Non so quanti di voi siano mai stati in colonia da bambini: spero, e credo, pochi.
Triste ricordo di altre epoche quando le famiglie non potevano permettersi le vacanze estive. Interveniva allora quello che era lo "stato sociale" e provvedeva, in qualche modesta misura, a fornire la vacanza al mare ai più piccoli. Mio padre era dipendente statale e io andavo alla colonia "elioterapica" dell'Enpas, così il burocratese della domanda da inoltrare, la definiva. Ho cominciato ad andarci che avevo 7 anni ed era il 1956.
Diciamo subito che era una specie di carcere minorile: d'altra parte i metodi, la prassi seguita, erano ancora quelle del periodo fascista: alzabandiera alle sette di mattina, organizzati in squadre e plotoni, colazione in un assordante refettorio, lunghe passeggiate coatte in fila per due controllati da una coppia di "signorine": una in testa e una in coda. Non mancava, in qualche disgraziato caso, perfino il saggio ginnico finale alla presenza di qualche compiaciuto ispettore Enpas. A noi! Alalà! Vincere!
Oggi, quando sento qualcuno rimpiangere questi metodi educativi, che dovrebbero formare uomini dalla schiena diritta, mi viene solo voglia di mollargli un cazzotto sui denti...pezzo di imbecille fascista.
Ma vengo alle eliche.
Goffi e vergognosi di farci vedere dagli altri ragazzini più fortunati, con la nostra divisa da piccolo deportato (zoccoli di legno, grembiulino a quadretti di colore celestino, cappelluccio bianco) durante queste "passeggiate" raccoglievo da terra gli stecchi dei gelati che a noi, incomprensibilmente, non era permesso mangiare e camminando li sfregavo lungo i muri delle case. Da un lato e dall'altro, incrociati, fino ad ottenere una piccola elica. Poi facevo un forellino al centro e con un pezzettino di filo di ferro era pronta la girandolina da portare in spiaggia (non c'erano altri giochi. Non una palla, non una corda, non una paletta...niente).
Nelle lunghe ore vuote passate in spiaggia sotto il tendone a righe, la guardavo girare al vento la mia piccola elica, proprio come se volesse spiccare il volo e andarsene via da quel posto...
Andai alla colonia estiva per 3-4 anni e e tutte le volte che ritornavo a casa, mia madre mi guardava stranita perchè, come un piccolo soldatino, dopo alzato mi rifacevo il letto a "cubo".
Passarono gli anni e queste esperienze infantili si sedimentarono senza mai abbandonarmi.
Mia moglie ed io, quando si va a fare un giro al mare, scegliamo una spiagge libera, tra quelle poche che ancora resistono. Quelle dove non c'è niente, disseminate di rottami e pezzi di legno approdati chissà quando sulla battigia, bianchi di sale e consumati dalle onde. E silenzio.
Ancora adesso, piantato l'ombrellone e sistemate le sedie, mia moglie apre un libro e io me ne vado in giro bighellonando tra i rottami alla ricerca di qualche pezzetto di legno che attiri la mia attenzione per forma e colore. Con il mio coltellino sempre al seguito, sbozzo una, due eliche e poi le sistemo su un pezzo di canna piantata nella sabbia e rivolte al vento...e loro girano, girano per tutto il giorno. Sembrano sempre sul punto di spiccare il volo, verso la linea dell'orizzonte alla fine del mare...
Poi arriva il momento di tornare a casa. Tiro su sedie e ombrellone ma le eliche le lascio sempre lì a girare nel vento. Forse, nei giorni successivi, passerà qualche bambino e, nonostante sia abituato a ben altri intrattenimenti, se le prenderà, stupito dalla povertà e dalla semplicità del gioco. Chissà...si chederà, qualche altro bambino le avrà costruite (un adulto no, non può dedicarsi a simili sciocchezze)...mai più immaginando che è stato un vecchio-bambino a farle per soddisfare un proprio antico impulso. Uno che talvolta, nonostante tutto, si sorprende ancora a sognare ad occhi aperti dietro ad una girandola.
Questi i luoghi:
Questa è nata in garage, ma finirà comunque su qualche spiaggia.
Gran bel post!!
RispondiEliminaQuesto tipo di diario andrebbe letto quotidianamente sui giornali ...... offrirebbero un po' di momenti di riflessione e "bagni" di umiltà .....
Grazie Max e buona giornata
grazie a te per averlo letto....è un poco lungo, e mi scuso, ma ho cercato di tenere a bada i ricordi e ricacciarli indietro per non farmi prendere la mano.
RispondiEliminaPer fortuna la colonia ( e il collegio ) erano presenti solo come forma di minaccia a casa mia , forse perchè i miei erano ben consci della poca attrattiva e della scarsa utilità formativa di quelle forme di assistenzialismo. Avevo amici che ci sono stati , e tutti tornavano più tristi e , in qualche caso , più "cattivi".Anche noi non potevamo permetterci altre vacanze se non l'andare a trovare i parenti sparsi , ora Napoli , ora le campagne ciociare o viterbesi , fino alle lande lontane del veneto.Per me erano giorni fantastici , con i cugini a volte mai visti , a contatto della natura negata anche dalla periferia romana di quei tempi.
RispondiEliminaOra anche io vado in spiaggia sempre con il fido coltellino svizzero , non faccio eliche ma "bastoni della magia " , una specie di totem in miniatura dove lascio sfogare la fantasia per regalarlo a mio figlio o lasciati come regalo a chi li troverà.Chi si accontenta gode , recita un saggio detto...e i cocci sono i suoi , aggiungo io !
Bel post reverendo :-)
Questa è poesia allo stato dell'arte, tu dici che l'esperienza della colonia estiva, non ti ha portato nulla..... però vedi che qualche cosa te l'ha lasciata, ha messo in moto l'inventiva di un bambino, annoiato e costretto a stare dove non voleva, che si è inventato un gioco, per "volare via", un gioco che ancora no lo ha abbandonato....
RispondiEliminaP.S.
Ma almeno il bagno ve lo facevano fare? (mentre scrivo mi viene da ridere, immaginandoti ora con il cappellino bianco ed il grembiulino a quadrucci bianchi e azzurri) HEHEHEHEHEHE!!! ;-)))))
Io ci farei un biglietto da visita:
RispondiEliminaMax
musicante e costruttore di eliche
... che poesia! :)
Un "posto" dove si possono leggere racconti così è un posto speciale!
RispondiEliminaGrazie Max!
Grazie per il post, reverendo e poeta!
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