dialettico, ma so apprezzare le persone di valore, in qualunque cosa credano. Purché ci credano...☺

      Elimina
    4. Essere materialista, è uno stato mentale che non inficia assolutamente la teoria della reincarnazione, che altro non è se non il metodo migliore, per innalzare il proprio essere ad un livello superiore di conoscenza, vorrà dire che se in questa vita sarai materialista, sarà solo perché il tuo spirito , anima o come vuoi chiamarla, deve partire da un livello più basso, per innalzarsi ad un livello superiore, insomma ogni vita è come un anno scolastico, alla fine se si viene promosso si passa ad un livello superiore, altrimenti si ripete l'anno 😉

      Elimina
    5. Sì, lo so.. Che dici, sarà per quello che ho sposato una Yogini? una Maestro di Yoga? E comunque è la sesta volta che mi re-incarno in un ramarro., anche questo vorrà dire qualcosa, no? 😎

      Elimina
    6. HAHAHAHA!! E allora io senza capelli? Diciamo che quando ci è stato dato modo di scegliere, abbiamo fatto come John Hurt, siamo andati più sul concreto che sull'estetica 😁

      Elimina
  7. gran bel racconto con quel giusto pizzico di fantasia che alla fine non credo sia tanto distante da come si sono svolte davvero le cose. visto che un po' più su ci si scambia consigli di libri, (bellissimo e cardinale quello di Pirsig!) ne propongo uno anch'io, in linea con lo spirito del post. Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyer, che racconta, rimastica e reimmagina storie di alcuni grandi del jazz sulla base di notizie vere, aneddotica, vulgata. lo apprezzai moltissimo.

    RispondiElimina
  8. E adesso, in coda, trovate il veleno. L'esecuzione di Cocaine Blues, il primo video, è di un artista inglese, niente meno. Bianchissimo, oltre i settanta pure lui. Un tal Keef, degli Stones. Bizzarro, eh? Eppure questi signori hanno imparato tutto da Howlin' Wolf e soci.. ☺

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il titolo del post metteva sulla strada, dai.. @ansgar: comprato il Dyer. Adesso devo trovare il tempo per leggerlo..☺

      Elimina
    2. tranquillo, se è per leggere quel libro, sarà il tempo a trovare te ;)

      Elimina
    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    5. Mi farò trovare a pie' fermo.. (Viva le tastiere predittive, mi tocca eliminare il 47% di quanto cerco di scrivere, Maremma Coriandola)

      Elimina

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per inserire una immagine nel commento scrivi: [img]URLdell'immagine[/img]
Per inserire un video nel commento scrivi: [video]URLdelvideo[/video]