La OM-28V appartiene alla Vintage Series, introdotta da Martin nel 1996 per ottenere una linea di strumenti con alcune delle caratteristiche proprie dei modelli pre-war. Questa tendenza verso la ‘fedeltà all’antico’ è stata poi esasperata nel corso degli anni con le serie Golden Era e, più recentemente, Authentic, dalle soluzioni ancora più estreme e materiali più preziosi e selezionati, ma con costi decisamente proibitivi. Questo anche per contrastare la produzione di chitarre d’elite da parte di laboratori come Merrill e Collings che detenevano il primato nella realizzazione di chitarre ispirate alle Martin dell’anteguerra battendo la stessa Martin sul campo dell’eccellenza.
Tornando alla OM-28V, si tratta sostanzialmente di una chitarra di produzione standard ma con alcuni ‘pre-war appointments’ che consistono in soluzioni estetiche - l’aging toner del top, il filetto herringbone lungo il corpo, il logo old-style sulla paletta, le meccaniche aperte Gotoh - ma anche, e soprattutto, strutturali.
Il ponte, di tipo belly monta un long saddle in osso inserito al suo interno con due ali rastremate, come nei modelli realizzati intorno al 1930 (ma per alcuni prototipi già dal ’29). La traversina, non compensata, è incollata nel solco del ponte. Questo accorgimento da un lato dovrebbe garantire una migliore trasmissione delle vibrazioni delle corde al ponte, tuttavia rende molto più difficoltose le operazioni di set up, in quanto l’unico modo per limare l’osso dalla base, come si conviene, sarebbe arrischiarsi a scollarlo ‘a caldo’. I più temerari possono affidarla ad un bravo liutaio, oppure spinti dall’incoscienza, provare i vari metodi descritti nei forum degli esperti.
L’alternativa è quella di procedere con grande attenzione a carteggiare gradatamente l’osso dal lato superiore, badando a non comprometterne la curvatura originale. E magari approfittandone per dare un minimo di compensazione laddove serve.
Trattandosi, nel mio caso, di uno spessore minimo da tirar via, ho optato per questa seconda soluzione e con una gran cura certosina e un po’ di fortuna, sono riuscito a non far danni.
Il noto studioso di chitarre esimio dott. prof. Perrynason avviò tempo addietro un thread su frets.net per discutere dell’opportunità della scelta dell’incollaggio, ottendendo anche interessanti risposte da Paul Hostetter e Frank Ford in persona (http://fretsnet.ning.com/forum/topics/glued-saddles).
Il manico, in mogano, ha un profilo modified V che, pur richiamando quelli antichi, è stato lievemente smussato per un maggiore comfort; la tastiera, in ebano come il ponte, ha una larghezza di 1-3/4’ al capotasto e si allarga fino a raggiungere i 2-1/4’ al XII tasto, con una spaziatura delle corde al ponte di 2-5/16’, molto comoda per il fingerpicking.
Fasce e fondo in palissandro indiano, top in abete sitka decisamente graded e una delicata verniciatura alla nitrocellulosa completano il quadro.
All’interno della buca, la OM-28V nasconde una X bracing forward-shifted con catene scalloped, nonostante il sito Martin le conceda genericamente uno ‘standard X scalloped’, ma su questo torneremo più avanti.
Il primo approccio a una chitarra, di qualunque genere e fattura, è sempre un’esperienza sinestetica. Gli aromi sprigionati all’apertura della custodia, l’impatto estetico, il bilanciamento dei pesi dello strumento, l’epidermica piacevolezza nel maneggiarla e infine le prime corde risuonanti sono fattori che influiscono a un livello precognitivo, oserei dire, ancor prima che intervengano le sinapsi ad organizzare tutte le informazioni che abbiamo nel gulliver per razionalizzare l’incontro dei nostri sensi con lo strumento.
Il primo approccio a una chitarra, di qualunque genere e fattura, è sempre un’esperienza sinestetica. Gli aromi sprigionati all’apertura della custodia, l’impatto estetico, il bilanciamento dei pesi dello strumento, l’epidermica piacevolezza nel maneggiarla e infine le prime corde risuonanti sono fattori che influiscono a un livello precognitivo, oserei dire, ancor prima che intervengano le sinapsi ad organizzare tutte le informazioni che abbiamo nel gulliver per razionalizzare l’incontro dei nostri sensi con lo strumento.
Per quanto riguarda il mio primo incontro con la chitarra in questione, si trattò di un’esperienza quasi lisergica di cui porto ancora addosso gli effetti.
La chitarra è leggerissima e molto bilanciata, se questo dipende da legni già ben asciutti e stagionati o da spessori ridotti non saprei dire. Il principale effetto di ciò è un’estrema sensibilità al tocco e alle vibrazioni in genere che si propagano piacevolmente dallo strumento al corpo del chitarrista. Una chitarra di solito si suona a colpi d’unghia, di polpastrello o di plettro, ma ho l’impressione che questa si potrebbe suonare anche a colpi di tosse.
Gli armonici ci sono tutti, al di sotto delle note fondamentali che, tuttavia, restano sempre bene in evidenza e con un’ottima separazione, restituendo una complessità sonora molto variabile al tocco e allo stile ma nel complesso piena e rotonda. Il suo territorio d’elezione resta, decisamente, il fingerpicking. Le atmosfere più suggestive sono quelle del folk, in cui la chitarra ci mette decisamente del proprio e si cala alla perfezione in un immaginario sonoro per il quale sembra essere nata.
Il suono è molto bilanciato e arioso, non si sente il bisogno di spingere in quanto il volume è già decisamente alto con un tocco leggero, ma quando si spinge la risposta cambia, s’incattivisce, i medi diventano crunchy e un po’ slabbrati.
Non sono un tipo da strumming pesante e nemmeno la OM-28V sembra prediligere questo stile, che a voler proprio provarci, sporca quel suo meraviglioso equilibrio timbrico, come un treno che rischia di deragliare in curva. Nessuno dei due ne sente la mancanza.
Se proprio dovessi scegliere un range sonoro che caratterizzi lo strumento, direi che i medi della OM-28V sono di un fascino e di una bellezza che mai ho incontrato su una chitarra acustica, pieni e pungenti, legnosi e velati di vaniglia.
Al momento dell’acquisto, dopo aver provato diverse alternative, l’unico confronto che mi pare più interessante riferire è quello con la 00028 EC.
Le differenze principali tra i due strumenti sono il diapason, come da copione lungo nella OM e corto nella triplo zero e il posizionamento delle catene, entrambe X scalloped, ma forward-shifted per la prima e rear shifted per la seconda.
Le diverse soluzioni dell’X bracing, il suo avanzamento o arretramento rispetto alla buca è una faccenda che ha sempre molto stuzzicato la comunità di esperti, musicisti, liutai o semplici appassionati che popolano i siti specialistici come l’Unofficial Martin Guitar Forum, il cui continuo confronto ha contribuito ad ottenere informazioni tecniche sempre più precise ed esaurenti sull’argomento. La soluzione avanzata riguarda praticamente tutti i modelli attuali di OM e 000 di una certa caratura (Vintage series, Golden Era, Authentic, ed alcuni modelli signature), con la significativa eccezione della 00028 EC che invece ha una X bracing rear shifted. Concretamente, la distanza tra l’incrocio della X con il bordo della buca corrisponde a 1-3/16’ nel bracing avanzato e 1-3/4’ in quello arretrato. Esiste anche la via di mezzo, l’assetto standard, a circa 1-1/2’ utilizzato però soprattutto sulle dreadnought e, in generale, sulla maggior parte della produzione Martin. La misura è facilmente verificabile infilando un cartoncino nella buca fino al punto di giunzione delle catene e marcando con una matita la distanza dalla buca. Nel mio caso, appunto, 3 cm e un nonnulla, corrispondenti all’1-3/16 di pollice di cui sopra.
La soluzione avanzata fu adottata da Martin in periodo pre-war, ma già nel ’39 si ha notizia di strumenti realizzati con le catene arretrate. Era il periodo in cui venivano introdotte corde dalla scalatura più grossa e si sentì dunque l’esigenza di rendere il top più stabile e rigido per meglio sopportare una maggiore trazione.
Nel caso di catene forward-shifted, la zona posteriore del top è più flessibile e libera di vibrare (flessibilità controbilanciata eventualmente da un maggiore spessore o larghezza del bridge plate, la tavoletta posta al di sotto del ponte). La conseguenza è una presenza più accentuata di basse frequenze e una risposta complessivamente più sensibile al tocco, rispetto ad un posizionamento di catene standard o rear, che progressivamente rende il piano armonico più rigido e meno libero di risuonare.
Si tratta ovviamente di differenze dell’ordine di decimi di cm, ma è abbastanza per avvertire delle personalità timbriche alquanto differenti.
Ne ho avuto conferma proprio provando la triplo zero Clapton che rispetto alla mia OM ha una gamma sonora complessivamente più orientata in un range di frequenze medio alte. I bassi sono come tagliati e poco incisivi, per una risposta sonora più squillante e meno corposa.
Inoltre, ma questa è una mia personalissima quanto potenzialmente eretica opinione, non ho mai suonato una Martin a scala corta che mi abbia lasciato pienamente soddisfatto. Ho provato diverse 00028 - standard e custom - recentemente una 0018V, oltre alla 00028EC, trovandole tutte, ciascuna a suo modo, alquanto spente, ovattate e senza particolari pregi. C’è da dire che non tutte le chitarre riescono col buco, anzi proprio la Clapton è notoriamente definita ‘inconsistent’, aggettivo che gli americani utilizzano quando la qualità degli esemplari di un determinato modello è mediamente discontinua. Probabilmente sono incappato proprio in chitarre meno riuscite, ma da utilizzatore di accordature aperte ho sempre rilevato che su queste chitarre una semplice DADGAD contribuisse ulteriormente a spegnere la luce ai cantini, il che proprio non lo trovo accettabile.
La OM-28V invece, vuoi appunto per la scala lunga, è totalmente a suo agio con tutte le accordature più strane che mi son trovato ad utilizzare finora, con sonorità sempre soddisfacenti anche in presenza di corde parecchio smollate.
In conclusione la OM-28V è uno strumento dalla personalità forte, dannatamente ben suonante; si concede di avere qualcosa delle tanto bramate vecchie chitarre pre-belliche, pur restando nel solco della modernità, con tutta la conseguente prosaicità di un processo produttivo ormai standardizzato, ma che, in quel di Nazareth, nasconde ancora nei suoi ingranaggi lo spirito della tradizione acustica americana.
P.s. Non sono uno storico della chitarra acustica o un esperto di lungo corso per cui, nel caso qualcuno rilevasse inesattezze o ci fossero informazioni e opinioni diverse, ogni intervento sarebbe ben accetto!
p.p.s. non ho ancora avuto modo di fare una prova video come si deve e inoltre vorrei dare un po' di tempo alle corde appena montate di mostrare il loro vero volto, per cui, coming soon.
RispondiEliminaGrande articolo, Andrea!
RispondiEliminaMolto interessante la disquisizione sul posizionamento delle catene.
A questo punto attendiamo con ansia la prova video.
Buona domenica.
Beppe
grazie, beppe, per la prova video canonica (anche se ormai tra il tubo e soundcloud ci ho già suonato un bel po') credo che farò passare qualche giorno per 'cuocere meglio' le corde!
EliminaNon mi sono perso nulla di quello che hai messo in rete! Ma la richiesta non è tanto per scoprire la voce della tua OM (per altro deliziosa ...) quanto per ascoltare qualche altro tuo pezzo :-)
EliminaUuuuuuh... articolone ghiotto! Abbiamo aspettato, ma ne è valsa la pena :)
RispondiEliminaAvrei commenti da farci un altro articolo, ma tento la sintesi.
X bracing: non sapevo che la 00028EC avesse l'X arretrato e la cosa mi stupisce. Come dici giustamente l'X arretrato dovrebbe dare meno bassi e un timbro più definito sui medi, ma ho provato due EC e le ho trovate tutte piuttosto scure e "spente", mentre la OM28v che ho provato mi era sembrata in confronto più "mediosa", aperta e ben suonante. E pure il "mio" liutaio ha incontrato EC smorte. Che sia davvero un modello "inconsistente"?
La mia non blasonata 000 ha un super forward X: 1-1/16 se il metro Ikea non mente, ma mostra le giuste caratteristiche timbriche di quel tipo di bracing (una cinese consistente? ;-) ).
Scala corta: ovviamente ce l'ho sulla 000 e anche quella contribuise ad ammorbidire il suono (in confronto la mia 0 a scala lunga ha un attacco a fucilata, però è piccola e c'è di mezzo la cassa in mogano...!).
Curiosità: anche io ho provato una 0018v e ho avuto impressioni opposte alle tue, mi ha folgorato! Attacco, apertura, armonici, definizione, sustain, insomma aveva tutto. Ciambella e buco! :)
Mi colpisce il fatto che la OM28v "slabbri" sotto pressione, cosa che fa anche la mia 000, mentre la 0 mantiene le sue caratteristiche timbriche quasi inalterate suonando piano e forte. Forse su questo aspetto il diapason non influisce poi tanto. Mah!
Molto curioso di vedere/sentire la prova video. Dagli assaggini che hai dato qui e là sembrava un vero cannone. Non farci aspettare troppo ;-)
beh la tua recording king ormai è assodato che è una chitarra più che consistente!
Eliminain realtà per un vero e proprio 'slabbramento' dei medi sulla om28v, bisogna davvero picchiare duro di plettro, eh. invece al variare della forza impressa alle corde c'è cmq una variazione timbrica percepibile. come dicevo, il suono diventa più cattivo e ruggente, ma direi che c'è un gran bel margine prima che deragli del tutto.
precisazione doverosa: per non allungare troppo l'articolo, già chilometrico di per sè, ho un po' ingenerosamente inserito la 0018v nel calderone delle martin a scala corta che non mi son piaciute.
devo invece dire che quella chitarrina è di ben altro livello! l'ho trovata molto interessante e ben suonante, con quel mogano che è tutto un altro universo da esplorare. alla fine della prova ho commentato al commesso del noto negozio napoletano che era la seconda chitarra più bella sulla quale avessi messo le mani ultimamente (inutile dire qual è la prima!)
un suono molto delicato e pieno allo stesso tempo, raffinatissima e, a suo modo, rotonda. l'unico momento in cui mi ha lasciato perplesso è stato quando ho provato una open tuning. come dico nell'articolo, anche qui i cantini si sono improvvisamente spenti e c'era un evidente squilibrio sonoro verso le frequenze medio basse. le corde erano delle martin sp lifespan 011 nuove di pacca, dal momento che la chitarra, di fresco arrivo, veniva spacchettata appositamente per me.
sulla EC confermo la pessima impressione. non mi è piaciuta per nulla, inoltre aveva anche uno sbaffo di vernice alla base del manico.
cmq le mie osservazioni si limitano ai modelli a scala corta della martin in particolare. non per nulla la mia piccola vecchia taylor ha anch'essa la scala corta eppure mi ci trovo benissimo.
Bello l'articolo..non sapevo nulla circa lo spostamento del punto di incrocio. La tua chitarra, se ben ricordo, ha un suono che "buca" tutti i vari diaframmi che si interpongono tra il suono emesso e l'ascolto (registrazione, compressione di rete ecc ecc) rivelando uno strumento di gran pregio.
RispondiEliminase non sto attento mi buca pure le pareti!
Eliminanei vari giri sul web per recuperare informazioni sulla faccenda bracing, incappai anche in un approfondimento interessante sull'evoluzione delle catene gibson. appena lo ripesco, le lo segnalo.
Ho lì in frigo un articolino che dovrebbe interessare il Rev. Pone, su posizionamento di punto di incrocio, ponte e buca nelle Gibson L-00 12tasti, da cui si evince che il Sig. Keb Mo' la sa lunga!...
Elimina;-)
Un'articolo stupendo, che inserirei ad onorem in un libro che tratti delle chitarre dal nobile blasone, dalla lettura si capisce quanto ti sei documentato, ma soprattutto quanto amore hai per la tua chitarra :-))
RispondiEliminaUna domanda, che potrebbe sembrare stupida, ma che in una acustica è fondamentale: "che corde montava all'acquisto? e che scalatura avevano?" come saprai benissimo, basta una muta di corde sbagliata, per trasformare un Gioiello di liuteria in una chitarra dozzinale. Ad esempio la mia Dreddy (che ha un X bracing spostato verso la buca), mal sopporta le elixir, ed invece enfatizza il suono con le SP Martin longlife
RispondiEliminagrazie mimmo, troppo buono, detto da uno che le chitarre le costruisce (e anche bene, a sentire la tua dreddy)
Eliminale corde erano sicuramente delle 12-54 martin ph-br ed erano anche decisamente nuove. il dubbio è che fossero delle SP o delle lifespan.
altro nota a margine: non so se qualcuno se n'è accorto ma la foto della chitarra appoggiata sulla sedia, con quello sfondo fantastico, NON È una OM-28v. ebbene no. si tratta di una OM28 del 1931. era una foto troppo bella, rispetto alle solite foto segnaletiche da commissariato. del resto è proprio la chitarra a cui la om28v si ispira, per cui la scelta non è del tutto impropria!
RispondiEliminaadesso sembra che faccio lo sborone, ma in effetti qualche dubbio m'era venuto. Per quanto l'ageing toner sia ben dato, quel filo di patina opaca degli strumenti vintage è inimitabile. O forse non lo vogliono imitare, anche l'effetto satinato fa tutt'altro effetto. D'altra parte una chitarra nuova di pregio con una patina ossidata avrebbe poco appeal e, secondo me, anche poco senso
Elimina;-)
cercavo immagini della om28v, ho visto quella e non ho resistito, troppo bella la foto e la chitarra. roba che io su quel portico con quella chitarrina lì mi trasferirei pure se è in capo al mondo e dovessi andarci a piedi!
EliminaA me, invece, la foto ha fatto venire i brividi ... non si appoggia una chitarra così su una sedia, neanche per il tempo necessario esclusivamente a far la foto!
EliminaPer un errore simile (dovevo andare a rispondere al telefono in un'altra stanza) mi ritrovo con una gibson 335 con la paletta incollata ...
Ciao, Andrea.
Gran bell' articolo scritto chiaro e con accurata competenza..
RispondiEliminaQuanti cose e quanti termini nuovi ho imparato !!
Ciao !!
;-)
grazie gianfranco, anche io a documentarmi per scriverlo ho imparato un bel po'!
EliminaSpettacolo ! Ti dico solo che più andavo avanti nella lettura e più ero assalito da "voglia di martin " , patologia difficilmente superabile senza la giusta medicina... ho usato l'Aria come placebo , solo per sentire l'acusticanza riscorrere nelle vene , visto che in questi giorni , dato l'avvicinarsi del concertino elettrico(di cui vi parlerò ) , sono impegnatissimo con la strato .
RispondiEliminaScrivi benissimo , suoni anche meglio , a questo punto attendo fremente il video...ciao Andrea e buona domenica :-)
tu ci passi troppo tempo con sta strato, guarda, senti ammè, certe compagnie poi portano su una cattiva strada, fa' attenzione! però faccelo un bel resoconto del concerto magari con annesso filmatino eh. ;)
EliminaHai ragione , ma trovare compagni di merende acustiche e posti dove suonarci , è ancora più difficile che con la band elettricista . Tocca accontentasse... devo convincere Mimmo a fare un duo !
EliminaBellissimo articolo ....... bravo!!!!
RispondiEliminacomplimenti, bell'articolo
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