lunedì 30 aprile 2018

Am I going nuts?

La domanda - sto diventando matto? - è più che lecita, dal momento che sto per fare una considerazione a rischio di blasfemia, almeno per l'ortodossia chitarrofila alla quale tutto sommato sento di appartenere!
Ebbene, tra ieri e oggi, complice il ponte del primo maggio, ho fatto l'ennesimo lavoretto di capotasto per la OM 28V, dato che ne avevo uno grezzo da diverso tempo nel cassetto.
Già che c'ero, ho anche cambiato i pin di plastica di serie con un set in corno - non chiedetemi di che animale, ma era un vecchio stock presente nel negozio da anni, a quanto mi hanno detto.
Tornando al capotasto, dopo osso e ebano e ancora osso, stavolta ho voluto provare qualcosa di ancora diverso: il tusk.

Dopo averlo sagomato per bene sull'esempio dei suoi predecessori, l'ho infine montato sulla chitarra per le regolazioni di fino sui solchi. Ed ecco l'eresia: il suono sembra aver acquisito peso sulle fondamentali, ben in evidenza, ma con una coda di armonici ben presente anche se non ingombrante, un attacco a fionda e un decadimento dei suoni molto graduale ed uniforme. È come una via di mezzo tra il 'corpo' del vecchio capotasto in ebano e la complessità, le sfumature e gli armonici dell'osso. Promosso pieni voti! Insomma, non so se abbiate mai provato il tusk laddove tradizionalmente si è sempre preferito l'osso, ma potreste avere delle sorprese.
L'unico dubbio che persiste è in che misura possano aver influito sul risultato i pin in corno: l'attacco dovrebbe certamente rientrare nelle loro competenze sonore. Per il resto, belli son belli!


15 commenti:

  1. Postilla: ovviamente mi riferisco al suono delle corde a vuoto! Ma è come se, in generale, ci sia una maggiore coerenza tra il suono delle corde a vuoto e di quelle tastate

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  2. Qui l'ortodossia l'abbiamo smontata e rimontata più volte. Possibilissimo che su certe chitarre il tusq faccia più bella figura che su altre. Mi fido delle tue orecchie.
    Ma tanto per riortodossare un po', i solchi di quel nut non sono un po' troppo larghi?...

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  3. Sì, i primi tre solchi sono alquanto abbondanti, soprattutto il LA nella parte superiore, anche se nella sede vera e propria vanno restringendosi un po'. È che sto tusk è un materiale stranamente più difficile da lavorare di fino rispetto all'osso e ho dovuto adottare delle soluzioni meno ortodosse del solito per avere una sede propriamente concava.

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  4. Io tra tutti voi credo di essere il meno ortodosso, non disdegno provare cose nuove, il TUSQ è parte fondamentale nei ponti e nei manici Delle Ovation, la peculiarità del TUSQ e quella di avere sempre la medesima resa sonora, mentre usando l'osso o il corno, si va a fortuna, ma si ha una gamma di possibilità sonore nettamente maggiori, date dal fatto che si tratta di materiali vivi, con compattezze e composizioni diverse, date dal tipo di vita vissuta dall'animale da cui sono state prelevate le ossa o il corno, non per nulla i liutai passano parecchio tempo a scegliere un pezzettino di osso tra i vari a loro disposizione, facendoli cadere su una superficie dura per testarne la risposta sonora...

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    1. Infatti ricordo bene quella volta a Sarzana, che mi aiutasti a scegliere il ponticello in osso ad uno stand, guardandoteli per bene tutti in controluce e soppesandoteli per scegliere quello più uniforme!

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    2. Ecco, questa non la sapevo. Composizione uniforme, soppesare e guardare in controluce... grazie, me la segno ;)

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    3. ...farlo cadere sul pavimento e sentire come risuona...sembra una scemata, ma se un pezzetto di osso suona da solo, fa suonare bene anche lo strumento sul quale viene installato

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  5. Dal Lenzo me lo avevano spiegato tempo fa il metodo per sapere se un capotasto o un osso del ponte sono buoni: si butta l'oggetto in terra sul pavimento e se fa un suono acuto e squillante è buono.

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  6. Ok, peró attenti a non tirarveli in testa sti ossi! 😅

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  7. [img]https://i.pinimg.com/originals/07/89/c8/0789c8a04cf1db3540a2f05ff724ebe0.jpg[/img]

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  8. D'accordo con Perry che non tutte le chitarre evidenziano le qualità del Tusq in pari misura, ma seguendo i vecchi consigli di un liutaio ho montato il ponticello in Tusq su diverse chitarre e sempre ho apprezzato i benefici.
    Il consiglio peraltro escludeva di utilizzare ail Tusq anche per il capotasto...secondo lui dava troppa brillantezza al suono delle corde a vuoto comparato a quello delle note ottenute "tastando".
    Mi sono sempre attenuto al consiglio e non ho esperienza contraria. 🙃

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    1. Sì, il vecchio trucco del pavimento funziona.. La densità del materiale è importantissima., la qualità e la lavorazione. Pare ovvio. Ma, come tutte le cose ovvie, tanto ovvio non è. Prima viene la sella, quindi il nut, da ultimo i bridge pins. Io preferisco l'osso, ma il Tusq è sicuramente un materiale affidabilissimo e 'costante'.
      Io però (pur non essendo un purista, anzi!) preferisco adottare, su una chitarra, o il Tusq o l'osso. Per quest'ultimo, quando voglio un prodotto sicuro, mi rivolgo a Bob Colosi. Costa meno di un liutaio italiano, garantisco, e lavora in modo notevole.
      Dipende (a parità di materiale e accuratezza) anche dai legni, secondo il mio orecchio. L'osso dovrebbe essere unbleached, così da conservare la sua densità originaria, che decade con la sbiancatira.
      I pins? Ebano, secondo me superiore al palissandro. (Mi dicevano però che il legno è igroscopico e potrebbe 'gonfiare' causando - alla lunga - danni ai pin holes).
      Sono sfumature. Ė colore. Benissimo. Proverò anche quelli in bosso, giallastri e orrendi.
      Cosa non si fa per ravvivare questa pioggia di novembre...

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    2. Io uso i bridge Pina in osso, o in corno, con un dot in abalone per soddisfare anche l'occhio...😉

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