La mia "Regina"
A grande richiesta, cioè di Perrynason solo, in realtà,
m’accingo a presentarvi, perché tirata in ballo nel corso del post sui Mandolin
Brothers, la mia “Regina”. In realtà sarebbe stato meglio avessi imparato a
fare un piccolo video, anche solo da i-pad, e postarlo. Sarebbe stato
sicuramente meno faticoso per me e più esauriente per voi: imparerò, e potrò
così anche in seguito corroborare le mie parole con immagini in movimento e “in
suono”, soprattutto.
Come scrivevo, la mia “Regina” è una Martin, e fin qui
nessuna sorpresa: non ha un numero di sigla ma un nome, e quel nome è uno che
di primo acchito nessuno conosce, perché non è quello di un musicista: nel
meraviglioso (nel senso di quante meraviglie racchiude) catalogo della storica
casa di Nazareth compare infatti come “Gerry Tolman Tribute”. E dunque, Gerry
Tolman, chi era costui, per ripetere le parole di Don Abbondio a proposito del
filosofo Carneade? Per vent’anni, a cominciare dal momento in cui le vicende
sia umane che artistiche del leggendario trio erano nel punto più basso,
dimenticati dal grande pubblico e al minimo storico in quanto ad attività
concertistica e discografica, Gerry Tolman fu l’impresario e, più ancora, “il
cuore e l’anima dietro le scene” di Crosby Stills e Nash: grazie alla sua attività,
alla sua intraprendenza, alla sua fede nelle intatte qualità di quei tre grandi
ma alquanto scapestrati musicisti, grazie alla sua amicizia soprattutto, il
corso della loro attività ricominciò a salire e salire. Il destino però ci mise
lo zampino, e Gerry Tolman morì, il pomeriggio dell’ultimo dell’anno 2005. Per
CS&N fu una gran botta, dalla quale ammisero di essersi ripresi a stento. In
segno di riconoscenza, d’amicizia, d’affetto, nacque un progetto secondo me
bellissimo: questa chitarra, che inventarono mettendo insieme la loro
esperienza e quella di Martin per creare un oggetto che a mio avviso è non solo
bellissimo per com’è fatto, curato, impreziosito da mille particolari, ma anche
carico di mille segni che raccontano di quell’amore e che a mio avviso la fanno
suonare non solo con il legno, ma con delle vibrazioni speciali.
Ma torniamo alla nascita di questa chitarra: “partita”
l’idea, e stabiliti dai tre musicisti i concetti di massima (forma, legni,
tastiera, manico) il custom shop Martin costruì due prototipi, che sottopose
all’approvazione del trio e alle loro eventuali modifiche durante una tournée
non del trio, ma del quartetto, cioè con l’aggiunta, si fa tanto per dire, di
Neil Young. Ora, per chi non lo sapesse, “The Loner” ha da sempre non solo
odiato, ma anche proibito che il suo nome o la sua immagine fossero uniti (a
cominciare dal concerto di Woodstock, dove aveva suonato con i suoi tre
compagni nella parte elettrica dello show ma aveva formalmente proibito di
essere compreso nello storico film) a nessunissima attività di merchandising,
anche di altissimo di livello. Conosciuta però l’idea, e vista la chitarra,
decise però di unirsi a quel progetto, in segno di amicizia e amore verso Gerry
Tolman: come rese visibile questa sua partecipazione, lo vedremo.
Adesso vediamo com’è fatta, anzi, di cos’è fatta questa
chitarra.
All’aspetto, e alla sostanza, il modello è quello della
classica dreadnought HD di Martin: palissandro East Indian per fasce e fondo,
Engelmann spruce per la tavola, vero mogano (e non i quasi mogano che oggi si
sprecano) per il manico per quanto riguarda i legni (naturalmente, come Martin
ci tiene a precisare, della categoria “premium”) catene avanzate e “scalloped” per la costruzione, la finitura a
spina di pesce e il classico binding in ivoroid, con una sottilissima riga
incavata in nero tutt’intorno alla cassa e alla paletta, la rosetta in Style
45, ma con una bellissima linea centrale di abalone talmente scelto che in un
cerchio di due millimetri di spessore ha tutti i colori dell’arcobaleno: il
colore della tavola è bruno, l’impressione è quella di una chitarra già
vecchia, se non senza età.
Il manico ha la classica larghezza di 1-3/4 al
capotasto, la forma è quella low profile, dietro ha il classico diamante, la paletta
è bellissima e spicca pur tra le mille finezze estetiche di questa chitarra
(scusate le iperboli, ma dopo 7 anni quando apro l’astuccio questa chitarra mi
fa ancora battere il cuore): davanti è uno specchio nero di lucidissimo ebano
africano, sul quale spiccano il famigliare logo della Martin, ma questa volta
in luminosa madreperla, e soprattutto il logo delle CSN intrecciate che tutti
noi conosciamo e amiamo, ma con lo stesso multicolore abalone che arricchisce
la rosetta.
Le meccaniche sono le classicissime Gotoh aperte, con i
“butterbeans know”.
Il ponte è dello stesso mogano africano nero della tastiera
e del manico (di cui parleremo appresso), del tipo “belly bridge with a single
point”, con le due piramidi a fianco che riprendono il tema del diamante che
sta dietro la paletta. Un ponte, dice il catalogo “rarely offered”!
Ultima cosa, il manico: la larghezza, è quella perfetta per
fare il fingerpicking, il colore, quello dell’ebano nero africano, sono
arricchiti dalle firme di Crosby, Stills, Nash e sì, anche Young! Ma le loro
firme di madreperla sono, come dire, quelle del cuore: per Crosby, al quinto tasto
c’è il suo schooner, la sua “Wooden ship”, per Stills, tra settimo e nono, la
costellazione della Croce del Sud, “The Southern Cross”, per Nash, al
dodicesimo, il suo “Winged Hearth”, il suo cuore con le ali; dopo le loro, al
quindicesimo tasto, la firma del “Loner”, di Neil Young, la sua “Broken arrow”,
la sua freccia spezzata: e, infine, la cosa forse più toccante di tutte, al
diciassettesimo, l’occhio di tigre, l’occhio di Gerry Tolman…
Più o meno ve l’ho descritta e le foto, se riuscirò ad
allegarle, dovrebbero dare un’idea, anche se son foto scattate dall'i-pad alla luce dell'abate-jour.
Ora, la parte più difficile, ma che sarà la
più corta: come suona? Quando sarò capace vi farò un video, lo prometto, anche
se tra la mia ruggine chitarristica e le limitazioni delle riprese, per
esperienza e per orecchio so che queste registrazioni sono alquanto (per dir
poco) limitate e limitanti. Come suona, allora? Rispetto alla mia bellissima (e
aridaglie…!) Gibson J45 True Vintage (la mia “Mora”) che è un soprano, e alla
sbarazzina e più moderna, per molti versi unica, Maton a80 “Australian” (ma la
vecchia, mi raccomando perché se la confondete con la nuova m’offendo…) detta
“La Bionda”, che è un clavicembalo, la mia Regina è un baritono: detto questo,
dovrei avere il coraggio di chiudere, perché davvero non saprei come definirne
meglio il timbro. La stessa nota, alla stessa altezza, sembra, rispetto alla
Maton, un’ottava sotto, e se suonano insieme lo stesso accordo, davvero sembra
una un soprano, e una un baritono! E questo anche al cambiare di corde, ma non
parliamo di corde, se no m’intristisco!
L’altra sua caratteristica è il suono: le Martin, si sa,
hanno suono, inteso come volume. Una volta, era la caratteristica che le
contraddistingueva tra tutte le altre, ora ci sono molte chitarre che suonare
suonano, e anche forte: solo che più forte suoni, più il suono si sbraca, si
slabbra, s’involgarisce. La mia Regina, più suoni forte, più lei suona forte,
semplicemente, come a girare la manopola di un amplificatore: in più, mi sembra
di non essere mai arrivato sino in fondo, se mi capite, cioè che ce ne sarebbe
sempre un altro po’, di acceleratore, da schiacciare. E questo nello strumming,
ma più ancora a suonare una corda per volta, quando la sensazione dell’affondo
è ancora più violenta. Solo che io faccio quasi esclusivamente fingerpicking: e
allora, cosa succede? Succede quello che succede (immagino, forse mi sbaglio)
con quelle macchine che fanno i 300 allora quando vai ai 100: che vai meglio! Ma
io ho una Multipla a metano. Cioè, se
riesco a spiegarmi: il timbro rimane quello, inconfondibile, del baritono di
cui parlavo prima, ma che basta un colpetto per fargli alzar la voce… Un
difetto? Ma sì, ha anche un difetto: non è di quelle chitarre che apri
l’astuccio e suonano; anzi, ha bisogno di almeno un quarto d’ora, e anche di bei "colpi", per “aprirsi” e far sentire la sua vera voce. Peccato che io suono un
quarto d’ora in tutta la settimana…! E finisco con questa nota malinconica: vi ho annoiato
abbastanza? Scusate, ma l’amore può anche essere logorroico. Diamo la colpa a
che ho preso il ponte per il fine d’anno, e quindi avevo tempo per
sproloquiare.
Un’ultima cosa: come avevo scritto, quando l’ho comprata, la
mia era la numero 76 di una serie di 375 esemplari; praticamente
dal giorno dopo in cui è stata messa in vendita non è più né in fabbricazione
né in catalogo, se non in quello degli “hidden treasures”, dei tesori nascosti della Martin:
e questo me la fa amare ancor più!
Una cosa ancor più ultima: Crosby Stills Nash & Young sono stati i più grandi amici della mia adolescenza, e Harvest è stato il primo long playing che ho comprato, e non riesco a contare i pomeriggi passati a cercare d'imparare le loro canzoni sulla mia chitarra d'allora: dai miei quattordici anni ne sono passati 40, e loro sono ancora i miei amici. Questa chitarra è il segno, ed anche il pegno, della nostra amicizia. Che poi, quella chitarra, sia un altro segno, un altro pegno, della loro amicizia verso un amico che non c'è più, me ne accresce ancor più il valore.
Per finire, un augurio a Perry per il suo viaggio
newyorchese e per la sua visita ai Mandolin Brothers: spero che si diverta
quanto mi son divertito io, e che trovi quello che gli piace. Al di là di
tutto, la differenza tra quel negozio e quelli che ho visto in Italia, è che lì
c’è anche quello che non ti aspetti, che non conosci. E che magari da allora
entrerà a far parte della tua vita.
Auguri a tutti!
No, un’ultimissima cosa, per prevenire una domanda che forse qualcuno si farà: dato che di mestiere faccio
una cosa che mi ha reso felice ma non ricco e quindi, anche se non ho abitudini spenderecce ma anzi, se voglio comprarmi qualcosa di bello devo rinunciare a (molto) altro, per
qualche anno ho investito tutti i miei risparmi in chitarre (una delle più belle
scelte della mia vita!), tra cui questa Martin. E allora, quanto costa? No, non costa(va) molto, anzi, molto poco, secondo me,
rispetto al prezzo di altre, e soprattutto rispetto alla gioia di possedere una cosa bellissima e viva che mi accompagnerà per tutta la vita: abbastanza meno di una d40 o di una d41.
Altrimenti non avrei potuto comprarla, anche rinunciando a tutto quello cui ho rinunciato prima di metter da parte quel gruzzolo: diciamo che, se volessi venderla, avrei
fatto il migliore investimento della mia vita.
Solo che non la venderò mai
(spero).
Complimenti per il tuo prestigioso strumento e per l'articolo con cui ce l'hai presentato, interessante, simpatico ed esaustivo.
RispondiEliminaIl titolo di Regina calza a pennello alla tua chitarra !!
;-)
Complimenti per la chitarra e per la passione con cui l'hai descritta, davvero uno strumento particolare. Inutile dire che mi piacerebbe davvero provarla. Strano però che suonando in finger picking tu non ti sia orientato anche su chitarre più maneggevoli, evidentemente CSN ti hanno stregato.
RispondiEliminaLa tua risposta (grazie!) e il tuo commento, necessitano di aprire qualche altro punto di discussione che, spero, potrà coinvolgere qualche altro amico. Cerco di risponderti più chiaramente e telegraficamente che posso. Di solito, si dice che le dread van bene per lo strumming, e le forme più piccole, OM, 0,00,000, per il fingerpicking: è abbastanza vero, ma non farei delle categorizzazioni così secche…
RispondiEliminaIntanto, prendo a testimoni proprio CSN&Y: loro del fingerpicking, a modo loro e inventando anche qualche modo particolare, ne han fatto e ne fanno ancora e, soprattutto a quei tempi, usavano (e usano anche oggi in concerto) soprattutto le D45, prima che Stills si facesse fare la sua meravigliosa signature 045S ( che ho avuto il piacere di suonare, anche se per poco, a Sarzana) e la 00045S, ma ne ha firmata anche una D). Per quanto mi riguarda, più passa il tempo (e, purtroppo, meno suono) più divento laico: per cui ho trovato delle D con le quali fare benissimo del fingerpicking almeno quanto le loro sorelline. In verità, ho trovato meno OM e 000 con le quali fare strumming, se non leggero. Le D sono scomode per il fingerpicking? Se lo sono, lo sono piuttosto per le dimensioni, che per il suono. Ma anche noi non siamo tutti delle stesse dimensioni, e non tutti suoniamo con la stessa postura (sulla gamba destra, sulla sinistra, a gambe accavallate…) per cui ognuno poi trova la posizione migliore con la chitarra più adatta.
In più, ho imparato, a mia spese (e non metaforicamente) che una chitarra sola non basta: nessuna, credo, riesce a far bene tutto (e senza poi pensare al capitolo a volte nefasto del voyeurismo, al collezionismo, ecc. ecc…). Infatti, ho anche una Gibson J45 True vintage e una Maton a80 Australian, entrambe due versioni molto personali basate (a loro modo) sulla forma dreadnought: quello che cambia, per loro, non è certo la forma, ma il suono, e quello sì che è importante, a mio modo di vedere!
In ogni caso, e chiudo per non diventare troppo verboso, il mio esser laico mi ha fatto capire che (almeno per me) la chitarra migliore è quella che ti fa suonar meglio, o ti fa venir più voglia di suonare. E suonar meglio non vuol dir quella che ha il manico più facile (se no la mia Maton sarebbe la chitarra più bella del mondo, ma quel modello è davvero una cosa pazzesca, da quel punto di vista) vuol dire che ha "quel" suono, che diventa poi "quella" musica. Mi sono spiegato?
Complimenti: bellissima la chitarra e pure il tuo racconto, da cui traspare tutto il tuo amore per la chitarra (in generale, oltre a questa in particolare).
RispondiEliminaPerò:
A) taglia quelle corde, deturpano la bellezza della paletta e oltre che inutili son pure pericolose ;-)
B) mo' ce la devi anche fare sentire ... non importa con che mezzo registri e se la compressione di youtube rovina la poesia del suo suono!
C) poi, con calma, ci devi raccontare anche delle altre, vedo che nella prima foto c'è una bella fila di astucci e mi sa che ognuno costudisce una bella storia, oltre allo strumento.
Grazie: ringrazio intanto te e gli altri, che hanno capito l'amore che volevo far trasparire.
EliminaPoi, per quanto riguarda le corde, hai perfettamente ragione: ma ho una giustificazione che spero comprenderete. Sono terrorizzato dall'idea di toccare la paletta col tronchesino e farci un segno, e allora le lascio lunghe. Sto facendo esercizio con le altre chitarre, ma soprattutto spero di trovare quanto prima l'attrezzo giusto, che mi tranquillizzi. Anche a me non piacciono.
Le altre chitarre? Si, ne ho qualcuna che mi piace molto, e diciamo quattro o cinque in tutto di cui sono ancora innamorato e che credo non cambierò mai. Purtroppo, sono anche le più care. Ne ho anche di quelle "di buon comando", alcune anche belle, una che mi piace molto per motivi estetici, ma sono "un'altra cosa". E comunque, sono ancora alla ricerca di un'altra chitarra: c'ero andato vicino, ma sono uscito dal negozio ancora a braccia libere. Anche quell'episodio meriterà un raccontino, perché parla di uno degli aspetti più "noiosi" delle nostre benamate: cioè che non ce n'è una uguale all'altra, anche quando sono della stessa marca e dello stesso modello e hanno le stesse corde…
Salute e saluti, a te e tutti!
Se la corda, dopo che l'hai fatta passare nell'asola della meccanica la giri indietro nel verso opposto di rotazione dell'alberino e la fai passare dietro alla parte che andrai ad avvolgere sull'alberino, la giri poi verso l'alto e dopo averla avvolta la puoi tagliare senza timore di sfiorare la paletta con la tronchesina (cavolo è più difficile descriverlo a parole che farlo!).
EliminaCon le corde così lunghe invece io avrei paura che chiudendo la custodia si ripieghino indietro e l'estremità mi graffi la paletta!
Innanzitutto ti ringrazio per aver esaudito la mia richiesta con un bellissimo articolo pieno di passione. Poi, con grande piacere, intasco anche gli auguri di viaggio, grazie davvero!
RispondiEliminaMa che dire della tua Regina? Ne avevo visto alcune foto su internet ed essendo un fan di CSN (con cui sono cresciuto, esattamente come te) mi aveva incuriosito parecchio. Però non conoscevo la bella storia che ci sta dietro, e come accade per certe opere d'arte di cui si conosce poco, avevo interpretato la simbologia degli ornamenti un po' a caso. Ora, grazie al tuo racconto, tutte le tessere sono andate a posto. E' sicuramente uno strumento di gran pregio, con una storia particolare, di quelli che ti acchiappano e si scelgono col cuore. Complimenti!
Non ci resta che aspettare un video. E' vero che i filmati su internet non rendono mai giustizia, soprattutto agli strumenti di pregio, ma ora ci hai incuriositi parecchio e la vogliamo sentire! Anche una semplice web cam del computer è meglio di niente ;-)
Dimenticavo: ma i baffi delle corde non li tagli? Non rischi di segnare quella meravigliosa paletta? :D
RispondiEliminaBella chitarra, bel racconto e bella passione. Complimenti, peccato non poterla sentire. Ma come farai a tenerle "suonate" tutte?
RispondiEliminaMi associo agli altri commenti...taglierei via i baffi delle corde, sono un po' un pugno nello stomaco.
A generale (e stavolta per davvero) richiesta, taglio le corde! mi ripasso le istruzioni di beppeferra, e adesso esco e tra i vari giri da ultimo dell'anno passo da Bricoman a cercare un tronchesino vero e adatto.
RispondiEliminaPer Mr_Pone,: come faccio a suonarle tutte? In realtà quelle che suono sono 3 o 4 (quella classica, per esempio, non la suono praticamente più, e l'unica elettrica che ho - quella sì, un capriccio "fisico", io la chitarra elettrica non so neanche da che parte prenderla - fortuna che è una hollow-body, per cui posso suonarla anche senza attaccarla all'amplificatore - praticamente l'accordo . ma è sempre accordata… faccio due cose, metto l'acqua nell'umidificatore e poi la rimetto via; la colpa è di un tuo concittadino, l'ottimo liutaio Coriani, che l'aveva nel suo laboratorio per un complesso giro di strumenti. Io ci ho messa una delle mie chitarre classiche e un po' di soldi, e me la sono portata a casa, andasse sempre così facile, nella vita...). Le suono poco, troppo poco, ma è colpa mia e non loro: ho sempre suonato da solo, per diversi motivi, ma ora non mi piace più. Avrei bisogno di trovare qualcuno con cui dividere qualche mezzoretta di solo divertimento senza pretese. Sogno una ragazza della mia età o piuttosto sua figlia (dice mia moglie) che ami l'antiquariato (musicale, beninteso!) e sappia cantare le canzoni di quarant'anni fa: ecco, quello sento che mi farebbe suonare con più voglia… e honny soit qui mal y pense!
grazie davvero, con questo articolo ci hai fatto chiudere il 2013 di fingercooking col botto!
RispondiEliminabellissimo racconto di una passione vera e chitarra favolosa, che non avevo mai incrociato nelle mie ricerche.
non sono un filologo dei CNS (&Y), ma ho consumato harvest e ho questa fissa: almeno una volta al mese, di domenica mattina, devo mettere sul piatto del giradischi "if i can only remember my name" di crosby, mi basta anche solo il lato A.
tornando alla chitarra non avevo mai visto un ponte come quello, belly ma con i diamanti di lato, molto interessante.
poi una curiosità: perchè dici non parliamo di corde?
complimenti davvero e spero che replicherai presto con un articolo su qualcun'altra delle tue meraviglie!
Splendido articolo , splendida chitarra. Crosby & co. sono stati dei fratelloni maggiori anche per me ( gli anni mi sembra di capire sono suppergiù gli stessi ) e ancora oggi mi piace riscoltarli e ancor più suonarli. Peccato per le voci , irragiungibili nei loro intrecci , e le mie corde vocali ormai troppo maltrattate. Ora vorrei sentire helplessly hoping suonata dalla regina.... :-))))))))
RispondiEliminamolto bella....
RispondiEliminaHai fatto una recensione degna di un uomo innamorato della sua "donna", hai pero` scritto una imprecisiine, sicuramente dovuta all'enfasi della descrizione: il ponte e la tastiera sono in ebano e non in mogano... ma questo, e` solo un piccolo peccato veniale, la chitarra in questione e` la personificazione del concetto di "chitsrra acustica". E gia` perche` oltre ad avere rifiniture di pregio, e legni di qualita` superiore ( vedi ad esempio l'uso dell'engelmann per il top, che ha caratteristiche simili al val di fiemme), ha la forma Dreadgnought, che secondo me ma non solo secondo me, e` la forma che ti permette di avere una chitarra versatile,ottima sia per lo strumming che per il fingerpicking, cosa che altri modelli tipo OM. o GA, non sanno fare, come dici giustamente tu e` parecchio difficile trovare un modello, che non sia una ddreadgnought, in grado di comportarsi bene sia nello strumming, che nell'arpeggio piu` raffinato, per cui tu possiedi il massimo della chitarra acustica, sia per cio` che rappresenta, vista la tiratura limmitata, e visto chi l'ha concepita, e sia per il fatto che si tratta di una Dread..... non per nulla anche io ne ho due, una Aria AD80 che richiama in tutto e per tutto una D41 special, e la Dreddy, costruita da me, con l'X bracing, identico alla tua, e con il top in val di fiemme, con uno spessore prossimo al collasso, tanto ho cercato di farlo fino. Per cui congratulazioni per questa bellezza, e cerca di postare un video al piu` presto, non importa la qualita` video, ma un video e` d'obbligo :-)))
RispondiEliminaHai perfettamente ragione sulla mia svista: naturalmente ponte e tastiera sono in mogano, mentre è il manico a essere di mogano (che tra l'altro è l'unico legno che si vede bene dalle mie foto, in particolare in quella dove si vedono le meccaniche). Anche la paletta è di ebano africano, e devo dire che, tra le molte meraviglie estetiche di questa chitarra, è una delle più indovinate, lasciando emergere luminosamente la madreperla del logo Martin e l'arcobaleno dei colori del logo CSN.
RispondiEliminaMi fa piacere, soprattutto, che tu concordi con me sulla maggiore versatilità della dreadnought rispetto alle altre forme: ammissione che mi costa molto, perché per me la forma più bella, e la chitarra alla quale voglio ancora arrivare, è una 0 o 00 con paletta slotted e 12 tasti fuori: c'ero andato vicino, ma poi ho dovuto dir di no perché non mi convinceva all'ascolto comparato: ed era una 00028vs, non una qualunque, ma quella che volevo comperare, un usato praticamente nuovo e che aveva il vantaggio di costare 1000 euri secchi in meno rispetto a quella che il negozio vendeva (il famoso negozio bolognese), suonava decisamente meno bene di quest'ultima, ma non potevo spendere i 3500 euri che ne voleva! E' per questo che dico sempre che non ci sono mai due chitarre uguali, ed è per questo che benedico ancora un negozio come i Mandolin Brothers, che della mia pochissimo costruita chitarra ne avevano ben tre! (Vero è che era appena uscita, e quindi i Mandolin, che sono tra i più grandi venditori di Martin negli Stati Uniti, se n'erano potute accaparrare una tripletta!). Ma devo dire ancora grazie e bravi ai Tomassone, perché mi hanno cambiate su due piedi le corde della chitarra usata (che pure erano nuove) per metterle uguali a quelle di quella nuova: una bella prova di serietà! Nonostante quel cambio, però, le differenze tra le due chitarre rimanevano, e loro non solo l'hanno ammessa, ma mi han detto che ne avrebbero parlato con la Martin per chiedere se loro davano una spiegazione razionale, dato che i numeri di serie delle chitarre erano vicinissime. E così chiedo a te, che nelle chitarre hai non metaforicamente le mani in pasta, ma anche agli altri amici del blog, se hanno avute esperienze simili.
Ancora grazie, e saluti
Direi che molto dipende anche dal fatto che la tua Regina ha un top in engelmann, mentre la 00028vs mi risulta che abbia un top in adirondak, l'engelmann, ha una fibra piu` fitta , ed ha una struttura piu` elastica, forse rispetto all'adirondak, ha un po` meno volume, ma e` piu` stabile, e si possono ottenere tavole di minor spessore, perche` tende meno a deformarsi, e a subire spaccature, quindi risponde meglio alle sollecitazioni meccaniche, e rende piu` armonici, rispetto ad altri tipi di abete, non per nulla e` il miglior succedaneo, del val di fiemme :-)))
Eliminabell'articolo, bell'atmosfera...grazie anche a quel capolavoro di chitarra! non dico neanche di tagliare i baffi delle corde..fallo e basta! :-D ps i disco citati fanno parte dei miei ascolti fissi, da anni e anni e anni.
RispondiEliminaA grande richiesta (e stavolta per davvero): ho tagliato le corde! Sono andato da Bricoman e ho comprato un tronchesino abbastanza piccolo da poter essere appoggiato sulla testa della meccanica (così sono ancora più tranquiillo di essere il più lontano possibile dalla paletta): con due euri e quaranta mi son tolta la paura!
RispondiEliminaUna domanda per il maestro (anche in senso liuteristico) Marracino: per ragioni di lavoro e di famiglia, sono abbastanza esperto e "goloso", di violino, sia come strumento che come letteratura (soprattutto classica). L'abete della tavola della mia Martin è alla mia vista assolutamente identica, come fittezza di trama e regolarità di disegno alla venatura dell'abete della tavola di un buon violino, che appunto sono al 99% della val di Fiemme: a conferma della tua comparazione tra Englemann e il nostro inarrivabile abete trentino.
Quando posterò (e stavolta sarò telegrafico) un ritrattino della mia "Mora", cioè la Gibson J45TV, ti chiederò lumi sull'abete rosso della sua tavola. Però, intanto che ci siamo, ti/vi faccio una domanda delle cento pistole: sempre per via che sono chitarristicamente laico, come la pensi sul dibattito massello/laminato (nelle sue varie versioni)? Perché, in due parole ti spiego la mia posizione: per la mia esperienza, non tutto il massello è sinonimo di qualità a prescindere, e non tutto il laminato di ciofeca, altrettanto a prescindere. Per molte e varie prove, tra le quali quella più probante una mia vecchia Martin (anch'essa passata nel cimitero, con moltissime virgolette, naturalmente, delle "inactive"). Era la 0001-r, che aveva la classica tavola d'abete ma fasce in HPL e fondo in mogano: non solo si suonava da dio, ma suonava, anche, da dio! Per cui io ne ho derivato, ma sarà sicuramente una deduzione molto semplicistica, che non è il massello (o meglio, non è solo, il massello) che fa la chitarra, ma com'è fatta. Se no, e dimmi tu, ditemi voi, tutte le chitarre abete/palissandro dovrebbero suonare uguale, e così via. E invece sappiamo bene quanta differenza ci sia da una chitarra e un'altra che "dovrebbe" essere uguale!