giovedì 21 marzo 2013

Sua Maestà l'Aceto Balsamico Tradizionale


E' abbastanza diffusa nelle famiglie modenesi la tradizione di tenere nel sottotetto di casa la batteria di botticelle per l'aceto. Ogni botticella ha dimensioni digradanti ed è di un legno diverso:   castagno, rovere. gelso. frassino. ciliegio e ginepro. Ogni essenza conferisce al prodotto il suo contributo di profumi.
Le botticelle, anche da nuove, costano un occhio della testa, ma più sono vecchie e più hanno valore (mi ricorda qualcosa...) Ecco allora che l'intera batteria passa di padre in figlio e guai a scompagnarla! Essa rappresenta un po' lo spirito della famiglia nel tempo. Alcuni proprietari hanno botti talmente vecchie e cadenti che, piuttosto che disfarsene, vengono inglobate nella nuova botte che viene costruita sopra la vecchia. La famiglia Fini per esempio, aveva (ed ha) botti "stratificate" che avevano subito più e più volte questa operazione. Alla fine la quantità di aceto era quella contenuta nella piccola botte più interna, pluricentenaria.
Tutto nasce dalla bollitura del mosto d'uva. Come in tutte le passioni, anche qui ci sono gli estremisti che pretendono un fuoco rigorosamente di legna e snobbano il più pratico fornello a gas. In questa fase il mosto si riduce, il fruttosio si caramella. L'operazione, assumendo contorni un po' magici e decisamente pagani, deve durare una notte intera e oltre. Guai a farlo se non c'è la luna giusta o se per caso c'è una figlia mestruata in casa..va tutto a puttane. Che ci volete fare? Qui c'erano i Celti con le loro misteriose pratiche druidiche.
Il mosto cotto e ridotto viene messo nella prima botte di castagno (la più grande) che ha un'apertura in alto abbastanza ampia, semplicemente coperta da una garza. Il liquido all'interno continua la sua lenta evaporazione tra il calore feroce di un sottotetto agostano e il gelo dell'inverno.
Si ma quanto tempo ci rimane? Ah beh, qui ragazzi non ci vuole fretta, quelli più duri e puri impiegano anche trenta anni prima di spillare dall'ultima botticella più piccola il prodotto finale, che è stato travasato via via in tutte le sei botti precedenti.
Quello che ne esce (io l'ho assaggiato qualche volta) dopo trent' anni è un liquido denso, scuro, costosissimo (una bottiglietta di 30 cc. va anche oltre i cento euro) e introvabile ovviamente in commercio dove ci si accontenta di prodotti industriali anche passabili ma assai lontani dal vero Tradizionale.
Come tutte le usanze un po' esoteriche, c'è un Consorzio a cui il produttore chiede di accedere (ed è grande motivo di orgoglio esservi ammessi). Il Consorzio è come una Confraternita i cui più autorevoli membri ogni anno, con grande pompa, assaggiano e decidono chi è degno di farvi parte...Ricordo il mio vecchio prof. di fisica e matematica del liceo, che dopo una settimana passata a spaccarci il posteriore con l'analisi matematica, integrali e derivate, alla domenica, essendo il Presidente della Confraternita, indossava il mantello, un cappello piumato, una collana con gli emblemi, si recava in Commissione per giudicare gli aceti in concorso.
Si vede che si divertiva proprio a dare voti e pagelle....

10 commenti:

  1. Affascinante , ma... a me l'aceto non piace !
    Oddio , se c'è una punta di quello balsamico buono di cui parli , l'insalata la mangio lo stesso ,e in qualche ricetta lo uso con parsimonia , ma altrimenti ne faccio bene a meno.Il tutto nasce da un episodio in gioventù : andavamo spesso nel paese di provenienza di alcuni amici ,capracotta in molise , a 1400 metri d'altezza , e invadevamo le case disponibili ( erano più d'uno gli amici che venivano da li ) passando sempre giorni o settimane divertenti tra passeggiate nei boschi ( o nella neve d'inverno ) e grandi abbuffate.Il vino non mancava mai , e quello di "papanonno" era il più buono.Succede che , andato a trovare gli amici nella casa di Roma , mi viene detto " guarda che sotto al lavabo c'è una bottiglia di rosso di papanonno , quello che ti piace tanto.Neanche a dirlo mi fiondo in cucina e , trovata la bottiglia , senza starci a pensare troppo mi riempio un bel bicchiere e giù quasi tutto d'un fiato.Peccato che non era la bottiglia giusta , era aceto ! Mi è andata via la voce per una settimana , e da allora l'aceto è veleno , mi viene l'acidità solo a nominarlo.
    Ma poveretto lui non c'entra se sono sgargarozzone , e forse è stata la giusta punizione.Da allora , oltre all'avversione per l'aceto , mi è rimasta l'abitudine di odorare sempre e a lungo qualunque cosa ingerisca. E di questa cosa in casa moglie e figlio ridono sovente...resta la curiosità di una bella sei corde fatta con il legno delle botticelle , se non avesse troppo aroma forse riuscirei a suonarla :-))))

    RispondiElimina
  2. Di "acetoso" come lo si intende comunemente il Balsamico Tradizionale ha ben poco, anzi direi nulla. Tuttavia è un prodotto che non conosce vie di mezzo: chi ne va pazzo e chi non lo sopporta. Credo proprio che sia una fattore geografico...chi è nato qui è in sintonia con il suo gusto complesso. Chi è di fuori è difficile che apprezzi (anche se conosco eccezioni sfegatate)
    Oltretutto il balsamico tradizionale con l'insalata viene considerato alla stregua di UN DELITTO. Il modo in cui lo si assaggia è versarne qualche goccia su una scheggia di formaggio grana stagionato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione , ma da non amante ammetto l'ignoranza.Effettivamente una delle poche volte che l'ho assaggiato era sopra alle fragole : curioso abbinamento...

      Elimina
  3. anche se, come stefano, non sopporto l'aceto perchè ammazza i sapori e non permette di bere vini ......... l'aceto balsamico, quello vero, è un altro mondo ...... nulla a che vedere con quelli in commercio !!!

    RispondiElimina
  4. Già, non ti ho mai chiesto se fai l'aceto! Un amico di Castelvetro mi aveva fatto vedere la sua acetaia e mi aveva spiegato i vari drammi che a volte accompagnano la produzione del prezioso liquame, come le malattie della "madre" che avolte vanno curate perfino con gli antibiotici! :-/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'hai mai vista "la madre"? Una volta mio cognato me l'ha fatta vedere ...Madonna fa impressione sembra un fegato !
      Io non ho l'acetaia...e non ho nemmeno il posto per tenerla a dir la verità. Ci vuole una bella soffitta ampia e in ordine.

      Elimina
  5. Io l'aceto lo faccio, ma è una roba semplice, nulla a che vedere con l'aceto balsamico tradizionale. Quella è roba fine...

    RispondiElimina
  6. A casa mia l'aceto di vino tradizionale lo usiamo solo per preparare i piatti "in carpione" ovvero zucchine, petti di pollo e uova al tegamino e per far capire uso impropriamente la parola "marinati" in aceto, aglio e salvia..
    Invece, di aceto balsamico di Modena ne facciamo spesso uso, specialmente sull'arrosto di pollo, sulle rolate di vitello, e su certe insalate sfiziosette..
    ;-))

    RispondiElimina
  7. molto bello questo post, lo uso spesso l'aceto balsamico!

    RispondiElimina

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per inserire una immagine nel commento scrivi: [img]URLdell'immagine[/img]
Per inserire un video nel commento scrivi: [video]URLdelvideo[/video]