Il primo dell'anno ricevo una gradita telefonata da Vincenzo, brevi convenevoli come usa tra vecchi cookers e poi dritto al punto "domani vado a Bologna a provare la chitarra che desidero da tanto tempo, c'è una Martin 000-28vs usata e non posso perdere l'occasione, se ti va potremmo andare in compagnia". Quale modo migliore di iniziare l'Anno Chitarristico 2015 ?!
Ma un evento del genere richiede una benedizione e la mia risposta è ovvia: "Aggiungiamo una fermata e passiamo a prendere anche il Rev, lo chiamo e ti faccio sapere". Faccio la chiamata, ma il Rev è a letto nonostante siano le sette di sera. L'ultimo dell'anno il pover'uomo ha "detto messa" fino alle ore piccole e sfinito ronfa ancora della grossa. Sicuro che il Rev non salterà la cena, lascio detto a quella santa donna di sua moglie di farmi richiamare e mi metto in attesa per l'udienza. E dopo cena, ovviamente, arriva la risposta quasi scontata: avremo con noi anche il Prelato!
E così il 2 di gennaio eccoci in missione: destinazione il noto negozio di chitarre bolognese. In programma prove e verifica del "chitarrone", sostegno morale al Vince, pausa riflessiva con un piatto di tagliatelle (che le feste sono ormai lontane e non vorremmo deperire!), trattative per le due chitarre di cui Vince vorrebbe disfarsi con l'acquisto dell'agognata 000 e tutto quel che ne consegue.
Giornata di sole, ottima compagnia, full immersion tra meravigliose chitarre - grazie anche alla cortesia e alla professionalità che caratterizza il negozio, bisogna dirlo! - immancabile cazzeggio e felicissima conclusione col Vince perdutamente innamorato della sua nuova, bellissima chitarra. Amen! E che vuoi di più?!
Per voi le prove della Martin 000-28vs (chitarra meravigliosa!) con le nostre considerazioni sparse, più o meno sensate. Peccato che il Rev non abbia filmato anche la comparazione con una sontuosa 000 12tasti Collings che però, contro le aspettative, ha nettamente perso il confronto. Che si sappia!
Il resto magari lo aggiungerà Vincenzo, quando rimetterà i piedi per terra...
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sottoscrivo....tutto vero. Tranne un punto: le tagliatelle al ragù le fa meglio la mia dolce metà.
RispondiEliminauè ma fatevi sentire quando passate a bologna!!
RispondiEliminaAzz Giuseppe, ma tu sei proprio di Bologna?!
Eliminanon nativo ma ci vivo da mooolti anni...
EliminaLa prova gia` l'avevo ascoltata sul tubo, devo dire che all'inizio l'avevo scambiata per la tua RK, che stolto!! Insomma avete unito l'utile al dilettevole, una bella reunion di cookers, e una prova degna delle migliori testate di settore, ma il negozio in questione, sara` mics quello di quel Tomaso grande grande HEHEHE!!! :-) io invidio Vincenzo, perche` riesce a disfarsi delle sue chitarre per comprarne un'altra, io non sarei mai in grado di farlo, i rimorsi non mi lascerebbero dormire :-)
RispondiEliminaP.S.
Per la deformazione sulla fascia, sono fermamente convinto che si tratti di un piccolo difetto di fabbrica, dato dall'eccessiva pressione nell'incollaggio del fondo alle fasce, niente di preoccupante :-)
vincenzo innamorato n. 1
RispondiEliminaEffettivamente sì: è stato un bell’inizio d’anno!
È da almeno tre anni che volevo acquistare la mia chitarra definitiva (forse), che doveva essere una Martin, 00 o 000, paletta slotted e 12 tasti fuori: non chiedetemi perché, ma forse perché ho già una bella dreadnought Martin e una bella slope Gibson di cui sono sempre iù innamorato, sentivo questa mancanza. Mi piace come forma, mi piace come suona e come si suona, e poi per me ha il fascino delle chitarre di una volta come nessun altra. E non potendomi permettere le supermartin di questa categoria, la Robbie Robertson (la 0042K che provai a Sarzana, meno di un minuto perché mi tremavano le mani, era la più bella chitarra che avessi mai visto) o la Stephen Stills (sono accondiscendente e mi sarebbero andate bene sia la 045S che la 00045S, nessuna delle due per fortuna le ho avute tra le mani, le ho solo viste nelle copertine dei suoi dischi), mi sono andato sempre più concentrando sulla 00 e sulla 00028, sempre VS. Ne avevo suonata qualcuna (e un po’ più di un anno e mezzo fa, sempre da Tomassone, ero andato vicino a comprarla, ma poi il confronto diretto con una nel negozio, identica ma nuova, mi fece decidere di lasciarla lì perché non suonava altrettanto bene - ma per prendere quella nuova serviva un po’ più di un migliaio di euri in più -) e mi erano piaciute.
Per farla breve, il primo dell’anno mi ero fatto un giro di voyerismo chitarristico, e “purtroppo” da Tomassone ne vendevano una, il prezzo era alto in assoluto ma conveniente relativamente al modello e allo stato della chitarra, che sembra nuova: ci ho pensato su tutto il giorno, perché per me era assolutamente prioritaria la possibilità della permuta. Ho troppe chitarre e le suono troppo poco, e almeno di un paio sentivo che potevo disfarmi senza troppa sofferenza: non perché fossero brutti strumenti, tutt’altro, ma perché per come e quanto suono io erano quelle meno indispensabili. La prima era la Taylor 312ce, che avevo comprata in un momento in cui suonavo con una ragazza (cantante) e mi serviva una chitarra “facile” e la migliore possibile per la semplicità dell’amplificazione, che non mi ponesse problemi da quel lato. Caratteristiche che, bisogna dirlo, la Taylor possiede perfettamente: quel modello (la 312, benché spacciata per Grand concert è in pratica una 0, forse neanche una 00, con in più, o meglio, in meno, il cutaway e delle fasce bassissime). In pratica, è una chitarra molto facile a suonarsi, con un manico molto neutro, che non crea nessuna difficoltà, con una resa eccellente all’amplificazione, ma che mai e poi mai mi metterei a suonare acustica. La seconda era la Maton A80 “Australian”, una chitarra che più diversa dalle mia amate Martin non potrebbe essere, ma che forse proprio per questo mi ha attirato fino a conquistarmi: bionda, suono cristallino, pochi bassi, e un manico che se quello della Taylor è neutro, questo ti metteva il turbo nelle mani; ci sono chitarre che non ostacolano la mano, questa era di un’altra categoria ancora, proprio l’aiutava, la mano, mi faceva fare cose che sulle altre non mi venivano, o non mi venivano così. Entrambe le avevo comprate a un ottimo prezzo, ed entrambe appartengono al genere, cioè alle marche, “commerciabili”: cosa che non ce ne frega niente, fino a quando per qualche motivo non vogliamo o non dobbiamo venderle, e allora, tranne che nei casi di quelle 3/4 marche che tutti sappiamo, son dolori…!
Comunque, al mattino vedo l’annuncio, ci penso tutto il giorno, e alla sera ho chiamato Mirco, tentandolo verso il viaggio, ma soprattutto investendolo del ruolo di avvocato del diavolo. La gradita aggiunta del Reverendo ha completato l’equipaggio, e il mattino dopo ce ne siam partiti per Bologna.
vincenzo innamorato n. 2
RispondiEliminaIl primo impatto è pessimo, non tanto per la chitarra, quanto perché da Tomassone c’era la bolgia scatenata, e della povera Martin non si sentiva niente: poi ci han data una delle uniche due stanzette insonorizzate, e così ci siamo potuti dilungare in un esame alquanto serio e prolungato. Il video forse vi dirà qualcosa (come al solito, io sono un po’ scettico sul loro rendimento, sulla loro “verità”). Cerco di farvi una mia descrizione dopo due giorni, e dopo quasi due ore di suonarla, che per me è un record.
Prima cosa, anche se molti so che fanno i nobili e dicono che non gli importa, l’aspetto, che invece per me è importantissimo: la chitarra è bellissima, ha una forma aggraziata e molto elegante, le finiture, quelle che ti aspetteresti da una chitarra che nuova sta a metà tra i 3 i 4.000 €, finissime, assolutamente austere, insomma una chitarra con molto understatement. A tenerla in mano, una piuma. Il suono? È uguale: nel senso che quello che mi ha conquistato subito, e sempre di più, è la bellezza del timbro, la sua nobiltà, la sua ricchezza, la sua eleganza, la sua uguaglianza nei diversi registri. Suona “tanto” (anche, se vuoi affondare), ma soprattutto suona bene. E si suona bene, per fortuna (e anche questo è per me un dato essenziale): il manico è molto largo (più di 1 e 3/4), e la combinazione di larghezza, action, forma del manico, dà un risultato di grande facilità e confortevolezza. Quando ci sarà da cambiare le corde, quasi quasi tenterei anche uno 0.13, tanto ora, con le 0.12, è “facile”. Il momento più bello dell’”esame”? Il secondo accordo fatto con la Collings (lo stesso modello, una 00, e stessi legni, abete e palissandro, 500 € in più rispetto a quella nuova, e quasi 1.500 in più di questa usata): il primo accordo, una cannonata, davvero impressionante, suonava il doppio della Martin! Mi aveva messo in crisi. Il secondo, non credevo alle mie orecchie: il suono dopo un solo accordo era diventato tutto e sola forza, un gran muscolo gonfio, ma sotto il vestito niente (ehi, stiamo parlando di una grandissima bellissima chitarra, mi raccomando!). Come dicevo a Mirco, una chitarra che era come una donna che per conquistarti ha solo delle gran tette da tirar fuori, mentre la Martin ti conquistava con tutto. Un suono che aveva una sola direzione, una sola qualità, mentre la Martin ti affascinava per la sua molteplicità, per la ricchezza dei colori.
Ecco, non so se vi ho fatto capire qualcosa, con queste mie cataste d’aggettivi e d’immagini: tirando le somme, volevo dirvi.
1) comprando bene marche “commerciali” io ho rivenduto le due chitarre a 90 euri in meno di quanto le avessi pagate diversi anni fa. Per me, al momento di questa desideratissima permuta, è stato essenziale, se no nonme la sarei potuta permettere.
2) E soprattutto: le chitarre sono, davvero, una diversa dall’altra. La – stessa – chitarra che volevo comprare un anno fa, l’avevo lasciata lì, questa invece l’ho comprata. La Collings alla quale tutti e tre preferivamo la Martin, magari ha una sorella che ci avrebbe tramortiti…
Come sempre, mano a mano che si va su di livello, le differenze si fanno allo stesso tempo più sottili, eppure anche più evidenti. Non so come sia possibile, ma è così.
Comunque: per ora è ancora amore…
Salute, e saluti: a tutti!
Tanto per condividere le riflessioni sulle differenze: quando è spuntata la Collings sono stato il primo a dire "non vale, questa è di categoria superiore!". Ricordavo infatti che proprio lì, tempo addietro, il Rev ed io avevamo fatto lo stesso confronto e una bella 000-28vs aveva perso miseramente con una Collings simile. Stavolta, in pratica con le stesse chitarre, situazione ribaltata.
Elimina... qualcuno compri una 000 Collings, bisogna fare lo spareggio! :)))
Eliminaperò, davvero quando si prende la decisione di acquistare una chitarra "importante" sarebbe un buonissimo metodo quello di presentarsi accompagnati da un paio di "padrini" dotati di buoni e verificati strumenti...ed esigere un ambiente silenzioso per il confronto.
Elimina...come dire che il Rev ed io siamo disponibili all'assistenza per l'acquisto di grandi chitarre. Oltre un certo kilometraggio, che definiremo, è richiesto trasferimento, vitto e alloggio. Nel moderno e orrido linguaggio renziano, dicesi start up! :D
EliminaVince, il passaggio a una muta 0.13 non mi sembra una buona idea. E' una chitarra costruita con spessori sottili e catene scalloped, potrebbe essere rischioso...
Eliminae a proposito di numeri…
Eliminanel sito Martin, questa chitarra dichiara come corde "native" le Lifespan light al fosforo (cioè ,012). in realtà, andando a guardare nel sito nel settore chitarre, le Lifespan medium (cioè .013, solo bronzo e non fosforo-bronzo, denunciano una tensione totale di qualche libbra minore rispetto alle più leggere al fosforo: per quello che m'è venuta voglia...
Giusto! Ecco che mi è scappata una considerazione affrettata e generica (e sbagliata!). Di fatto le corde Fosforo/bronzo hanno una tensione sempre maggiore rispetto alle corrispettive in bronzo. Questo è anche uno dei motivi per cui risultano timbricamente più brillanti! Non avevo pensato che in questo gioco di differenze le 0.13 potessero risultare accettabili... Buono a sapersi :)
Eliminaperò bisogna provarle…
Eliminaper ora ragiono in teoria: essendo la nuova chitarra montata così bene, e così facile a suonarsi con le .012, mi ha fatto venir in mente di poterci montare le .013 per aumentare ancor più il già sorprendente volume che sa estrarre. ma poi, le .013 "solo" bronzo, avranno il timbro delle fosforo? avranno lo stesso tiraggio ma, essendo più grosse, si suoneranno più malagevolmente?
fortuna che le corde si fa prima a cambiarle che le chitarre! però, su quanto importanti siano, almeno per me, non ci rifletto mai abbastanza...
Ma bravi i nostri cookers , giornata di scorpacciate chitarraie e "de panza"....bella chitarra , capisco il colpo di fulmine e sarà difficile risentire il buon vincenzo su queste pagine per i prossimi giorni , saranno tante cenette a lume di candela eheheheheh Mi sembra che la prova a sei mani sia stata esaustiva , la dolcezza dell'innamorato , la consumata gigioneria del prelato , il groove e lo swing del maestro panciroli , tutto è uscito diverso dalla buca ma unito dalla voce presente e duttile della signorina. Un po' vi invidio....:-))))))))
RispondiEliminap.s.
Vince' , se la tua cs&n dovesse sentirsi abbandonata , sappi che in qualunque momento vengo su e la porto in giro per un po' , tra cookers lo sai.....:DDDDDD
... "la consumata gigioneria del prelato"... :DDDDDDDDD
EliminaTe possino!
dici che mi sono giocato l'ultima chance per il paradiso ? Vabbè........:DDDDDDDDDD
Eliminassshhh, forse non se n'è accorto...
Eliminadue avemaria e un paternoster e te la cavi....
Eliminaè andata di lusso.....:DDDD
Eliminabeccato!
EliminaDopo la lunga serie di ipotesi su quell'avvallamento della fascia, abbiamo fatto esaminare la chitarra a Tomassone Senior, fondatore del negozio e Vecchio Liutaio (con le maiuscole) di rinomata esperienza. Ci ha accolto con grande cordialità e quel pizzico di "marpioneria" (non so se esiste il termine) che hanno i grandi personaggi con una vita da raccontare. Da lui abbiamo appreso che queste Martin vintage con le fasce strette, non hanno i "traversi" di rinforzo (infatti nemmeno la mia 00-18v li ha!), quindi possono capitare lievi deformazioni che non influiscono sull'integrità e la resa sonora dello strumento. Con la sua verve avrebbe potuto farci bere qualsiasi cosa, ma ci ha messo la faccia e fa fede la regola che personaggi come questi non avrebbero potuto conservare la reputazione che hanno raccontando frottole. Quindi... ;-)
RispondiEliminatraversi di rinforzo? e dove si troverebbero, sulle fasce? internamente non mi pare di vederne neanche sulla mia.
Eliminainfatti tu hai una bellissima e purtroppo "discontinued" OM-28... V !!! E a quanto sostiene il Tomassone, i modelli a cassa stretta che si rifanno alla tradizione non hanno i rinforzi delle fasce.
EliminaE infatti i traversini sulle fasce, servono proprio per evitare cricche sulle fasce, e la mancanza di traversini, determina lo schiacciamento delle fibre , se la pressione di incollaggio del fondo e del top e` eccessiva, le traversine laterali sono state introdotte appunto per evitare problemi sia nel momento della costruzione dello strumento, che per evitare rotture nell'arco della vita dello strumento :-))
EliminaGiusto. Ma 'sta storia dei rinforzi per le fasce è curiosa. Ho trovato foto interne di Martin degli anni '30 senza rinforzi, ma anche CON, spesso fatti con nastri di tela rigida incollati, ma anche in legno. Quindi il Tomassone ha ragione, ma fino a un certo punto! Mi sa che ci farò un post ;-)
EliminaUna chitarra che ha fatto perdere la testa a Vincenzo.. ma che l'avrebbe fatta perdere a chiunque..
RispondiEliminaBellissimo strumento con un suono spettacolare..
Complimenti !!
;-)
Articolo e commenti a seguito bellissimi!
RispondiEliminaDimenticavo, auguri Vincenzo
RispondiEliminaOh, qui si inizia col botto! Vincenzo sapeva già che a venir con voi non tornava a casa senza, uno ti butta li la tentazione e l'altro ti dà l'assoluzione!
RispondiEliminaComplimenti, grande anzi grandissimo strumento, i sogni vanno inseguiti e raggiunti senza perdere l'occasione, alla prima occasione mi prenoto per un assaggio!
Prima o poi... accompagneremo anche te! :)))
Eliminasi...si verrà quel giorno, lo accompagneremo, è sicuro.
Eliminasi dai, l'assessore è pronto marcio, aspetta solo che spunti una OM28v usata... :)))
EliminaMah, ...vedremo, intanto prenderò un gratta e vinci
EliminaBisogna ammettere che Martin (che sappiamo essere una industria, non un artigiano) si è guadagnata l'alone leggendario del suo brand producendo questi modelli dal fascinoso suono che, credo, tengono testa anche a prodotti più "manuali". Poi, al di sotto, la sterminata offerta di strumenti più modesti ma che sulla paletta portano il famoso logo. Niente da dire, sono bravi.
RispondiEliminap.s. eppoi la Ponzio ha la nostra maglietta....
innanzi tutto buon anno a tutti! felicitazioni a vincenzo per l'ingresso in casa di questa strepitosa bellezza sinuosa.
RispondiEliminanell'ultimo anno ho avuto un paio di approcci con le martin della serie vs (incluso a sarzana) e ne sono sempre più affascinato. io sono rimasto perdutamente innamorato di una 0028vs e di una 028vs, misure lievemente più piccole di questa ma che trasmettono una varietà di sensazioni sonore a seconda del tocco che non ho trovato altrove. credo sia questo che mi ha più colpito di questa serie, la grande quantità di sfumature e di risultati che si riescono ad ottenere al variare del tocco e dell'approccio.
se esiste una chitarra definitiva per me è senz'altro questa (ovviamente fino al prossimo colpo di fulmine! ;))
nel frattempo la tua OM 28 V continua a farmi visita in sogno, quindi prima di svenderla al primo che capita passa parola...
Eliminaciao giancarlo, bada che però la om28v dice che qua si trova bene, che le sono simpatico, non credo abbia intenzione di lasciarmi! ;)
EliminaMeglio così, e in ottime mani.
Eliminaah, bellissima la prova a "sei mani". ho ascoltato con piacere le vostre impressioni e avevo una gran volgia di essere lì. ho un dubbio però, sulle differenze di shape tra una 14 tasti e una 12: ho sempre avuto l'impressione che la differenza non consista unicamente nel "prolungamento" delle spalle fino al 12 tasto. ad occhio mi pare che le spalle di una triplo zero con 14 tasti fuori siano più lievemente larghe di una pari misura con 12 tasti.
RispondiEliminaad esempio le spalle della mia om28v, al loro punto di maggiore ampiezza, misurano 28.8 cm. sarebbe interessante confrontare questa misura con la chitarra di Vincenzo.
Ciao Ansgar! La risposta al tuo quesito, precisa e dettagliata, con tanto di immagini animate, la trovi in questa bella pagina di Guy's blog:
Eliminahttp://www.dhaenensguitars.com/blog/2009/09/12-or-14-frets-clear-to-the-bodyor-something-in-between/
In effetti, visto l'accorciamento del corpo, nella OM hanno dato una rinforzatina alle spalle, ma non sufficiente a recuperare tutta la superficie di top "tagliata".
accidenti, ora ricordo che avevi già segnalato questa cosa, tempo fa. molto bellina l'animazione e il blog di Guy è da vero pazzo maniaco acusticante, praticamente possiamo considerarlo un fratello. peccato sia fermo da diversi anni.
EliminaSi è - o era - davvero un bel blog, fatto da un liutaio con spiegazioni tecniche accurate, ma spiegate chiaramente e sostenute da "prove". Me lo sono messo tra i preferiti perché ci sono articoli ben fatti proprio sulle questioni più dibattute.
EliminaGrande acquisto, complimenti. Sono chitarre non facili da trovare qui da noi, ma sono strumenti eccellenti. Il piccolo avvallamento sulla fascia, secondo me, deriva da una eccessiva pressione nel montaggio. Ne ho viste parecchie online con lo stesso avvallamento, è del tutto accettabile. Magari succede quando i corpi vengono legati da nastri in tela per fissare binding e top. E' vero che i modelli piccoli non hanno fascette di rinforzo. Mi viene da pensare, vedendo lo stato "mint" dello strumento, che il vecchio proprietario fosse un fissato perfezionista, come il sottoscritto, ed il suo occhio cadeva sempre lì. Comunque buon per te. Tra l'altro è una delle poche Martin offerte con meccaniche Waverly di serie, una vera raffinatezza. Io ho una 00-28vs, bellissima chitarra, ma purtroppo totalmente inadatta al mio modo di suonare. Un vero peccato perché queste chitarrine sono belle, con quella bella tensione complessiva che fa esplodere il suono al primo tocco. Leggendo il tuo bellissimo intervento mi hai fatto venir voglia di tirare fuori la mia. Bella, con l'anima ma con un padrone indegno. Pazienza, vedrò che farne.
RispondiEliminaCiao, complimenti ancora.
Come saprai sono un grande fan delle chitarre piccole, se proprio non sai che farne... ;-)
EliminaAggiungo la mia, a proposito dell'"ammaccatura" della chitarra, e poi di una caratteristica sonora.
EliminaDell'"ammaccatura", o avvallamento, se ne sono accorti Perry e il Rev, e io solo dopo la loro indicazione, e dopo un bel cercare. In effetti, anche adesso che lo so, a casa devo mettermi proprio a cercarla, perché a occhio la si vede (mah…) solo se la luce cade proprio lì, e proprio con quella esatta inclinazione. Dopo che in questo modo hai visto dov'è, cominci a palparla, e poi ti accorgi di questa fossetta, che a sua volta ti fa capire che tutti noi, volendo, e soprattutto dovendo, potremmo leggere il braille.
Dico questo, per dire che siamo proprio a livelli di mania superiori alla mia…
Avendo molti più amici musicisti professionisti nell'àmbito della musica classica che di quella no (a cominciare da mia sorella che insegna violino in conservatorio) e avendo questi a che fare con strumenti che vanno da qualche decennio a qualche secolo, ho visto suonare strumenti bellissimi e costosi a livelli inopportuni (e certo non confrontabili con quelli delle nostre chitarre) con delle crepe passanti che sembravano voragini, con crepe più piccole riparate in vario modo, e vari accidenti tipici di strumenti che, seppur preziosi e a volte preziosissimi, erano soprattutto suonati, e non conservati in un tabernacolo a futura memoria.
Che non c'entra niente con la Martin in questione, che vale da un decimo a un centesimo di questi strumenti, e che soprattutto ha solo tre anni di vita, anche se secondo me è stata usata molto poco: e da ciò deriverebbe (a saper le cose per davvero) la domanda che più mi preme e che vi giro, su come funzionano le cose in casa Martin (e dico Martin per dire tutte le marche di un certo livello che conosciamo) cioè qual sia il rapporto, ma quello vero, però, tra industria e artigianato, tra quanto fa la macchina e quanto fanno gli uomini, e quanto gli uomini "lasciano passare" della loro umanità (in senso di fallibilità) in questa “cooperativa”.
Tutti noi abbiamo sentito o letto di amici stupiti dal fatto che strumenti da qualche migliaio di euri avessero difetti di liuteria da superficiali a gravi, ma comunque inaspettati: in attesa di andare a mangiare le tagliatelle a casa del Reverendo, e quindi incidentalmente passare dal mio liutaio di fiducia per far palpare anche a lui le curve della mia biondina, lascio a voi il quesito, e attendo le vostre considerazioni.
Per Gianninord (del quale continuo a vedere come in un miraggio la splendida collezione) ricordavo, ma proprio benissimo, le sue considerazioni sulla sua 00: ora, è chiaro che si va a gusti, e soprattutto ognuno le chitarre le vive (letteralmente) sulla propria pelle, per cui rispetto profondamente il bilancio così articolato che il nostro amico faceva sulla qualità intrinseca dello strumento, e sulla sua, diciamo così, dolorosa incompatibilità col suo modo di suonare. Anche se non sono proprio la stessa chitarra (e poi io sono tenace assertore del fatto che due chitarre uguali non esistono anche se fossero state entrambe dello stesso modello) la mia e la sua sono però cugine strette: e infatti moltissimo potrei sottoscrivere della sue considerazioni, applicandole alla mia. A me, più che l'esplosività del suono (che è una caratteristica per la quale farei intervenire anche la testata slotted - ho una chitarrina da molto meno di un decimo del costo della Martin che, nel suo piccolo, ha questa stessa caratteristica - credo dipenda dalla diversa tensione e angolatura d’attacco delle corde) quello che colpisce della mia nuova Martin è la ricchezza del timbro, la sua sfaccettatura, che riesce a mantenere (almeno in parte) anche al diminuire del volume, cioè anche pestando meno. E poi la facilità nel suonarla, cosa che non avevo messo in preventivo perché è l'unica chitarra che ho (a parte quelle classiche) col manico più largo di 1 e 3/4.
E adesso basta (per ora): ma ancora salute, e saluti, a tutti!
**Dell'"ammaccatura", o avvallamento, se ne sono accorti Perry e il Rev**
Eliminalo sai che abbiamo la testa piena di pippe....
comunque il prossimo giro in collina siete assolutamente prenotati, anzi, precettati! Non si sa mai che oltre agli avvallamenti siete capaci di trovare anche qualche tartufo...
EliminaCaro Vince, hai ragione! Che io sia un campione di pippe chitarristiche (dopo aver vinto probabilmente in gioventù anche vari tornei di quelle altre) non ci piove! L'attenzione a quell' "avvallamento" sulle fasce della tua splendida 000 mi sembrava dovuto come a tutte le cose insolite. Un'attenzione che deriva dal fatto che quando mi sono riavvicinato alle chitarre, dopo un trentennio di distacco, mi sono ritrovato la curiosità di capire perché mi attiravano come mai prima. E allora via a leggere, studiare, osservare, approfondire traendone quell'appagamento tipico delle cose gratuite, senza lo stress delle finalità professionali. E allora tutto mi incuriosisce, una sella incollata (perchè, quando all'apparenza è solo scomoda?), l'assenza dei rinforzi sulle fasce (perchè, visto che nella maggiorparte dei casi ci sono?), le catene standard (perché, quando tutti sostengono che quelle scalloped sono più efficienti?), le palette solid (perché, quando tutti sostengono che le slotted danno un miglior apporto timbrico?) e via così. Ed ecco che l'occhio mi cade dove forse a volte potrebbe anche evitare, ma ci va e mi diverto. Mi diverto a scoprire che tante di queste cose hanno un fondamento tecnico/scientifico, ma poi sono largamente smentite dai fatti. Mi diverto ad ascoltare certi "esperti" che si eccitano per particolari palesemente irrilevanti o quelli che si contraddicono da soli, come la simpaticissima Diane Ponzio che si infervora a spiegarti le meraviglie delle Martin della Golden Era, senza spiegarti perché le Martin moderne non le fanno più così e però, ovviamente, sono meravigliose lo stesso! E mi diverto a scoprire che la mia 000 RK cinese, che per molti dettagli sarebbe una chitarra tutta sbagliata, sia maturata in modo eccellente e ora butti fuori un suono che - non scherzo! - mi ricorda quello di certe Martin vintage vere da millemila dollari! Come quello dell'antiquariato, dei vini, dei sigari, degli orologi e di tante altre merci "prestigiose", quello delle chitarre è un mondo strano e affascinante in cui più ne scopri e meno ne sai, quindi un campo ideale, e divertente, in cui mantenere in esercizio il senso critico e allenarsi a cogliere le tante stecche provenienti dal coro degli esperti. Ma anche un campo in cui ricredersi allegramente delle proprie convinzioni, con la consapevolezza che in fondo stiamo parlando di pezzi di legno. Stupendi pezzi di legno che, proprio come Pinocchio, spesso si divertono a raccontarci poetiche e affascinanti bugie!
EliminaAlla fine della fiera, c'hai un chitarrone della madonna! ;-)
**...qual sia il rapporto, ma quello vero, però, tra industria e artigianato, tra quanto fa la macchina e quanto fanno gli uomini, e quanto gli uomini "lasciano passare" della loro umanità (in senso di fallibilità) in questa “cooperativa” **.
EliminaA questo riguardo mi sembra molto interessante, e originale, la ricerca condotta da un tal John Thomas (presente anche sul tubo con la sua impressionante collezione di Gibson d'epoca) sulla storia delle "Kalamazoo Gals", cioè le operaie che durante la seconda guerra mondiale hanno sostituito quasi totalmente la manovalanza maschile nello storico stabilimento Gibson, mentre gli uomini erano tristemente impegnati a far la guerra. In quel periodo uscirono le famose Gibson "banner", con la decal sulla paletta recante il motto "Only a Gibson is good enough!", ora tra le più quotate. Ebbene, dopo lunghe ricerche storiche, sopralluoghi in fabbrica, testimonianze di alcune vecchie operaie ancora in vita, confronti e registrazioni di decine si Gibson acustiche di quell'epoca, il Thomas è giunto alla conclusione che le Gibson banner hanno dettagli costruttivi e sfumature timbriche diverse da tutte le altre. Come a dire che le migliori Gibson vintage sono state ingentilite - e impreziosite! - dal tocco femminile. Una storia davvero interessante!
http://guitarkadia.com/emon/blog/the-story-of-the-kalamazoo-gals/
http://kalamazoogals.com/
che bella che è la foto delle "ragazze" in posa davanti alla fabbrica e come erano carine con i loro calzini corti....
EliminaPensa che erano tutte donne del posto, chiamate temporaneamente a far andare avanti la fabbrica, ma nessuna con conoscenze di liuteria o affini. Eppure le più belle Gibson "banner" (decine e decine di J45, LG2, Advanced Jumbo, Southern Jumbo, ecc.) le hanno costruite loro. E secondo il libro di Thomas, quando ritornarono in fabbrica gli uomini quei modelli non ebbero più le stesse caratteristiche peculiari. Le Kalamazoo Gals, sapendo poco o nulla di chitarre, avevano prodotto i pezzi migliori!
EliminaAggiungo qualche osservazione sparsa, a proposito di avvallamenti e altro…
EliminaCaro Perry, spero che si sia capito che quando scrivevo con tutto quel che segue, quella per me era una testimonianza d'ammirazione per la vostra (naturalmente comprendo come interlocutore anche il caro Reverendo) capacità di vedere un difetto di cui non mi ero assolutamente accorto (vero è che in quel momento ero annebbiato dall'ammmore che, come si sa, è cieco…); e lo stesso, per quanto riguarda la vostra nomina/convocazione a cani da trifola: le battute che non fan ridere sono pessime, ma la mia quello voleva essere, una battuta, al massimo fiacca, ma che proseguiva nella strada ammirativa del vostro occhio d'aquila. Mi sono spiegato? Spero di sì, perché minimamente vorrei essermi fatto mal comprendere e mal corrispondere alla tua cortesia: oltretutto, le tue chiose molto dotte, ma soprattutto nate dall'amore e dalla conoscenza che solo il rapporto diretto col suonare possono dare, mi sono altrettanto care che preziose, anche per un chitarrista come me che continuo a definire soprattutto un voyeur. E, uguale, quando facevo gli esempi degli amici che suonano strumenti preziosi e carissimi, con difetti enormi, a petto della mia ormai famosa “avvallatura”: ti ricordi quando parlavamo del rapporto “laico” del Flaco Biondini con le chitarre? Gli amici che portavo ad esempio esaltavano all’estremo quella tipologia del professionista che bada soprattutto al sodo, e lascia le minima a quelli come noi (e non c’è nessun spregio in quel “quelli”). O ai mercanti, ma quello è un altro discorso. Il vantaggio che ha un violinista rispetto a noi è che spesso suona su strumenti che hanno uno o più secoli: e quindi il tempo ha fatto da tempo (aridaje) selezione (e mercato, mi vien da aggiungere!).
Io, più passa il tempo più mi accorgo che il mondo delle chitarre è "tanto" (ma proprio tanto) complesso: come ho già detto fin troppe volte, ogni chitarra nasce (e quindi suona) per conto suo, ed è la chitarra che suona, non la marca che c'è scritta sulla paletta. La paletta, cioè la marca, c'entra perché, ma questa è una mia opinione, perché ti dà la garanzia, in un certo senso statistica, di una certa qualità. Ti dà…: magari! Meglio dire, ti darebbe, una garanzia statistica, e non una certezza, come abbiamo ben capito. Purtroppo qui non funziona (ma non funzionava neppure lì, se non come fulminante battuta finale) il detto al termine della celebre puntata del tenente Colombo ambientata nelle californiane cantine Gallo, quando, dopo aver naturalmente scoperto l'assassino, proprio a lui, che era il sapientissimo proprietario delle cantine, il monocolo detective chiedeva come si faceva a capire qual era il vino migliore. Al che l’espertissimo assassino-vignaiolo rispondeva con malcelato disprezzo: "Dal prezzo!". E invece, nella realtà, come tu ben dicevi a proposito della tua RK (o nella tua/vostra ultima trouvaille, l’abbronzata Tanglewood) neppure il prezzo conta! O meglio, neppure il prezzo è, da solo, una garanzia. Quante chitarre da medio prezzo abbiam suonate, che suonano medie, o ancor meno che medie? Ma lo stesso capita poi per le chitarre da maggior prezzo (e ovviamente con delusione ancor maggiore). E lo stesso per i ristoranti, i vini, eccetera eccetera…
Lunga, tortuosa, spesso in salita, e non sempre piacevole, la strada per i "coltivatori di differenze…": per questo che farla in compagnia, almeno per qualche tratto, ne appiana qualche salita!
Sono d'accordo sul discorso della garanzie statistica. Soprattutto sull'aggettivo. Statisticamente è molto più probabile che una chitarra sia fatta come si deve da un produttore rinomato e "costoso", altrimenti non si capirebbe perchè sia tale. Ma proprio per questo con lui si diventa meno tolleranti, anche se poi si scopre che certe piccole anomalie a volte sono imprevedibili quanto ininfluenti, se non addirittura segno di preziosi interventi manuali. Ma... (primo "ma" di una lunga serie).
EliminaMa poi ti capita di imbracciare una Gibson J45 scandalosamente sorda e mal rifinita. Sarà un caso, ti dici, mentre sei pronto a liquidare lo stesso evento come una regola nel caso di una chitarra meno blasonata. E allora non è vero che sei meno tollerante con i costruttori rinomati!
Oppure ti capita di vagare tra i corridoi della fortezza di Sarzana, fermarti ad ammirare una splendida Bourgeois, imbracciarla e notare che ha il ponte scollato, proprio come la tua ben più economica RK/Schoenberg! USA/Cina 1 a 1, ti dici divertito, ma...
Ma il ponte della Bourgeois è facilmente riparabile perché spalmato con la colla giusta, mentre quello della tua RK è imbrattato di Attak e suderai sette camicie per toglierlo, con vistosi danni collaterali! USA 2 Cina 1, fischio finale e fine partita.
Oppure vai in un grande e fornito negozio di chitarre e ti porti dietro timidamente la tua 000-28 cinese per farti un'idea di quanto l'originale Martin suoni meglio, ma...
Ma scopri che quella originale che ti fanno provare con sguardi di bonario compatimento, non suona poi tanto meglio, anzi forse non suona meglio per niente, eppure costa quattro volte tanto. Era un pezzo mal riuscito, ti dici, e non ti sfiora l'idea che sia invece ben riuscita la tua cinese. Fino a quando il tuo liutaio, provandola, ti dice papale papale che ha sentito parecchie Martin suonare peggio!
Ecco, questi piccoli eventi, coi loro stravolgimenti di fronte e il temporaneo ribaltamento delle regole, mi affascinano e mi divertono da morire. Quante differenze e quante sorprese! Fino alla prossima e sempre parziale esperienza! ;-)
a leggere queste tue righe non mi può non tornare in mente il periodo della mia vita in cui ero un po' dominato dalle gioie e dai dolori della scoperta del mondo dei grandi vini: che emozioni! che bontà! che unicità! eppure… anche lì, vini dalle etichette vecchie di più di un secolo, dalle storie regali, che a volte deludevano, e poi vini quasi sconosciuti che esaltavano,,, e poi il procedere delle annate, a rimescolare le certezze, per cui quel vino di quell'anno diventava tutt'altro l'anno dopo… esattamente come le chitarre, per cui scoperte e certezze si annullano o meglio, sembrano annullarsi. nel mondo del vino si dice che il vino si comincia a bere leggendo l'etichetta, ed è una cosa vera e importantissima, perché l'etichetta, cioè la marca, è anche la sua storia,che ti predispone in un certo modo, anche a voler essere il più oggettivi possibile. è anche per questo che sono nate le degustazioni alla cieca, che davano sempre risultati non scontati in precedenza. Cioè, quasi sempre le classifiche ufficiali venivano rispettate, ma non era mai dato per scontato, però, e le sorprese non mancavano. e così le chitarre, come tu hai chiaramente dimostrato per esperienza personale. io esperienze così palmari non le ho avute, ho però visto che ci sono marche che effettivamente ti danno molto di più che quelle blasonate, ma fino a un certo punto (ripeto, nella mia esperienza). l'unica prova che ho fatta veramente bene è con le chitarre FURCHT, il cui importatore italiano è pochi chilometri fuori parma (un giro che merita di esser fatto, a proposito). spinto da un amico professionista, sono andato a provarle, dopo aver ben guardato il ricco e davvero incuriosente sito (che v'invito a guardare). qual è stata la mia esperienza? che sino a un certo livello di prezzo, quelle chitarre (ottime) era ultraconvenienti e veramente davano la paga a quelle blasonate. mano a mano poi che il prezzo cresceva, il divario diminuiva. per dirla schietta, quella che piaceva a me (tipo 000) costava più di 1.000 €, e suonava un po' meglio di quella da 600, ma decisamente meno bene della 00001 che avevo pagata un milione una quindicina di anni fa, e comunque la quasi equivalente costava circa 1300€. senza parlare del valore del marchio in caso di cambio, e così via. certo però che Furcht, come liuteria, in confronto alle Martin di quel prezzo, sembravano un gioiello.
Eliminaho fatta dell'altra confusione?
A dire la verità l'avevo messa in vendita un anno fa circa. Poi non ho più seguito la cosa, ho venduto un'altra chitarra poco utilizzata e così l'ho tenuta. Comunque se ci ripenso lo pubblicherò qui, anche perché sarebbe veramente un buon affare.
RispondiEliminaAl momento sarei un po' al verde, ma se vuoi che te la tenga... :DDD
EliminaMa che gentile! No dai, intanto la tengo io.
RispondiEliminaCiao