domenica 4 marzo 2018

La cultura multietnica nella musica di Piers Faccini

A fine gennaio sono andato a sentire un concerto di questo cantautore che non conoscevo.  Nato in Inghilterra da padre italiano e madre francese, con avi palermitani e  madrileni (come lui stesso ci ha raccontato), accompagnato da Malik Ziad, musicista algerino di origini berbere, non poteva che proporci una serata in cui sarebbero prevalse le contaminazioni della musica dei paesi che si affacciano al Mediterraneo.
Avendo ascoltato qualche pezzo sul tubo, devo dire che mi sono recato al concerto un po' diffidente, temendo che gli influssi della musica multitonale araba, piuttosto distanti dai miei gusti,  rendessero la serata soporifera, soprattutto dopo una settimana non proprio leggera.
L'inizio del concerto sembrava confermare i miei sospetti: Piers Faccini si è presentato arrivando lentamente alle spalle degli ascoltatori nella sala semibuia e intonando una nenia piuttosto funerea, accompagnato esclusivamente con un sonaglio . Quindi, imbracciata la sua Martin, ha proseguito con una canzone in stile ninna-nanna, dolcissima e struggente allo stesso tempo.



Dopo aver creato questa delicata atmosfera, ci ha presentato il suo ultimo lavoro discografico "I dreamed an island", spiegando che è l'utopia di un’isola senza strutture o barriere sociali, un paradiso terrestre in cui molti popoli convivono pacificamente con tolleranza . Utopia ispirata però alla memoria delle sue origini, la Sicilia del XII secolo, dove cristiani, musulmani ed ebrei vivevano con armonia, un crocevia di influenze e retaggi occidentali, arabi, bizantini. Un ideale di integrazione, di scambio multiculturale e di contaminazioni che  si riflette bene nella musica di  Piers.
Anche in un tempo arido come il nostro dove gli oceani sembrano asciugarsi, le montagne sgretolarsi e di antichi templi rimangono solo rovine, è importante preservare queste rovine per conservare la memoria delle nostre origini e della storia dei nostri avi, come è raccontato  nelle suggestive immagini di questo video:



E dalla storia si può imparare che costruire grandi muraglie per proteggerci dalle "nuove invasioni" non serve a nulla. A differenza delle grandi opere architettoniche del passato, gli odierni muri non sono altro che la prova della nostra incapacità di coesistere, folli altari all'esclusione, ai nazionalismi e alle guerre:



Chiamato a condividere il palco, Malik Ziad ha ricamato delicati controcanti con la mandola berbera o ha realizzato una base ritmica su toni bassi con un particolare strumento tricorde detto guembri.


Piers ha utilizzato per buona parte del concerto una chitarra elettrica della guild con pickups P90, con cui ha realizzato degli accompagnamenti con arpeggi semplici ma efficaci con suoni clean, o in strumming con suoni un po' più saturi.



 Alla fine del concerto, dopo aver fatto anche cadere l'amplificatore collegato alla sua chitarra, è passato ad un guembri più piccolo e dal suono più acuto di quello usato da Ziad, per un brano popolare dell'isola de La Reunion, cantato in creolo:



Il concerto ha smentito i miei pregiudizi, regalandoci una serata avvolta da un'atmosfera dolce e malinconica, ma anche avvincente e culturalmente impegnata, portandoci a viaggiare con la fantasia in paesi esotici e sconosciuti.

8 commenti:

  1. Visto che oggi è giorno di votazioni, aggiungo che mi sarebbe piaciuto leggere nei programmi di qualche partito qualche intenzione relativa alle politiche di immigrazione, che fosse in linea con l'utopia sognata da Piers Faccini. E invece ho colto solo l'innalzamento di muri fatti di parole, dove le più gentili prevedono di fermare questi flussi migratori con aiuti economici per restare nei paesi di origine. Purtroppo la memoria è corta ...

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    1. La memoria è corta , cortissima e funziona in una sola direzione . Ci si dimentica quando eravamo noi a partire verso terre lontane , con il cuore ben radicato nel paese di origine ma con la speranza di un futuro da regalare ai figli e ai nipoti .Sono un internazionalista da sempre , oggi più che mai . In questo paese che stento a sentire mio . Un paese che ha dimenticato il suo recente passato nero , dove oggi si marchiano le case degli antifascisti come prima si segnavano i negozi con la stella di david . Sembriamo non imparare mai , anzi , ci crogioliamo nella melma dei nostri errori . I video me li sento con calma e poi ti dico , ma di sicuro mi piace la sua utopia . E non sai quanto mi costa chiamarla utopia e non visione del futuro , ma al momento la vedo durissima.

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    2. Condivido tutto quello che dici ... e Piers Faccini parla di utopia, ma le sue canzoni sono delle critiche abbastanza esplicite alla nostra società. Ti consiglio di fare un giro sul suo blog dedicato al disco: http://www.idreamedanisland.com/en/.
      Racconta che i mostri del video che insidiano la barca dei migranti erano inizialmente modellati sulla faccia di Trump ... poi ha deciso di trasformalo in una figura più simbolica, simile ad un banchiere di Londra con la sua bombetta in testa.
      In un altra canzone (Drone) racconta gli effetti disastrosi di un attacco di droni in Siria ...

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    3. [img]http://www.idreamedanisland.com/wp-content/uploads/2016/11/BDTW2-960x588.png[/img]

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  2. Purtroppo Beppe, sono 10 giorni che sono senza fibra a casa per problemi tecnici, e sul telefonino ho quasi finito il traffico mensile, per cui non posso gustarmi i video, ti prometto che appena mi riattivano la linea, me li ascolto tutti e vengo a commentare di nuovo 😉

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  3. Mi piacciono molto i video ufficiali, sul solco etnico del vecchio Peter Gabriel, ma con un bel sound acustico. Lo trovo un po' meno convincente nei video dal vivo, dove evidentemente ha dovuto rinunciare al gruppo e asciugare tutto (chissà per quale ragione, ma non fatico ad immaginare che il cachet a disposizione sia la prima, purtroppo).

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    1. Devo dire che invece il concerto è stato coinvolgente, è riuscito a ricreare tutta l'atmosfera e a metterci in contatto con le emozioni e il messaggio che vuole trasmettere con la sua musica. Ha una vocalità davvero notevole ed ha effettivamente "asciugato" molto l'accompagnamento con la chitarra, con arpeggi e strumming apparentementi semplici, ma molto efficaci e funzionali.

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    2. Non mi ero portato lo zoom e ho deciso solo nella parte finale del concerto di registrare qualcosa con il cellulare. Non ero in una posizione ottimale e ovviamente la qualità sia audio che video delle registrazioni non è un granchè.

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