Non
me ne vogliano i cookers che sono al mare o ai monti, e che magari la pioggia e
i 18 gradi che stanno rallegrando il mio ferragosto in città stanno in questo
momento maledicendo, ma io odio la melma vischiosa bollente e gassosa che
purtuttavia ci tocca respirare di solito nelle estati della nostra bella
pianura padana, di cui tutto si può dire (anche per quelli che nonostante tutto
la amano come me) tranne che il clima (d’estate e d’inverno, per una ragione o
per l’altra) sia il suo asso di briscola.
Da
molti anni passo quasi sempre (tranne brevi spostamenti, per seguire qualche
festival estivo) tutta l’estate in città, lasciando per le vacanze più brevi
periodi in primavera e autunno: quindi quest’estate umida, ma per una volta
tanto a bassa temperatura, mi trova come sempre seduto al mio posto, in ufficio
e a casa, ma stavolta quasi felicemente.
Quasi
quasi, addirittura mi fa venir voglia di suonare!
Seguo
però sempre il blog, e approfitto del comprensibilissimo periodo di quasi
chiusura per postare un “suggerimento per gli acquisti”, o meglio, per gli
ascolti. E, eccitato dal rumorino della pioggia che mi arriva dalla finestra
aperta (“I hear the drizzle of the rain…”, cantava e arpeggiava il Paul Simon
d’annata), v’invito all’ascolto di un chitarrista elettrico. Un’altra delle mie
passioni, che riassumo in questo modo: se mai suonassi la chitarra elettrica,
vorrei suonarla così!
Così
poche note da far sembrare una partitura di Webern prolissa (per non parlare
degli odiosi snocciolatori di note, velocissimi pistoleri in qualunque modo e
stile essi percorrano la tastiera della chitarra – sto parlando solo per me,
naturalmente…), una voce che può venire solo da chi per anni ha vissuto non
sull’orlo, ma proprio dentro l’abisso, e da cui è uscito più per miracolo che
per altro, autore di canzoni grandiose e chitarrista ammirato quasi più dai
chitarristi (e più grandi erano, più lo amavano) che dal pubblico.
Sto
parlando di Peter Green: e, dunque, ne ho parlato fin troppo, dato che ne parlo
a voi!
Il
pezzo è un blues struggente, "Need Your Love So Bad" scritto e inciso
nel 1955 da Mertis John Jr., e portato al successo (relativo) una diecina
d’anni dopo dai Fleetwood Mac, non a caso da Green fondati assieme a Mick
Fleetwood e John McVie dopo aver lasciato i Bluesbreakers di John Mayall. Un
pezzo (inciso ed eseguito dal vivo da intiere generazioni di musicsiti e
cantanti) che Peter Green interpreta da mezzo secolo, secondo me ogni volta suonando
una nota in meno, e infilando il coltello nel cuore un centimetro in più.
Ma
basta parlare: v’invito a piangere, e a godere. Insieme a Peter Green suonano
musicisti che adoro, ma che non conosco (e quindi invito cordialmente chi li
conosce a darcene contezza) a cominciare naturalmente dall’altro
chitarrista-cantante, il cui stile cordialmente opposto a quello di Green sarei
felicissimo d’emulare anche in rapporto di 1/100.
Peter
Green, poi…: lo vedete, sta nell’ombra come un gatto, emerge solo a metà del pezzo,
canta come se la voce gli venisse non dalle corde vocali, ma da un organo posto
molto più nel profondo, e il suo solo… una nota dopo l’altra, lentissime, ma un
legato, un suono, un’emozione, una varietà di sfumature, dinamiche, timbriche…
una chitarra che parla come si può parlare solo quando non si usano le parole.
Ditemi
voi: ma a tutti, ovunque siate, brilli il sole anche quando non c’è,
soprattutto quando non c’è: need your love so bad…
be' per il tempo freschetto sto godendo pure io. Interessante la voce di Peter (è quello con il cappelluccio no?)
RispondiEliminae anche le cosine d'accompagnamento che si sentono sotto. La strato ha sempre il suo suono, grazie anche ad un compressore che, credo, interviene pesantemente nelle frasi solistiche, che trovo tuttavia un po' scontate. D'altra parte questo è un blues elettrico classicone.
Ciao Vincenzo, prima o poi dobbiamo fare una session a casa tua e registrare come si deve tutte le tue ragazze (che lo meritano assai)
Purtroppo sono fuori casa e con il telefono non posso apprezzare a pieno le qualità dell'audio, ma ti prometto che appena torno vengo a rileggere ma sopratutto a riascoltare il video :-)
RispondiEliminaPer la serie "poche note ma col cuore", ci si potrebbe aprire una campagna di vaccinazione anti shredding!
RispondiEliminaTra i due cantanti trovo sicuramente più toccante l'interpretazione di Green, ma confesso che sono andato sul tubo a vedere se non ci fosse una versione di Ray Charles, e purtroppo non c'è...