martedì 9 gennaio 2018

Ma non è solitudine questa?



Il mercato musicale  sa, conosce la nostra vita e ci spinge agli acquisti compulsivi. Mi ha colpito il titolo di questo video con la definizione di "bedroom player" nella quale è facile riconoscersi. E allora ecco gli scatolotti per suonare da soli come il Digitech TRIO per farsi accompagnare da una batteria e un basso virtuali e altre diavolerie similari. Tempo fa ho provato (spendendo soldi e illudendomi) questi marchingegni, che dopo una mezz'ora purtroppo già mi avevano stufato.



Noi diciamo "chitarra da divano" per definire uno strumento di un qualche pregio, che è meglio non portare in giro nelle rare occasioni e che viene suonato in solitudine in casa. Comunque sia i due termini definiscono un certo onanismo musicale che tende a tagliare il concetto del suonare insieme agli altri: tutti da soli e tutti su youtube. E tutti in grado, solo con l'aiuto della tecnologia, di produrre una qualche musica.  No, non ci siamo proprio...la musica è aggregazione, comunicazione, divertimento e espressione in comune di persone vere, danza e anche faticoso studio ed esercizio. Nessuno riuscirà mai a convincermi del contrario:  vecchi concetti tuttavia, che il mercato evita, ormai destinati ad un rapido tramonto. Peccato.

16 commenti:

  1. Inizio con il dire che condivido la tua chiosa , e che per parlare di questo argomento ci vorrebbero mille commenti . Meglio sarebbe faccia a faccia con gli strumenti in mano... Ma vabbè , cercherò di spiegarmi . La musica è aggregazione e comunicazione , non può esserci dubbio . E in qualche modo tutte e due le cose ci sono anche negli ambienti "giovani" come i social , youtube e via dicendo. E' diversa da quella che noi dinosauri intendiamo , ma oggi ci si aggrega e si comunica così . Trovo sbagliato criticare questo mondo nuovo , che daltronde frequentiamo , come pesci fuor d'acqua , anche noi . Proprio qui , in questo momento. Il mercato evita i nostri vecchi concetti , ma non è solo per un qualche complotto massonico , piuttosto è il mondo che gira così e probabiente nulla lo farà tornare indietro , nonostante mode e costumi ciclicamente si ripetano . Suonare insieme è il massimo , io lo trovo ancora il modo corretto per vivere la musica . Ma non sempre si può... Ho tanti amici che suonanavano , ora non ne rimedio uno per farci qualcosa : famiglia , lavoro , acciacchi , la passione scema e di scemi che hanno il cervello musicale come me non ne trovo più . Che fare ? Scrivo annunci tipo " splendido sessantenne cerca amici con cui suonare " ? No , non mi pare il caso. Ecco che , oltre a cercare di incontrare i cookers ogni voolta che posso , devo accontentarmi delle schitarrate estive in vacanza o attorno al tavolo di natale , suonando cose che non mi piacciono più ma alla fine è meglio di niente . Resta l'onanismo duro e puro . E allora ci si circonda di ammennicoli vari per fare musica , sia da soli che a distanza come con le v-jam : schede audio , pickup vari , ampli , strumenti esotici , un computer più performante . E anche il trio+ , ebbene si lo ammetto : lo comprai anche io ! E come te subito mi annoiò , e lì che prende polvere anche se in fondo è un ottimo strumento . Oltre a darti una base ritmica molto eclettica e modulabile , ha dentro un looper con cui registrare all'infinito lo strumento che vuoi , puoi fare fino a cinque parti ( tipo intro , strofa , ritornello , bridge , finale ) e anche in acustico ci sono video che mostrano persone pazienti che hanno tirato fuori cose egregie . Il suonare da soli ( o virtualmente , quando va di lusso ) porta anche a suonare strumenti non nostri , come basso , armoniche , e ultimamente anche la batteria , che devo dire diverte e scarica meglio di una seduta dallo psicanalista .

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    1. Continuo , perchè avevo raggiunto il massimo dei caratteri , lo sapevo...
      Insomma , questo modo di intendere la musica c'è ancora , ma sono cambiate tante cose perchè il mondo è cambiato . Non posso pretendere che tutto vada come una volta , e forse neanche lo vorrei . Mi sarebbe piaciuto però che qualche altro vekkio dinosauro avesse continuato a far musica insieme come ai vecchi tempi , ma pare che tutti abbiano perso la strada che fa della musica anche una medicina dell'anima . Anima in senso lato , ma mi avete capito . Se per continuare a sognare con le note devo piegarmi al new deal , lo farò. Se devo elemosinare una traccia vocale ad un'amica di mio figlio magari passando per il genitore strano , lo farò . Anzi , l'ho fatto... Se dovrò comprare altre diavolerie che apparentemente semplificano la vita e invece la complicano , farò anche quello , Poi me ne pento , ma è tutta legna che serve a non far spegnere quel fuocherello che ancora arde in me . Sto diventando patetico , me ne rendo conto . E meno male che qui ho quel pubblico di 8/10 amici benevoli a cui far ascoltare le mie pippe musicali , tenendo a bada i disturbi alla vista . Senza di voi starei davvero messo male... :DDDDDDDDDD

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    2. Mi avete chiamato? Eccomi, sono Onan in persona! (mi verrebbe addirittura da dire Onan il Barbaro ...).
      Ebbene sì, mi raccontate una storia che conosco bene ... ho ancora una pedaliera acquistata più di vent'anni fa, la yamaha GW50, che oltre alla sezione effetti aveva una specie di sequencer, con tutta una serie di stili, ritmi, pattern su cui è possibile impostare gli accordi e la struttura di un brano.
      @ Stefano: l'avevi visto quel film di una decina di anni fa, intitolato "The Rocker - Il batterista nudo"?

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    3. Il batterista dei Vesuvius , certo che si ! Effettivamente potrei ricalcare le sue orme , ma sono molto meno eccentrico di lui...;-)))))

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    4. Gli eccessi di Fish mi hanno divertito molto in quel film ... ma non volevo paragonarti a lui.
      Mi è venuto in mente il film perché il tastierista, nerd del gruppo, trova un accrocchio per continuare le prove, a distanza, sfruttando le risorse di internet. Chissà se dieci anni dopo c'è qualcosa di simile a livello commerciale, che funzioni con una latenza accettabile.

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    5. Condivido in toto tutto il concetto Ste, e chi più di me può comprenderti, visto che per motivi di lavoro non ho una grande vita sociale, insomma, mi Sento Onan il barbaro 😂 inoltre come hai detto giustamente tu, molti vecchi amici musicisti e musicofili, hanno gettato la spugna, e siccome il sacro fuoco della musica, acceso ormai svariati anni orsono, non voglio che si spenga, perché è l'unica medicina che riesce a curare la mia anima, allora ben vengano tutti gli ammennicoli in grado di tenere viva la mia passione, forse il nostro è un ragionamento da vecchi, ed i giovani interpretano tutto ciò con un approccio ben diverso dal nostro, che abbiamo vissuto la musica sia in epoca analogica, che in quella digitale, ma tant'è...

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    6. Continuando il discorso del film, ho fatto qualche ricerca: esistono ovviamente dei sistemi per suonare da posti diversi come se si fosse in presenza. Il problema grosso rimane tuttora quello della latenza: tenendo conto che si deve trasmettere un flusso audio e opzionalmente video sulla rete, con la schifezza di canali internet che ci sono in Italia diventa difficile ottenere dei valori accettabili (per riuscire a suonare si parla di un valore massimo di 25 ms). Sono da escludere skype, facetime e sistemi simili, mentre ci sono alcuni sistemi a pagamento che pare abbiano reso la latenza accettabile: ejamming Audiio (http://www.ejamming.com/learn-more/), jamlink (https://www.musicianlink.com/), un sistema sviluppato dal conservatorio di Trieste (LoLa https://lola.conts.it/).

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    7. L'unica soluzione free pare che sia Ninjam, un progetto piuttosto vecchiotto (ma ancora utilizzato) sviluppato dalla Cockos che è integrato con la loro DAW Reaper. Il problema della latenza viene aggirato con un trucco di cui non ho capito un granché, ma sembra che funzioni. (https://www.cockos.com/ninjam/)
      Tra l'altro Ninjam è stato provato da Salvo e segnalato in un diario su Acc.. un po' di anni fa.

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  2. Con aggeggi simili ci abbiamo giocherellato un po' tutti. Noi tastieristi poi ci ritroviamo Chord e Rhythm Arranger anche su tastiere professionali di livello. Mai capito bene perchè - visto che sarebbero strumenti dedicati a chi suona "per davvero" - se non per allettare pianobarai e faidate danarosi. All'inizio li trovi divertenti, poi se hai suonato anche solo qualche volta con musicisti in carne e ossa, subentra una noia mortale. Suonare con una macchina non ha nulla a che fare con la musica umana semplicemente perchè non c'è scambio. Non c'è quel cercarsi e prendersi che dà un senso al tutto, non solo per chi suona ma anche per chi ascolta. Ma a vedere così tante persone che girano per strada col naso incollato a uno smartphone, si capisce qual è il pensiero dei produttori di questi macchinini musicali. D'altra parte ci sono anche musicisti di livello che fanno concerti con loop station a tutt'andare. E hanno un bel da dire che in fondo i loop se li suonano loro quindi c'è il fattore umano. Mica vero. E' un gioco che mostra la corda quasi subito. Suonare è e credo che rimarrà sempre un'altra cosa.

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  3. Condivido il pensiero di Max in toto.
    Suonare è trovarsi tra persone vere, non uso la parola musicisti perchè sto parlando di me e dei miei soci, anche se il nostro pianista ha studiato, sa leggere, scrivere e far di conto.
    Suonare non è solo imbracciare uno strumento, è spostare amplificatori, collegare microfoni, bestemmiare per il feedback con una lattina di birra in mano, preparare insieme un pezzo e provarlo trenta volte, aspettando anche l'ultimo degli ultimi che non riesce ad andare al tempo giusto o entrare al momento giusto.
    Io son passato dalla vecchia band in cui eravamo tutti molto tecnologici, trascorrevamo mattinate scorrazzando su skype a far ascoltare l'un l'altro fraseggi e note, leggendo quotidianamente mail a iosa con tablature e video, al trio attuale in cui l'unico un po' tecnologico sono io, è tutto detto, i miei soci zero internet, zero wathsapp, uno dei due apre la mail una volta la settimana e allora visto che dovevo cambiare la stampante del pc ne ho presa una che fa anche le fotocopie, senza dover scomodare internet, così misterioso per i miei compari, e preparo gli spartiti per tutti, essendo tra l'altro l'unico quasi-pensionato che ha un po' più di tempo libero.
    Insisto per registrare qualcosa ogni tanto, ma si rimanda sempre, ma la prossima volta che ci troviamo attacco lo zoom di nascosto e provo a registrare qualcosa, sicuramente lo scambieranno per un marchingegno legato alle mie chitarre.. eh eh eh..
    Prima di iniziare con la band nel 2013 suonavo sulle backing tracks e in fondo mi divertivo, forse mi accontentavo, adesso, anche se ogni tanto mi lamento dei miei compari, sono contento di trovarmi con loro.
    Comunque non è poi così difficile trovare persone con cui suonare. Io, come credo molti di voi, sono iscritto a Villaggio Musicale, e mi arrivano sempre richieste.
    Se volessi cambiare genere o band proverei affidandomi a quella struttura-social che penso funzioni bene, è vero bisogna trovare le persone giuste, la musica giusta, gli orari giusti, però penso valga la pena provare piuttosto che suonare in solitudine..
    poi se si preferisce il "me la canto e me la suono".. de gustibus...
    ;-)

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    1. Dalla tua però Gianfranco, hai il tempo libero a disposizione, per il fatto stesso che sei in pensione, chi come me ancora lavora, con orari e tempi molto lontani dalla maggior parte Delle altre persone, tutto il discorso si complica...

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    2. E' verissimo Mimmo, e lo dimostra il fatto che quando lavoravo a tempo pieno non suonavo con nessuno, ho cominciato nel 2013 quando ho smesso di fare orario completo, e con il part time, si riesce ad avere una qualità della vita migliore, si dedica più tempo a se stessi e alle proprie passioni..

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  4. Avete ragione su tuto, la musica suonata veramente, con gli altri e per gli altri è impareggiabile, poi ci sta tutto (anche per non perdere il vizio) compresi gli acquisti compulsivi e inutili.
    Tra tutte le cose belle della musica c'è quello che gli americani chiamano interplay: quando suoni con qualcuno, lo ascolti e entri in sintonia con lui, e ti accorgi che le tue idee si fondono con le sue, si rafforzano, si amplificano e alla fine evolvono in un risultato estemporaneo che supera di gran lunga qualsiasi cosa che tu avresti potuto immaginare da solo. Ed è un risultato estemporaneo e il più delle volte irripetibile. Ecco per me quello è il massimo dell'esperienza musicale, peccato che sia piuttosto raro, specie per chi pratica poco come noi.

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    1. Non conoscevo la parola interplay , o quantomeno usata con questo significato . Ma l'ho provata , ed è stupefacente ! Nel senso che quando entri in sintonia musicale con qualcuno , proprio come dici tu riesci a fare cose impensabili . E che se riprovi a fare a casa da solo , o anche con altre persone in contesti diversi , non riescono . Mi è successo poche volte , ma le ricordo tutte...Certo però è che cose del genere poi ti spingono a cercare sempre il meglio nel fare musica con gli altri , si diventa esigenti , molto esigenti , troppo esigenti . E alla fine diventa difficile apprezzare anche cose più normali che sono alla portata di tutti . E anche questo può far affievolire la passione , o allontanare gli altri .

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    2. Interplay è un termine molto usato nel jazz. Ed è una situazione che si sviluppa tra musicisti molto evoluti, che sono in grado di ascoltare quello che stanno facendo gli altri componenti del gruppo, di intuire in che modo intendono sviluppare un "discorso" musicale e assecondarlo.

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  5. L'interplay è quel "cercarsi e prendersi" di cui parlavo. E' un punto di arrivo. Ci vuole sensibilità e mestiere. Per noi dilettanti è possibile quando si conoscono a fondo le persone con cui si condivide l'esperienza musicale. E' una condizione impegnativa da raggiungere e soprattutto da mantenere ma quando capita, anche solo per alcuni momenti, ti ripaga di tutto. E' comunicazione vera, che non passa solo tra i musicisti ma si trasmette a chi ascolta. Pura gioia!

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