Sono stato tirato in ballo? O forse mi sono tirato in ballo da solo? In ogni caso, balliamo! (cioè scriviamo...)
Come ben sapete, al giorno d’oggi è molto difficile trovare una data che metta d’accordo tre persone che vivono in tre città diverse, seppur vicine: volevamo trovarci, Mirco, Massimo e io, in quel di Modena o meglio, in quel di Lenzotti, soggiogati dall’insinuante suggestione dell’invito fattoci da quella mitologica figura metà uomo e metà reverendo che risponde al nome di Massimo. “Da Lenzotti sono arrivate 10/15 nuove Martin, ho già chiesto, ce le fan provare senza problemi!”: capite bene che l’invito era irresistibile…
Scelta dunque per incontrarci, dopo un’accurata indagine ricognitiva sui maggiori siti meteo mondiali, la giornata più calda degli ultimi 178 anni, e schivati abilmente lungo la strada alcuni cadaveri di cammelli morti per la calura (la pianura padana è ormai una succursale, ma meteorologicamente più ostile, del Sahara) ci siamo ritrovati (ognuno seguendo la sua via) nella fresca (di primo acchito, al confronto con la canicola esterna) oasi del modenese negozio.
Il primo impatto è impressionate: io sono il secondo ad arrivare, e appena entrato vedo laggiù in fondo, seduto su uno sgabello mentre suona una chitarra di bassa fascia che sulla paletta porta lo sconosciuto marchio di Tanglewood, Mr_Pone in braghette corte: visione raccapricciante, che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Cioè, lo avrebbe fatto, se non ci fossero stati 40°…
Non faccio a tempo a riavermi, con elegante nonchalance, da questo deflagrante impatto, che arriva anche mr. Perrynason: anche lui in giovanili braghette! Decido di non farci neppure caso, e dopo i dovuti convenevoli (e avendo deciso i due fumatori di rimandare la prima desiata sigaretta a data da destinarsi per non dover tornare all’esterno), ci guardiamo intorno: una bella parete di chitarre davanti, e due nutrite scaffalature di chitarre ai fianchi. Il primo esame non è troppo approfondito, delle gran Martin non se ne vedono, ma decidiamo di procedere in maniera quasi ordinata, togliendoci lo sfizio, da veri snob, di partire “dal basso”.
Fuor di scherzo:
in realtà le 10/15 Martin non c’erano (Massimo ci ha avvertito “quasi” subito che l’arrivo previsto non era poi avvenuto, ed essendo egli in tournée canora negli Abruzzi fino al giorno prima, forse non aveva chiesto, e senz’altro non era stato avvertito, di questa mancanza);
la nostra è stata sì una (quasi) vera prova, ma senza riprese audiovideo, e senza ordine o un’idea precisa. Avevamo tante chitarre a disposizione, che la gentilezza dei proprietari del negozio ci ha liberalmente permesso di suonare: e noi suonammo.
La formazione era: io e Mirco alle chitarre (eccezionalmente ho suonato – abbastanza tanto – anch’io) e il reverendo (non sempre, in realtà ha tirato fuori gli unghioni più di una volta) allo straccio. Nel senso che quella che al primo impatto ci era sembrata una temperatura fresca, ben presto si era rivelata una temperatura “più fresca”: sì, ma di quella esterna, per cui dopo poco ci siamo accorti che gli strumenti uscivano dalle nostre schitarrate, sudate loro quanto noi. Dal che derivava una necessaria passata di straccio istantanea a fascie, tavole e corde: il Reverendo era dotato di straccio in puro cashemere, e di pazienza ancor più pura.
A questo punto, la cronaca della prova: ma non aspettatevi più che qualche ricordo, vivido sì, ma alla rinfusa.
Cosa abbiam provato? Per cominciare, tre Sigma: l’ho preteso io, perché era da molti anni che non ne avevo più avute sotto le mani, e volevo provare la nuova produzione. Ne abbiamo provate tre: le “facsimili” della Martin 00028, 0018 spalla mancante, della D28: dai 350 ai 450 € all’incirca. Giudizio complessivo: per tutte, costruzione eccellente, molto curate nei particolari, e la “D28” a mio avviso una chitarra ottima nel suono e nella suonabilità; per entrambe forse, ripeto forse (e so di rischiare il linciaggio da parte dei miei compari) simili, o appena un pelo sotto, alla Tanglewood, che però aveva il vantaggio, allo stesso prezzo o poco di più, di essere anche amplificata. (di quest’aspetto ne parlerò tra poco).
Poi, in allegra e confusa successione:
la Parlor della Eko, su mia richiesta, perché volevo provare questa chitarra economicissima (circa 250 €) che è tra le più vendute e apprezzate del momento. Mi ha stupito il suono, piuttosto dolce e molto più scuro di come me lo sarei aspettato per una chitarra di questa forma (complice forse la tavola in cedro, chi sa…). Non suonabilissima, probabilmente (si fa per dire, cioè certamente) questo esemplare in particolare aveva bisogno di un discreto setup. Comunque, per quel prezzo (questa non era amplificata) un rapporto qualità/prezzo per me sicuramente positivo.
La Recording King modello parlor (sunburst un po’ radicale, forse il modello "Dirty Thirties"?): circa 600€, un suono tutto sommato accettabile nel fingerpicking, ma tutto scatolato se si “pestava” appena un po’ o si voleva fare dello strumming. (“E’ qui da un pezzo, infatti”, ci ha sussurrato il Reverendo, quando abbiamo espresso il nostro non entusiastico giudizio).
A questo punto (ne salto qualcuna, lascio il compito di colmare le mie lacune, e di integrare, modificare o correggere qualche mio giudizio ai due amici) abbiamo deciso di saltare il fosso (a Parma si dice in una maniera un po’ più brutale) e siamo passati di categoria, o per lo meno di prezzo.
Incuriosito, non ne avevo ancora suonata una, ma in giro se ne parla tantissimo, una Cole Clark “Fat Lady” (non chiedetemi che modello…). O meglio, non so il modello, so che, delle tre che c’erano appese, ho presa la più cara: intorno ai 2000 €.
Esteticamente a me non piace, questi legni chiari, ma senza profondità, senza ricchezza di venature. Il suono: povero, vorrei dire, senza la profondità dei bassi, e senza il cristallo argentino degli acuti. E più si preme, più s’inscatola il suono, ad onta delle generosissime volumetrie del corpo. Per me, una delusione! E, per me che ho appena data via (per una permuta) quella che per me è la Maton più bella, la vecchia Australian 80, senza amplificazione e senza cutaway (una chitarra esteticamente bellissima, e la cui suonabilità non ho mai più riscontrata in nessun altra) decisamente qualche tacca sotto.
Tanto che c’eravamo, più o meno sulla stessa fascia di prezzo, la Taylor 314ce. (e anche qui, come per la Maton, sono freschissimo di confronto, perché insieme alla Maton, per lo stesso scambio ho data via la mia vecchia 312ce, cioè la stessa chitarra, con una forma leggermente più piccola, Grand Concert la 312, Grand Auditorium la 314, secondo le definizioni Taylor).
E, anche qui, delusione! Un suono non particolarmente fascinoso, un po’ “vuoto”, senza ricchezza d’armonici, senza un gran fascino di timbro, ma neanche un gran volume a controbilanciarlo. A questo punto, i due re del palcoscenico, Mirco e Massimo, l’hanno però giustamente voluta provare in versione elettrica, attaccandola a un buon amplificatore: ottimo il risultato, un suono molto naturale e abbastanza fedele all’originale (cioè a quello solo acustico). E vincente su quello della Tanglewood, che il Pone ha messo graziosamente a disposizione, e che ha subìta la tagliola del suo semplicissimo piezo: perdente ma, sfido io, a un quarto esatto del prezzo dell’altra, all’incirca, decisamente vincente, alla fin fine!
Si chiude qui, dunque, il pomeriggio di prove? No, perché ci siam tenuti il dulcis in fundo! Non ci saran state le 10/15 nuove Martin millantate da quel bagolone (non andate a cercare sul dizionario cosa vuol dire, ma ci mettete poco a indovinare) del Reverendo, ma ce n’erano due che il nostro occhio di lince aveva pur individuato: due modelli nuovi e poco conosciuti - di questa marca che, ad onta dei pochi anni di attività va sempre più affermandosi, soprattutto tra i neofiti - ma non sappiamo quanto poi venduti…: “li proviamo, non li proviamo…?”, “Va beh, intanto che sia qui, dài proviamoli!”. Dalla forma, dai colori e dalle finiture non erano particolarmente contraddistinguibili, abbiam dovuto cercare nell’etichetta sul fondo. Due sigle che non ci dicevano niente o quasi niente: una riportava un D18, l’altra, un HD28: “Tu li hai mai sentiti?”, “No, io no, e tu?”, “No, neanch’io, mah, saranno di questi modelli nuovi di cui si sente tanto parlare…”. Guardiamo i prezzi, così per orizzontarci: 2.000€ la D18, 2.800 la D28. Mah, speriamo che suonino almeno benino, con questi prezzi!!! Anche se si sa che le Martin ormai son solo marchio e nient’altro!!!
E adesso, fuor di scherzo per l’ultima volta: finalmente il piacere, la gioia, il fascino di quel suono che abbiamo sentito dai dischi quando eravamo ragazzi, e che ci ha fatto (o, per lo meno, MI ha fatto) innamorare della chitarra e di questa musica: ce l’avevamo, ancora una volta, lì davanti. E poi, giù a dire a me piace di più la D18, a me l’HD 28, ma senti che timbro, ma senti che volume, senti qui, sembra che abbia il riverbero incorporato, senti qui, a pestar di più sembra che giri il volume dell’amplificatore, lo stesso timbro del pianissimo che pian piano diventa un tuono… Ah, finalmente eccole, le chitarre!
Sì lo so, sono un “martiniano”. Grazie al cielo! Adesso che suono poco, ma che di chitarre ne ho suonate tante, posso dire che sono un martiniano: se non lo fossi stato, l’altro giorno avrei avuta una conversione. Non sulla strada di Damasco, ma di Modena.
E ora, parola agli altri amici!
Prima di tutto mi scuso con l'esimio autore per l'opera di editing (giusto qualche ritocco all'impaginazione del post a vantaggio dei lettori) e vado alla sostanza dell'articolo.
RispondiEliminaD'accordo su quasi tutto, a partire dalle discutibili braghette del Rev. Di ben altra foggia le mie (che ho anche gambe indiscutibilmente più belle). Ma veniamo alle chitarre.
Le Sigma esposte nel negozio modenese mi hanno sorpreso perché non ho trovato esatta corrispondenza con quelle provate a Sarzana. Mentre quelle mi erano sembrate si ben fatte, ma tutte piuttosto sorde, queste sfoggiavano un suono apprezzabile. Non tutti i modelli, sia chiaro, quelli entry level sono realmente insignificanti, ma già per pochi centoni in più la differenza è notevole. In virtù del prezzo e della cura costruttiva soprattutto la simil D28 era una chitarra di tutto rispetto: sonora e ben suonabile. Si sa, ambiente e predisposizione personale del momento a volte condizionano le percezioni, ma in questo caso ci siamo trovati tutti concordi nel giudizio.
Come facilmente prevedeva il Vince, dissento invece sul paragone con la Tanglewood che, a parità di cura costruttiva, ritengo superiore sia per timbro che per suonabilità. Il sistema di amplificazione poi, non presente sulle Sigma testate, anche se molto basic, con qualche correzione via DI consente prestazioni più che discrete con un suono acustico credibile (vedi post sul fantasma Formaggino, soprattutto il secondo video, registrato live con lo zoomQ3).
La RK sta in negozio da un bel po' e si capisce perché, non particolarmente curata, con un sunburst triste e un suono che definire spento è poco, conferma il livello incostante del marchio in declino. A sua difesa sospendo il giudizio per le corde scandalosamente vecchie. Forse con una muta fresca qualcosina lo tira fuori.
Nulla da aggiungere sulle Cole Clark, figlie soprattutto di un gran marketing!
Idem per Taylor, che già mi attirano poco, ma che trovo vincenti solo nella fascia media (la loro fascia media!). Vale a dire: una Taylor entry level costa troppo e dà poco, una top di gamma costa una fortuna e non li vale, mentre alcuni modelli centrali sono azzeccati e convincono soprattutto per il sistema di amplificazione molto accurato. Rimane il fatto che le Taylor costano mediamente veramente tanto e, secondo me, non hanno il fascino di Martin o di certe Gibson. Vabbè, si dirà, non sono paragonabili, modernità contro tradizione, ma personalmente continuo a vederle (e sentirle) come un ibrido con poco appeal.
E veniamo alle Martinone. Embè, due classici e c'era poco da discutere. Stavano là in altro, non solo sull'espositore! Comunque abbiamo accertato che Vince è un palissandriano mentre io sono un moganiano, estasiato dalla HD28 lui, stregato dalla D18 io (anche se sono completamente diverse, ci ho ritrovato qualcosa della mia 0018v, stessa famiglia). Il Rev è invece onnivoro, anche perché quel canchero riesce a far suonare bene quasi tutto. Acchiappa una ciofeca, si infila gli unghioni e tira fuori un suono di tutto rispetto, poi fa una pausa, ti guarda di traverso e dice "però, non male questa, eh?" (...ma va a cagher!).
Per quanto riguarda le Sigma, il fatto di aver provato delle D (anziché le 000 che abbiamo provato noi a Sarzana) secondo me aiuta, perché in fondo da una D una certa potenza e apertura di suono la ottieni comunque, mentre una piccola rischia sempre di più l'effetto scatoletta. Comunque a me erano piaciute.
EliminaLa RK (ho guardato sul sito) dovrebbe essere la RNJ (tipo Gibson nick lucas) con FF in acero, ne ho sempre sentito parlare come di una chitarra mal riuscita.
Alla fine le Taylor (e le Tanga vah) sono le uniche vere alternative allo strapotere Martin, che come ho detto sotto, vincono sempre e comunque.
Si, la RK è quella lì, era così modesta che sinceramente non ho guardato se era il modello in mogano o acero (per un po' le hanno fatte entrambe, ora pare eliminata).
EliminaLe Taylor non mi attirano esteticamente, ma sono ottime chitarre, alcune più riuscite di altre (e la tua è indiscutibilmente tra queste), ma secondo me sono troppo care e non hanno lo stesso appeal di Martin!
Comunque ho fatto un giro sul catalogo RK, che declino! Secondo me siamo piuttosto lontano dalla qualità delle tue, le finiture sono al minimo, c'è solo qualche top in adirondack che viene sventolato come garanzia di vintage sound (sarei curioso di provare). Chissà come mai?
EliminaSi nota vero? Hanno ridotto di parecchio il catalogo e anche i cosiddetti modelli top di gamma hanno caratteristiche modeste (manici in tre pezzi, finiture spartane, parecchio laminato...). Anche i top in adi invecchiato li montano su chitarre abbastanza grezze. Sono decisamente in declino, d'altra parte non hanno mai risolto il problema dei controlli di qualità e hanno piazzato parecchie sole, secondo me adesso la stanno pagando!
Eliminache dire , più che la solita invidia per voi padani che siete a un tiro di schioppo uno dall'altro , c'è il rammarico di non poter essere con voi a godere di braghette e martinelle , se state scoppiando di caldo è la giusta punizione eheheheheheh
RispondiEliminaCerto , un videuccio di straforo , vepossino...... :DDD
videuccio... sudati e in braghe corte... naaa! :D
EliminaBe'..io in pratica ho fatto da attendente ai miei due sofisticati ospiti: asciugavo con deferenza le chitarre dopo il sudaticcio abbraccio, fornivo l'accordatore, riponevo lo strumento testè esaminato.
RispondiEliminaConfermo il bel suono (assai realistico) delle Taylor amplificate con il loro nuovo sistema (ma il suono naturale, da spente, è quasi insignificante).
Sono rimasto un poco deluso perchè, contrariamente a quanto mi aveva detto Marco Lenzotti, non c'è stato un arrivo in massa di nuove Martin e Taylor, ma i prodotti arrivano alla spicciolata.
Anche perchè mi ero speso anticipandogli la visita in negozio di un "famoso collezionista di Parma"-
Confermo inoltre le ottime performances delle chitarra di fascia media (Sigma) anche se, a mio parere, su tutte svetta la mia tangona, stradora, luce dei mie occhi.
Aggiornamento, aggiornamento! L'amore non è cieco, è sordoooo!
Elimina(si era capito, vero, che il paragone Sigma-Tanglewood era provocatorio?)
... ma sai che gusto rispondere a una provocazione?! :)
Elimina...e poi la Tangona non scherza!
EliminaIntanto complimenti all'autore per il racconto come al solito bellissimo (sulle Taylor facciamo i conti dopo....). In generale e senza aver provato nulla (alla faccia dei preconcetti) trovo che almeno per quel ci riguarda come gusti ecc., tu abbia centrato il giudizio. Insomma, le Martin, almeno nei modelli standard più famosi e riusciti, sono insuperabili per definizione, sono la pietra di paragone, tutto qui.
RispondiEliminaAggiungo una considerazione. Sappiamo che i principali responsabili del timbro sono il top e la forma della cassa, ma che fasce e fondo aggiungano solo qualche nuance, come tanti sostengono, è tutto da ascoltare. D18 e HD28 sono due gran bestie, simili per shape, entrambe con catene scalloped (anche se la 18 è forward shifted) ma la sostanziale differenza è mogano vs palissandro, e la differenza si sente eccome (io mi sarei portato a casa la 18!).
EliminaMa a me la tua Taylor piacque molto, e lo scrissi anche, a suo tempo: certo, era una Taylor non a caso fuori catalogo, non nel senso che non è più prodotta (o magari sì, non lo so) ma perché molto defilata rispetto alle Taylor "solite". Un po' come la mia "ex" Maton: bellissima, non amplificata, e con un bel suono, tutto suo. Quel che mi ha stupito di questa Taylor, rispetto alla mia "piccolina", la 312, è che le mancava anche quella briscola che secondo me ne ha fatto vendere tutte queste quantità (oltre alla naturalità dell'amplificazione) cioè la comodità del manico, la qualità di aiutare chi suona a dare il massimo.
Eliminain effetti la serie 3 è quella che mi piace meno (mogano sapele), ma se viene a mancare anche la comodità rimane un po' poco.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuanto alle Cole Clark (qualche anno fa, quando ancora non c'era l'importatore ufficiale stavo per prendere una Fat Lady da uno dei chitarristi del trio Bermuda: ma non suonava così: aveva una voce bella corposa.).
RispondiEliminaIn questo video si apprezza tutta la piccolezza del suono Cole Clark odierno. Squillante si, ma tutto spostato verso le frequenza più alte...boh! E po le fanno pure pagare un botto!
[video]d1eR2Nfe4Z4[/video]
vabbè...non esce. amen
RispondiEliminatra le due etichette [video] devi incollare l'indirizzo completo della pagina, quello è solo solo un pezzo.
EliminaSecondo me, e' stato meglio che le martin non fossero presenti, anche perché, avete provato strumenti che sono alla portata di noi gente comune, mi intrigano molto le sigma, e volevo chiedervi: quelle provate da voi, erano tutte in massello? Ma sono ancora costruite sotto la supervisione martin, oppure ormai sigma e' un marchio a se? Certo che voi tre siete dei coockers incursori.... Co sta callaccia! Mettersi in macchina per andare a provare delle chitarre, e' da eroi!!! ;-))
RispondiEliminatutte casse in laminato ad eccezione di un paio di modelli limited edition in catalogo che lì non c'erano. Ma quelle due in massello vanno sui 2000$, che in euro sarà circa pari e patta! Non so se ne vale la pena...
Elimina...ora le Sigma sono in mano ad una azienda tedesca e credo che la Martin non c'entri più nulla.
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