venerdì 8 aprile 2016

Pensieri in libertà

Qualche giorno fa, mentre buttavo il pattume di casa, apro il bidone della carta e mi cade l'occhio su alcune riviste gettate lì dentro. Guardo meglio: ci sono diversi numeri di "Chitarre".
Lo so che non è bello vedere un vecchio che rovista nel rusco. Vabbè, era mattina presto, nessuno che mi vede... Sporgendomi dentro, ne prendo tre o quattro (alle altre non ci arrivavo proprio).
A casa le sistemo in bagno, sul mobiletto di fronte al wc per una conciliante, intima lettura.
Ne prendo in mano una a caso:  n. 169, marzo 2000, lire 9000 (apperò..)
Sorvolo gli articoli su effetti e pedalini ormai dimenticati, concorsi per chitarristi illusi e arrivo ad un articolo che fa una specie di analisi approfondita del pezzo "Vita spericolata" di Vasco Rossi.
In una colonna, a firma g.d., c'è qualche sprezzante valutazione sulla canzone: "rime approssimative e dilettantesche, struttura elementare" ecc ecc.
Bah!... Vasco Rossi non mi è mai piaciuto, ma scrivila te caro il mio g.d., una canzone che abbia altrettanto successo e foriera di tanta grana.
Vasco Rossi, si sa, oggi è un ricco e pingue signore che su quella canzone ci ha costruito l'intera carriera. Dopo "vita spericolata" non c'è poi molto altro. Ma quella canzone ha messo a fuoco il personaggio, arrivando a una moltitudine di persone, che ancora oggi vanno a riempire gli stadi dei suoi concerti.
Lo sanno bene che il loro idolo è vecchio e imbolsito, ma che importa? Anche loro sono invecchiati e perciò la liturgia può andare avanti nonostante l'arteriosclerosi.

Tutto questo lo pensavo mentre stavo seduto  sapete dove, immerso nella contemporaneità di una funzione fisiologica  che vede nel contempo i pensieri librarsi leggeri e svanire alla fine velocemente nello sciacquone.


21 commenti:

  1. Chitarre... ho praticamente tutti i numeri dal 1990 al 2011 circa ( anno in cui peraltro vinsi l'abbonamento tramite i quiz di Accordo ) , oltre a intere annate di Axe e Guitar club . E visto il prezzo di copertina , fu un investimento per nulla economico. Però a me aprirono gli occhi su un mondo che conoscevo poco , fino ad allora ero un acusticante duro e puro e in quelle pagine ( visto che erano partite le avventure con la band ) ho trovato consigli sui settaggi , sui pedali , ampli , corde ecc ecc e in più spesso trascrizioni in tab di brani noti e meno noti. Sempre dalle pagine di Chitarre ( su cui scriveva anche il mio amico Giovanni Palombo per le recensioni acustiche ) ho scoperto Accordo , che mi ha inoltrato nel mondo dei forum/blog , mi ha fatto conoscere la bellezza della condivisione virtuale e portato fino a qui .Ora chitarre ha chiuso i battenti , e anche se la seguivo solo su internet , la cosa mi fa male. Probabilmente anche un comportamento come il mio ha contribuito , i tempi sono quelli che sono , e se neanche un appassionato come me va in edicola mensilmente per acquistare una rivista , ma come potevano campare ?
    Su Vasco hai detto tutto tu , ha un seguito enorme e non solo da parte della sua generazione , anzi. Qualcosa mi è piaciuta in passato ( e l'ho suonata con il gruppo ) ma per me il valore aggiunto l'hanno dato i vari componenti della sua band , sempre gran musicisti. Specialmente i chitarristi , da Solieri a Braido , finendo a Burn . Uno dei soli più belli di chitarra elettrica è , per me , quello de " gli Angeli " , suonato da Michael Landau , un solo epico ed emozionante che , fatto ascoltare ad amici a digiuno del blasco , credessero fosse un lavoro internazionale e si chiedevano perchè non lo conoscessero . Ecco , gli angeli è l'ultimo brano di Vasco che mi è piaciuto , con begli arpeggi liquidi nelle strofe , un testo venato di dolore e speranza per la morte di Maurizio Lolli , e un videoclip diretto da Roman Polanski che credo sia stato il più costoso di sempre per un artista italiano. Sai che c'è , lo posto ( se ci riesco....)
    [video]https://www.youtube.com/watch?v=97IbJoh7gi0[/video]

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  2. Anche rovistare nei cassonetti, se non per necessità, può avere un certo fascino, ci si rende conto che qualcosa che uno ha abbandonato, a un'altro può interessare e può ridargli una seconda vita. Mi è capitato di portare bagagliai pieni di "rumenta" in discarica e tornare con un oggetto da ripulire o da aggiustare che però a me piaceva, chissà che un giorno non veda spuntare da una montagna di rifiuti la paletta di una Gibson L-50 Archtop del 1948 che abbia solo bisogno di una spolverata e di un cambio corde..

    Le ultime due righe del tuo post sicuramente piacerebbero a Vasco.. pensieri liberi che svaniscono velocemente nello sciacquone.. da ricamarci intorno una canzone..
    ;-)

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  3. Per dirla con il Guccio: siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno...e se non restiamo noi, una rivista può ben finire nel nulla.

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  4. Sulla tazza, si fanno delle riflessioni, che spesso rasentano il filosofico... Il corpo si svuota, e la mente si riempie...HEHEHE!!! per tornare all'argomento, Vasco Rossi, l'ho sempre considerato un paraculo, uno che però, ha trovato le chiavi giuste per arrivare al sentimento di molti, la mia impressione è che spesso gioca molto su argomenti che lo assimilano alla "gioventù bruciata", ma in realtà, è uno dei tanti posti di paese, con la sensibilità di capire i sentimenti di molti :-)

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    1. Posti, sta per poeti di paese, ma il mio telefono mette sempre "bocca" su argomenti che manco conosce ..... HAHAHAHA!!!! :-)))

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    2. @@@ ---> per Mimmo!

      Il tuo problema E' il telefonino!
      Buttalo nel cesso e ri-fatti unm PC!
      Che mi serve sempre quel cellulare tra le mani?1? Chessei, una signorina, ahahah?!? Guarda me che c' ho sempre quello di 10 anni fa, piccolo, robusto ed essenziale e soprattutto usato solo per ...telefonare!

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    3. In fondo non è più un telefono, ma un computer portatile, non ne faccio un uso smodato, ma è utile per il fatto che ha sempre internet a portata di mano, a casa uso solo il computer, ma a casa ci sto molto poco, quindi lo smartphone è comodo per restare in contatto con gli amichetti di fingercooking :-)

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  5. Alla fine ricadiamo sempre qui, a tentare di dare un valore musicale a opere (prodotti?) che sono un incrocio di tante cose, dove la musica è solo uno dei componenti.
    Tento un paragone con un farmaco, chessò una compressa: c'è una molecola che fa da principio attivo, poi un componente che deve portare il principio attivo nel posto giusto, poi degli eccipienti, poi qualche legante per tenere il tutto. La musica rock e tutti i derivati pop (tanto per capirci) sono delle pastiglie dove spesso la musica non è nemmeno il principio attivo, ma il componente che deve veicolare il tutto: immagine, sogno, riferimenti generazionali, mito... Ecco perchè tante canzoni celeberrime spesso sono musicalmente banali. Il loro valore non è prettamente musicale quanto "sociologico". Hanno colpito l'immaginario e hanno lasciato un segno, ma qual era il principio attivo? L'attacco di Jailhouse rock o il ciuffo di Elvis? (o il bacino?!). La chitarra di Keith Richard o i labbroni e la lingua di Mick Jagger?
    Credo che l'unica vera eccezione siano stati i Beatles. Certo anche lì c'era parecchia roba extra-musicale (i caschetti da paggi, i vestitini da finti bravi ragazzi, ecc.), ma la maggior parte delle loro canzoni erano realmente geniali, in quasi tutte c'era qualcosa di mai sentito prima e di classico al tempo stesso. La loro produzione musicale è realmente qualcosa di eccezionale a prescindere dagli altri componenti del fenomeno Beatles.
    Tornando a casa nostra, il Blasco ha infilato alcune canzoni veramente belle, come Sally ad esempio. Il resto sono eccipienti (trasgressione, droga, donne, riscatto della provincialità, inno a un certo menefreghismo, ecc.). Idem dicasi per il fenomeno Ligabue, anche se più intelligente e acculturato.
    Vabbè ne ho dette tante, compresa probabilmente qualche cazzata. Ma credo che grosso modo le cose stiano così.

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    1. Qualche caxxata a cominciare da 'provincialità'. Ovviamente era provincialismo :)

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    2. ...e anche i Led Zeppelin non scherzavano!
      Sono quei rari esempi dove all'ascolto di una canzone, che magari nemmeno conosci, non dici il genere musicale ma il nome del gruppo. Cos'è 'sta roba? Ah, Zeppelin! Oh, Beatles! E se non sono loro è qualcuno che copia! Ci sono nomi storici che rappresentano l'apice di un genere, o che l'hanno innovato, ma in quanti hanno messo inconfondibilmente il loro nome su un modo di fare musica? Pochini...

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    3. Una disamina sociologica perfetta, molto ragionata nonche' retoricamnte giusta, piuttosto e anzicheno'!
      Io aggiungerei la componente personale che poi e' l'ingrediente principe. Ve lo immaginate "Il ragazzo della via Gluck" cantata da un altro? Una ciofeca! Celentano invece e' la perfezione assoluta in quel pezzo, in quella versione, in quel disco del'66.
      "Non e' Francesca"? Un flop cantata dalla Formula tre, un capolavoro e un successo interpretato dal suo autore l' immenso Lucio.
      E cosi' via. La voce personale e' importantissima. La' dove la voce incontra l' uomo giusto che la possiede identificandosi con la canzone stessa.
      Per quest io, quando danno quei programmi celebrativi su Battisti o altri, in cui altri artisti si cimentano nei brani famosi dei primi, cambio canale. Perche' non ci puo' essere una verosimiglianza, l' originale e' troppo radicato nel subconscio e il contrasto risulterebbe cosi' evidente da dare quasi fastidio.

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  8. Penso che se tu scrivessi un libro lo leggerei.che sia esso di contenuto musicale,culinario o altro.hai la rara facoltà di coinvolgere le persone,leggerezza e ironia nello scrivere anche cose abbastanza impegnative e capacità di insegnamento.anche il far nascere in chi ti legge curiosita,che alla fine è l'apertura per molte "porte"anche quella del bagno,perché no :)

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  9. "Penso che se tu scrivessi un libro lo leggerei"
    Intanto hai declinato magistralmente un condizionale e un congiuntivo (e non è poco, in giro si sente certa roba...) Apprezzo quindi ancora di più questo che considero un complimentone.

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  10. Avevo un professore che ti somigliava al liceo,non fisicamente,è stato l'unico che mi ha fatto appassionare alla materia,filosofia,l'unico a farmi "pensare", l'apprendimento era molto più facile.ora di professori cosi,esperienza personale con figli,ce ne sono pochi.non ringraziare.scrivi piuttosto e suona :)

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    1. Io invece ne ho incontrato uno fantastico all'università (giurisprudenza). Un certo Ricci. Si era al quarto anno ed eravamo in pochissimi. Lui aveva la cattedra di Procedura Civile. Dal nome sembrerebbe che al mondo non ci sia nulla di più arido e noioso...E invece le sue lezioni, seguite in un religioso silenzio, erano un'avventura intellettuale incredibilmente coinvolgente. Mai più incontrati prof. così.

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    2. Conosco,mia figlia ha inserito nella tesi qualcosa di suo e non era affatto arido leggerlo.
      A proposito di riviste, di "Chitarre",ne ho tanti numeri presi al mercatino delle pulci.Mentre avevo l'abbonamento alla rivista "Selezione dal Reader's Digest" purtroppo anche'ssa ormai sospesa.Tu dirai: :)
      Grazie per le chiacchiere e buona musica Prof o Rev?

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