.......O meglio, come RINASCE una canzone, questa ballata Inglese fu incisa da Fabrizio De Andrè nel 1966 in Italiano, volete sapere come sono andate le cose? io l'ho appena scoperto in un articolo che ho scovato in internet, dopo aver postato questa mia versione "Moroneggiante" su Youtube, di seguito vi allego l'articolo:
Un mistero che si perpetua dal 1966, circa la scelta di cantare in italiano Geordie, nel lato B del 45 giri conAmore che vieni, amore che vai. Due le stranezze: l'incisione a due voci (unico duetto in quell'anno) e l'adattamento di una canzoneinglese, lingua che ignorava. Ecco cosa si legge nel volume di Pistarini:
Per molto tempo i due misteri sono rimasti senza risposta. In rete c’è stato un tentativo di ritrovare la voce femminile, Maureen Rix, per poterle chiedere lumi su questa storia. È stata cercata
perfino degli Stati Uniti, sempre senza successo. Per una fortunosa sequenza di eventi e grazie soprattutto al libro che precede questo,Il libro del mondo, chi scrive è riuscito a rintracciare Maureen Rix in Italia. E a intervistarla.
perfino degli Stati Uniti, sempre senza successo. Per una fortunosa sequenza di eventi e grazie soprattutto al libro che precede questo,Il libro del mondo, chi scrive è riuscito a rintracciare Maureen Rix in Italia. E a intervistarla.
Che ricordi hai della Genova di allora?
La Genova degli anni Sessanta era vibrante di vita: c’era esuberanza nell’aria, si respirava la rivolta della gioventù contro le tradizioni e le formalità dei genitori e le restrizioni imposte dalle regole familiari. (...) C’erano due bar particolarmente popolari, frequentati dai giovani genovesi. C’era il bar Giavotto sotto i portici in piazza De Ferrari frequentato soprattutto da studenti universitari di sinistra e da artisti come Attilio Carreri e intellettuali eccentrici come “Mortimer The File”. Poi c’era il Baretto su corso Italia, frequentato in genere dalla gioventù della Genova bene inclusoFabrizio De André, Paolo Villaggio, Luigi Tenco e credo anche Gino Paoli.
Hai detto Fabrizio De André. Lo hai conosciuto al Baretto?
No, non al Baretto, ma in una scuola. Nel 1962 mi fu offerto un lavoro come insegnante d’inglese e assistente del professor B. Sinha alla scuola parastatale Pareto Ligure in Sampierdarena, a Genova. Il proprietario della scuola era il professor Giuseppe De André,industriale genovese, che impiegò come amministratore della scuola suo figlio Fabrizio, probabilmente perché doveva mantenere una famiglia. Si era infatti sposato (con Enrica “Puny” Rigon) e aveva avuto un figlio (Cristiano). (...) Ricordo bene il primo incontro con Fabrizio, perché fu piuttosto insolito e manifestò immediatamente il suo carattere anticonformista. Uscì dalla biblioteca, dove aveva il suo ufficio, mentre passavo e si presentò stringendomi la mano e dicendomi: “Mi sa che noi due abbiamo qualcosa in comune, abbiamo tutt’e due fatto matrimoni riparatori”. (...)
No, non al Baretto, ma in una scuola. Nel 1962 mi fu offerto un lavoro come insegnante d’inglese e assistente del professor B. Sinha alla scuola parastatale Pareto Ligure in Sampierdarena, a Genova. Il proprietario della scuola era il professor Giuseppe De André,industriale genovese, che impiegò come amministratore della scuola suo figlio Fabrizio, probabilmente perché doveva mantenere una famiglia. Si era infatti sposato (con Enrica “Puny” Rigon) e aveva avuto un figlio (Cristiano). (...) Ricordo bene il primo incontro con Fabrizio, perché fu piuttosto insolito e manifestò immediatamente il suo carattere anticonformista. Uscì dalla biblioteca, dove aveva il suo ufficio, mentre passavo e si presentò stringendomi la mano e dicendomi: “Mi sa che noi due abbiamo qualcosa in comune, abbiamo tutt’e due fatto matrimoni riparatori”. (...)
Come finiste a parlare di musica? Dopotutto tu eri un’insegnante, e lui un amministratore…
Condividevo con lui l’interesse per la musica tradizionale o folcloristica ed ero anche amante della poesia. (...) Ogni tanto gli davo un passaggio in macchina per andare in centro a Genova, perché lui non guidava. Mi raccontò che aveva perso la patente perché aveva investito due carabinieri a cavallo in alta uniforme”! Certo che Fabrizio non faceva le cose a metà. (...)
Condividevo con lui l’interesse per la musica tradizionale o folcloristica ed ero anche amante della poesia. (...) Ogni tanto gli davo un passaggio in macchina per andare in centro a Genova, perché lui non guidava. Mi raccontò che aveva perso la patente perché aveva investito due carabinieri a cavallo in alta uniforme”! Certo che Fabrizio non faceva le cose a metà. (...)
Come si arriva a Geordie?
Nell’estate del 1965 tornai a Londra per un paio di mesi. Mentre ero lì Fabrizio mi scrisse chiedendomi di cercare dei pezzi di musica tradizionale inglese e portarli in Italia. Quando tornai, invitò mio marito e me a casa sua per sentire la musica che avevo portato con me. (...) Allora Fabrizio prese la sua chitarra e io cantai due o tre canzoni tradizionali inglesi a memoria, tra cui Geordie, mentre lui trovava subito le note. Giorgio e io facevamo da traduttori, perché Fabrizio non capiva l’inglese. La canzone che gli piacque subito fu proprio Geordie.
Nell’estate del 1965 tornai a Londra per un paio di mesi. Mentre ero lì Fabrizio mi scrisse chiedendomi di cercare dei pezzi di musica tradizionale inglese e portarli in Italia. Quando tornai, invitò mio marito e me a casa sua per sentire la musica che avevo portato con me. (...) Allora Fabrizio prese la sua chitarra e io cantai due o tre canzoni tradizionali inglesi a memoria, tra cui Geordie, mentre lui trovava subito le note. Giorgio e io facevamo da traduttori, perché Fabrizio non capiva l’inglese. La canzone che gli piacque subito fu proprio Geordie.
Come nacque invece l’idea di farne un duetto?
Non lo so esattamente, forse aveva avuto una buona impressione mentre gliela cantavo. Dopo qualche tempo Fabrizio mi telefonò a casa chiedendomi se ero disposta a farmi coinvolgere nell’incisione di Geordie in italiano. Gli risposi che ero felicissima (...).
Non lo so esattamente, forse aveva avuto una buona impressione mentre gliela cantavo. Dopo qualche tempo Fabrizio mi telefonò a casa chiedendomi se ero disposta a farmi coinvolgere nell’incisione di Geordie in italiano. Gli risposi che ero felicissima (...).
E l’incisione come andò?
(...) Quanto a me, non avevo ancora sentito la canzone, né letto il testo! (...) Alcune cose erano cambiate dalla versione inglese: aveva sostituito il verso in cui la protagonista si diceva disposta a rinunciare ai suoi figli pur di salvare Geordie con“salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso… non ha vent’anni ancora…”, parole che cambiavano il senso della lamentela della donna ma senz’altro la ingentilivano, rendendola più consona alla sensibilità del pubblico giovanile. Dopo la prima registrazione della canzone cantata insieme da Fabrizioe me, credo piuttosto bene, i tecnici mi chiesero di correggere la pronuncia nella strofa “rubò sei cervi nel parco del re”, perché quando dicevo “parco” sembrava più che dicessi “porco”, secondo loro, suscitando anche qualche risata!
(...) Quanto a me, non avevo ancora sentito la canzone, né letto il testo! (...) Alcune cose erano cambiate dalla versione inglese: aveva sostituito il verso in cui la protagonista si diceva disposta a rinunciare ai suoi figli pur di salvare Geordie con“salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso… non ha vent’anni ancora…”, parole che cambiavano il senso della lamentela della donna ma senz’altro la ingentilivano, rendendola più consona alla sensibilità del pubblico giovanile. Dopo la prima registrazione della canzone cantata insieme da Fabrizioe me, credo piuttosto bene, i tecnici mi chiesero di correggere la pronuncia nella strofa “rubò sei cervi nel parco del re”, perché quando dicevo “parco” sembrava più che dicessi “porco”, secondo loro, suscitando anche qualche risata!
Bella storia ! A quei tempi anche la parola porco era da censurare , mentre ben altre cose passate sotto una veste puritana dicevano cose peggiori e nessuno se ne lamentava . O pochi , i soliti ribelli capelloni eheheheheh Bella anche la tua versione , se la cantavi non avresti sbagliato mica , non dai alla tua voce il giusto merito...:-)
RispondiEliminavero, non era tanto il concetto che si esprimeva, ma la forma, ad avere rilevanza.... chissà forse però oggi siamo andati pure troppo oltre... per la mia voce, io conosco i miei limiti, e forse è meglio che abbia solo suonato, a dire il vero, ho chiesto a mia moglie di cantarla.... e il suo sguardo ha avuto lo stesso valore di un vaffa HAHAHAHAHA!!! che ce posso fa nun me capisce :-))
EliminaBravo Mimmo, ottimo lavoro!! Un cavallo di battaglia del nostro duo, che però io non riesco a suonare bene come te.. la sto riascoltando per la terza volta, la quarta volta la riascolterò con chitarra in mano per cercare di "rubarti" qualche passaggio..
RispondiEliminaMi è piaciuta anche l'intervista, la storia..
Anni fa l'ho suonata e registrata con la Strato (che bestemmia.. il finale col distorsore era da arresti domiciliari) e postata sul tubo, e un americano, che si deve essere cancellato perchè mancano i suoi commenti al mio video, ci sono solo le mie risposte, se ne innamorò e mi mandò la sua particolare versione, mai bella come la tua però..
;-)
Bravo Jan, ruba ruba pure, anche perché anche io ho rubacchiato qua e la da una versione di Franco Morone, io credo che questo brano, si presta a parecchie variazioni, e perché no, anche ad una versione elettrica :-)
EliminaPartendo dal presupposto che non mi piacciono i cantautori e che quindi ho ascoltato la canzone fine a se stessa devo dire che mi è piaciuta molto!! Mi ricorda una melodia celtica che si sentono in quei film ambientati nel Medioevo con tanto di castelli, dame e cavalieri :D
RispondiEliminaPoi tu sei sempre bravo e convincente, sei un tutt'uno con la tua chitarra, gran bel sound!!
La sentì celtica, perché in effetti lo è, e De André, se ne appropriò nel 1966, traducendola in italiano, comunque il testo è bello e significativo sia in inglese che in italiano, grazie Francesco per le belle parole che hai sempre nei miei confronti :-))
Eliminacome dice francesco, qui siamo in piena atmosfera celtica ed è come se la canzone fosse tornata alle sue origini. io non mi stanco mai di dirlo: mimmo è molto bravo, sia quando compone che quando coverizza, ci mette la sua personalità, il suo piglio, riconoscibilissimo, nelle cose minimali come in quelle complesse. e c'è poco da verbalizzare o spiegare, è una percezione immediata.
RispondiEliminaGrazie Andrea, posso dire lo stesso di te, anche tu sei un interprete da dieci e lode, il tuo modo personalissimo modo di arpeggiare, lo riconoscere tra milioni di chitarristi
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