Amici di fingercooking ho avuto
il piacere di conoscere Antonello Fiamma, talento italiano della sei corde acustica, prima tramite web (mi aveva contattato incuriosito dai miei plettri… concedetemi l’orgoglioso off topic, magari in futuro vi racconterò qualcosa in
più a riguardo) e poi di persona ad un
suo concerto, qualche giorno dopo addirittura per un caffè.
Avevo già postato qualcosa in
passato su Antonello, in quanto orgoglioso concittadino di tale talento, e
ricordo i commenti positivi, per cui sono certo di fare cosa gradita scrivendo
questo articolo-intervista, idea che mi è venuta in mente proprio grazie agli
sviluppi della chiacchierata con caffeina di cui sopra.
Antonello ha subito accettato; è
sempre un piacere scoprire in un Artista, che ha raggiunto già traguardi molto importanti, tale
disponibilità e simpatia.
Intervista
Sepp
Ciao Antonello,
grazie per la disponibilità a
concedere un’intervista per gli amici di fingercooking.
Immagino ti abbiano posto mille
volte la domanda “come e perché ti sei avvicinato a questo strumento?”
quindi non te lo chiedo. :D
Piuttosto mi viene in mente
un’altra domanda.
- Hai un approccio polifonico
allo strumento, sfoggiando una padronanza delle tecniche fingerpicking che è
difficile vedere in chitarristi così giovani. Immagino avrai studiato un bel
po’ per arrivare ad un tale livello, con non pochi sacrifici. Qual è stato il
tuo percorso?
A.F
Ho abbracciato la mia prima chitarra a 9 anni. Dopo un paio d’anni di
lezioni private ho deciso di entrare in conservatorio a Matera, per il corso
tradizionale di chitarra classica di 10 anni. Durante il mio percorso in
conservatorio, ho avuto la fortuna di poter entrare in contatto con tanti
generi diversi, suonando in tanti contesti diversi, senza fossilizzarmi solo
sullo studio della musica classica. Parallelamente, iniziai già dai 15 anni ad
esibirmi da solo in piccoli contesti. Lo studio del repertorio classico mi ha
portato benefici sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista di
metodo di studio. Nonostante non suoni praticamente più quel genere, ringrazio
ogni giorno di aver portato a termine il mio percorso in conservatorio fino al
diploma. L’approccio polifonico appreso
con gli anni, l’ho portato sulla chitarra acustica, che per certi versi è molto
simile. Non mi sono limitato al solo studio della chitarra, molto importante è
stato lo studio di discipline come composizione, musica elettronica, e musica
applicata alle immagini. Studiare cose estranee al tuo strumento ti permette di
avere un’apertura mentale e una visione della musica poliedrica, che in seguito
puoi portare sulla chitarra, traendo molti benefici nei risultati. Non si
finisce mai di imparare e di scoprire.
Sepp
Spesso molti chitarristi
“virtuosi” sfoggiano tecniche avanzate quali percussioni sulla cassa,
tapping complessi e quant’altro che
però non partecipano all’economia di un brano, soprattutto se strumentale, rimanendo
degli esercizi di pura tecnica. Nei tuoi arrangiamenti invece ho sentito
un’attenzione particolare alla parte melodica che rende anche un brano
strumentale “cantabile” e riconoscibile. Magari questo viene più facile
nell’arrangiamento per sola chitarra di un brano famoso, ma ascoltando i tuoi
pezzi passa benissimo questo concetto. Ci racconti come nasce un tuo pezzo o un
arrangiamento?
A.F
Ogni cosa che facciamo deve essere funzionale ad un unico scopo: la
musica. Lo sfoggio di tecnicismi vari fini a se stessi non è musica. Utilizzare
tecniche in funzione di un contesto musicalmente coerente, quello si. Penso ad
Erik Mongrain, Antoine Dufour, o gli italiani Stefano Barone o Pino Forastiere,
che tecnicamente sono degli alieni... ma la tecnica che utilizzano è funzionale
ad un bene più grande che è la bella musica che vogliono creare, e tutto quindi
scorre benissimo, ottenendo un risultato finale strepitoso. Chiudendo la
parentesi tecnica, è importante padroneggiarla, diffidare sempre da chi dice
che non serve, ma utilizzarla sempre sapientemente e mai fine a se stessa.
Un arrangiamento o un mio brano hanno varie matrici: un’idea musicale (un giro armonico o una linea melodica che frulla nella testa), un’accordatura, una sfida personale (volevo assolutamente arrangiare un bacio a mezzanotte o who wants to live forever). Non credo esista un metodo o una didattica precisa a riguardo. Per quanto riguarda l’arrangiamento, cerco sempre di rimanere fedele al pezzo, soprattutto alla linea melodica di un brano, personalizzandolo nei dettagli (fraseggi, sostituzioni armoniche, bassi). Per un mio brano è una questione che scaturisce dall’interno, un’emozione che cerco di tramutare in musica, per lo più.
Un arrangiamento o un mio brano hanno varie matrici: un’idea musicale (un giro armonico o una linea melodica che frulla nella testa), un’accordatura, una sfida personale (volevo assolutamente arrangiare un bacio a mezzanotte o who wants to live forever). Non credo esista un metodo o una didattica precisa a riguardo. Per quanto riguarda l’arrangiamento, cerco sempre di rimanere fedele al pezzo, soprattutto alla linea melodica di un brano, personalizzandolo nei dettagli (fraseggi, sostituzioni armoniche, bassi). Per un mio brano è una questione che scaturisce dall’interno, un’emozione che cerco di tramutare in musica, per lo più.
Sepp
L’appassionato chitarrista medio
(feticista se vogliamo) passerebbe giornate a discutere sulla bontà degli
legni, sull’efficacia delle scelte costruttive ecc.
Qual’ è invece il criterio di scelta di un professionista
per cui uno strumento è soprattutto un attrezzo da lavoro?
A.F.
Potremmo aprire un dibattito infinito a riguardo. Ognuno ha la sua
personale visione. Personalmente, ho sempre sposato l’idea della comodità e
dell’efficienza. La mia Cole Clark per esempio, è una vera e propria macchina
da live. Il sistema Cole Clark a tre vie ha una resa e una varietà sonora
impareggiabile. E sinceramente, essendo di mio poco “smanettone”, e
soprattutto sposando l’idea secondo la quale il 90% del suono lo fanno le mani,
a me questo basta e avanza. In ogni concerto, dai piccoli ai grandi contesti,
non ho mai avuto un singolo problema sul palco, e sempre una gran risposta dal
mio strumento. È chiaro che questa è la mia personale visione. Tanti colleghi
hanno chitarre fantastiche, per le quali hanno investito tantissimo per
l’adeguata amplificazione, e girano con tantissima strumentazione (pre, schede
audio abbinate, pedaliere). A me piace avere chitarra in spalla, trolley in una
mano e piccola pedaliera nell’altra.
Sepp
Live ti ho visto cambiare accordature spesso, quindi
possiamo dire che sei un fan delle accordature aperte, o comunque alternative
alla standard? Quali?
E per restare in
tema è una data accordatura che ti ispira una composizione o un arrangiamento,
o viceversa?
A.F.
Non ho accordature predilette, né generalmente sposo il concetto di
accordatura preimpostata. Lo trovo limitante, ti poni in partenza un limite
bello grosso, che porta ad una tediante ridondanza nell’80% dei casi (a meno
che non sei Pierre Bensusan, che con il DADGAD fa quello che vuole ;) ).
Generalmente, adeguo il mio strumento ad un’idea che ho. Se necessito di un
basso molto grave, scordo la sesta corda in base alla mia idea, se voglio
sentire la chitarra con un accordo aperto particolare, adeguo l’accordatura in
base al suono che voglio produrre. Ad esempio in un brano del mio disco, dal
titolo “Luci al Tramonto”, volevo ottenere una sequenza melodica fatta con gli
armonici che potevo ottenere soltanto portando il sol a fa# e il mi cantino a
re. Quindi l’accordatura in quel pezzo è EADF#BD, non una di quelle
preimpostate quindi. Oppure per
l’arrangiamento di “Un bacio a mezzanotte”, avevo bisogno di più note a vuoto
possibile per poter eseguire il giro di basso che ho costruito, e quindi ho
portato la sesta e la quinta corda rispettivamente a D e G, ottenendo un DGDGBE
(un G6 in secondo rivolto, già più utilizzata, ma che mi ha permesso di conseguire
il mio obbiettivo). Quindi, concludendo, non parto mai da un’accordatura aperta
per scrivere o arrangiare, ma se ho bisogno di un suono che lo standard non può
conferirmi, allora adeguo il mio strumento sulla base di quel suono.
Sepp
Sempre live ho notato che in alcuni pezzi utilizzi un
looper (?) per creare di volta in volta parti di percussioni, ritmica, arpeggi,
linea melodica… la struttura di un brano quindi, per approdare al brano
completo.
Immagino che la costruzione di un
brano del genere richieda un approccio totalmente differente rispetto ad un
“classico” brano in fingerpicking che ti porta a suonare polifonico, suonando
le varie parti contemporaneamente.
E’ un classico caso in cui la
tecnologia si piega in modo intelligente al servizio della musica.
Ci puoi raccontare qualcosa a
riguardo?
A.F.
L’utilizzo di una loop-station live richiede tanto esercizio e tanta
preparazione, poiché registri take dal vivo, e non puoi permettere di fare
errori. Timing, fraseggio, utlizzo di effettistica, sono cose che bisogna
prepararsi e in fase di esecuzione richiedono tanta concentrazione. Tuttavia
nei miei concerti, che variano dall’ora all’ora e mezza, utilizzo al massimo 3
brani con la loop-station (inizio, mezzo, fine), proprio perché il troppo annoia.
Tuttavia ho deciso di inserirla nel mio spettacolo, perché 1 ora e mezza di
concerto strumentale non è cosa
semplice. È importante che l’ascoltatore abbia durante il concerto, dei
momenti di ascolto diversi. Una brano con la loop, produce un suono diverso da
un brano in fingerstyle, per quanto polifonico sia, dando all’orecchio di chi
ascolta un momento nuovo, rappresentando quindi una novità. Quando fai concerti devi pensare a come
rendere fluibile e piacevole lo spettacolo che proponi al pubblico, e
l’utilizzo della loop aiuta in questo senso. Il mio è un utilizzo molto
moderato comunque, ci sono chitarristi acustici che con la Loop-station fanno
cose incredibili, penso a Davide Sgorlon che ha raggiunto un livello
incredibile, ottenendo risultati impensabili. Andate a vedere Davide quando
potete, non ve ne pentirete.
Sepp
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto
seguendo un tuo live è il tuo approccio con il pubblico.
Prima di iniziare a suonare un tuo
pezzo regali al pubblico alcuni aneddoti, che si tratti del perché del titolo
scelto o la storia che quel pezzo racconta, atteggiamento che secondo me
avvicina il pubblico al brano e rende l’ascolto più “consapevole”.
Immagino che questo aiuti anche te ad
entrare nel mood del pezzo prima di cominciare a suonare.
A.F.
Esatto. L’approccio con il
pubblico rientra nel discorso iniziato precedentemente sul concetto di
spettacolo. È fondamentale creare familiarità con l’ascoltatore, coinvolgerlo e
guidarlo nell’ascolto. E come hai detto tu, raccontare un mio brano aiuta me ad
entrare nel mood giusto per eseguirlo come meglio posso. Mai sottovalutare
questo aspetto, è fondamentale per la buona riuscita di un concerto.
Sepp
Il tuo disco ha un titolo particolare “The Round Path”,
ce lo racconti?
A.F.
The “Round
Path” letteralmente significa "percorso circolare". È un concetto con
il quale voglio descrivere il mio percorso fino ad ora con la musica, percorso
inteso non come una strada dritta, ma, appunto, circolare. Perché andando
avanti, con il tempo, ottenendo nuovi traguardi e vivendo nuove esperienze,
porto sempre con me qualcosa del passato. È come se prima di procedere,mi
guardo indietro, prendo qualcosa del mio passato e la porto con me. Infatti,
ogni titolo del disco rappresenta una cosa importante della mia vita fino ad
ora. Go.4.it!è il brano dedicato a colui che mi ha fatto scoprire il
fingerstyle (Il caro vecchio Tommy); Walking in Rome all mia esperienza al CET
di Mogol. Luci al Tramonto ad un momento molto intenso legato ad un paesaggio,
Home Sweet Home alla mia bella Matera, Abbracciami alla mia compagna, From the
Beginning ai miei migliori amici (che suonano il brano con me, nel disco). E
The Round path apre tutto questo come prima traccia. Il tutto chiuso da The
Round Pathpt2, che finisce, se si presta attenzione, con le stesse note con cui
inizia la prima traccia, proprio ad indicare la circolarità.
Promo del disco
Sepp
Nel disco c’è anche una collaborazione con i “Boost da
Beat” gruppo di Electro Rock. Il brano sposa perfettamente atmosfere acustiche
con contaminazioni Rock, atmosfere elettroniche e l’utilizzo di strumenti
digitali molto interessanti come l’EWI.
Immagino non sia facile mettere insieme generi così
diversi ed ottenere un risultato così interessante.
A.F.
Per dare al disco un momento diverso, ho deciso di fare un featuring
con questa band fantastica. I BoostDaBeat sono una band costituita da quattro
musicisti straordinari di Matera, vi invito a seguirli su Facebook e su Youtube,
adesso stanno lavorando al loro primo album, di cui ho già sentito qualcosa, e
sarà un lavoro che spaccherà davvero. Ho deciso di scrivere questo pezzo, From
The Beginning, che significa “Fin dal principio”, proprio per indicare la
longevità della nostra amicizia. Abbiamo praticamente iniziato a suonare
insieme da ragazzini, condividendo tantissimi palchi e tantissime situazioni musicali,
e volevo immortalare in musica questi ricordi indelebili che ho con loro.
Sepp
Chi vuole acquistare il tuo cd dove può trovarlo?
A.F.
Su ogni portale digitale al mondo (Itunes, Amazon, Deezer, Spotify e
chi più ne ha più ne metta), o può ordinarlo su www.antonellofiamma.com , e dopo qualche clic parte direttamente la
copia fisica diretta all’indirizzo di casa.
Sepp
Ti ringrazio per la disponibilità e ti saluto con un’
ultima domanda.
Ultimamente la chitarra acustica e in particolar modo il fingerpicking con
approccio moderno (se possiamo
chiamarlo così) sta vivendo un periodo abbastanza
positivo.
Sei d’accordo? Secondo te qual è il motivo del rinnovato
interesse di molti verso il mondo acustico?
A.F.
Non può che farmi piacere! Vedere molti ragazzini che si cimentano in
cover come facevo io a 15 16 anni, è una cosa bellissima.
Il motivo per cui è un genere in continua crescita, credo sia da individuare nel fatto che ti conferisca delle sonorità che altrove non puoi trovare! Specialmente per un chitarrista elettrico abituato ad avere una visione più solistica ed accordale dello strumento, la scoperta della polifonia e delle sue sfaccettature deve essere strabiliante! Per non parlare di quanto possa essere divertente anche solo imparare una “Drifting” o un “Beatles Medley” di T.E (Ricordo ancora quando scoprii io anni fa brani del genere, ne sono ancora innamorato). Che dire, speriamo che quest’ascesa del mondo acustico vada sempre via via aumentando nel corso degli anni!
Il motivo per cui è un genere in continua crescita, credo sia da individuare nel fatto che ti conferisca delle sonorità che altrove non puoi trovare! Specialmente per un chitarrista elettrico abituato ad avere una visione più solistica ed accordale dello strumento, la scoperta della polifonia e delle sue sfaccettature deve essere strabiliante! Per non parlare di quanto possa essere divertente anche solo imparare una “Drifting” o un “Beatles Medley” di T.E (Ricordo ancora quando scoprii io anni fa brani del genere, ne sono ancora innamorato). Che dire, speriamo che quest’ascesa del mondo acustico vada sempre via via aumentando nel corso degli anni!
Sepp
Grazie Antonello
Per chi vuole approfondire inserisco i link ai canali
ufficiali di Antonello
Sei stato un reporter fantastico, hai posto le stesse domande che avrei posto io, mi è piaciuta molto questa tua intervista, anche perché nelle risposte di Antonello, mi ci sono rivisto, sopratutto per ciò che concerne le accordature aperte, e le qualità di uno strumento, insomma una intervista degna di una testata giornalistica di settore.... Cosa che in fondo, anche se in piccolo , noi siamo :-)
RispondiEliminaO.T. gli hai chiesto di venirci a trovare ogni tanto, e magari di iscriversi al nostro scito?
;-)
Complimenti ancora per il servizio giornalistico!
Grazie Mimmo, mi fa molto piacere ti sia piaciuta l'intervista.
EliminaQuando ho letto la risposta di Antonello riguardo alle accordature non standard ho pensato subito a te :D
Certo che gli ho fatto presente che se voleva iscriversi era il benvenuto, intanto lo aggiorno sui vostri commenti. ; )
Grandissima intervista Sepp! Ottime domande e le risposte di Antonello Fiamma sono molto puntuali ed esaurienti.
RispondiEliminaSono andato a vedermi un po' di video su youtube e mi piace veramente molto il suo modo di suonare e la sua ecletticità. Ordinerò subito il disco!
Ho notato che, nonostante gli studi in conservatorio, il suo approccio alla chitarra è molto diverso dalla tecnica classica. Mi chiedo quanto tempo e quanti sforzi gli siano stati necessari per uscire da certi schemi. Si sente comunque il retroterra classico nelle line melodiche, negli arpeggi, nel modo di mettere in risalto il tema ...
In effetti, la melodia, nei suoi brani, la fa da padrone, e devo dire che mi riconosco molto nel suo modo di intendere la musica, anche io trovò che la melodia in un brano, sia la cosa più importante, è la parte più importante, è ciò che l'ascoltatore ricorderà, ed è ciò che potrà fischiettare autonomamente, se la melodia in questione gli entrerà dentro, andando a far risuonare quelle corde nascoste dei suoi sentimenti
Eliminagrazie Beppe!
EliminaMolto contento che l'intervista sia apprezzata, e anche perchè hai deciso di ordinare il disco, se lo merita, come dicevi sicuramente c'è tanto studio dietro, e anche talento, senza quello lo studio non basta
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaOttimo Sepp
RispondiEliminaGrazie Rev!
EliminaGran bel lavoro Giuseppe , dopo questa chiaccherata hai di sicuro instillato il germe della curiosità in tutti coloro che ancora non conoscono Antonello . Noi cookers , sempre grazie a te , probabilmente già abbiamo razziato i suoi video sul tubo , conoscendo un giovane di talento e di belle speranze. In un campo , la chitarra acustica , che in Italia , pur annoverando delle eccellenze , non riesce a spiccare il volo . Qui su Fingercooking proviamo a smuovere le acque , e il tuo articolo ci da una bella mano . Complimenti ( a tutti e due ) :-)
RispondiEliminagrazie Stefano, non avevo dubbi che avresti apprezzato.
EliminaSecondo me oggi il mondo acustico sta tornando al centro dell'attenzione, proprio grazie al genere in questione, quindi vedo belle opportunitá nell'immediato futuro.
Forse non spicca il volo per le caratteristiche dello strumento?
EliminaAlmeno per me (ma non credo di essere il solo), la chitarra acustica è stata un punto d'arrivo, nel percorso circolare di maturazione sia pure dilettantesca. Moltissimi, me compreso, prima passano attraverso l'elettrica dove il suono può essere manipolato con infiniti aggeggi (e i produttori guardano con favore a questo settore di mercato, spesso giovanile, dove è divertente sperimentare e giocare con il suono senza in fondo preoccuparsi granchè delle proprie capacità).
Poi le cose possono cambiare...e si torna al punto di partenza. Oggi ho la consapevolezza di quello che so fare (che è poco purtroppo) ma non mi diverto più a imbrogliare le carte con il filtro dell'elettronica. Quel poco mi basta...poi si sa che con gli anni ci si accontenta. E così la chitarra acustica è per forza di cose una nicchia, nel mare magnum della chitarra.
Chi percorre professionalmente questo sentiero, come Antonello Fiamma che Sepp ci ha fatto conoscere, o come Gian Piero Ferrini, è un coraggioso, sensibile artista, il cui amore per questo strumento deve combattere quotidianamente per potersi esprimere. Noi ovviamente siamo con loro.
bel punto di vista Max! Credo siano in molti qui a pensarla cosí, la chitarra acustica, suonata in modo consapeclvole, è una conquista.
EliminaPunto di arrivo ? Bah , probabilmente spesso è così , la chitarra acustica non ammette scorciatoie , il suono che produce è quasi esclusivamente frutto della tua tecnica ( poca o tanta che sia ) , del tuo tocco , della tua sensibilità. Ma io ad esempio , e non sono il solo , ho iniziato con l'acustica e ho intrapreso il viaggio nell'elettrica dopo 15 anni di militanza acusticante . Ho sempre ascoltato tanta ma tanta musica , sia acustica che più "pesante " , anche musica dove le chitarre non erano le regine . Alla fine mi approcciai all'elettrica non certo perchè potessi imbrogliare e mascherare le mie lacune , ma perchè se ami i pearl jam , o i deep purple o i pink floyd , è naturale conseguenza imbracciare una sei corde elettrica . Chi piazza un distorsore dopo una acustica per "fare tutto " non incontra il mio favore , ogni cosa ha il suo momento e il suo strumento. Io credo sia anche questione di inclinazioni , di cosa ci urge , di cosa ci emoziona. Giunto oramai alla maturità avanzata , mi sento di dire che sono prettamente un chitarrista acustico , ma che se mi scappa l'urgenza dei suoni distorti e con sustain infinito , se voglio sfogarmi suonando sweet child 'o mine a manetta , attacco la simil les paul e godo del momento. Tanto , distorsori, delay o chorus che volete , non si può imbrogliare più di tanto , specie con se stessi . Ma alla base ci deve essere una certa soddisfazione , sia che si suoni plugged o unplugged , e ti deve piacere la musica che suoni. O che vorresti suonare . Non lo so , ma fare divisioni tra acustici ed elettrici mi sembra un voler allungare la lista dei settarismi che purtroppo inflaziona la nostra vita . Sbaglierò ? Booooooo ... sono comunque anche io al fianco di chi si arrabatta nel cercare di diffondere il verbo acustico nel mondo , passione e cuore vanno sempre sostenuti :-))))))
Eliminanon credo MR volesse intendere quello, non si discute l'importanza della chitarra elettrica.
EliminaPensa all'immaginario collettivo, il guitar hero, se vogliamo chiamarlo così, viene associato al chitarrista elettrico, il solista per eccellenza.
Il genere in questione, forse, è meno immediato.
Però poi uno come Antonello ti riempie un Teatro, appena prima della vigilia di Natale, con un concerto acustico strumentale, e ti rendi conto che la musica, quella buona, non ha limiti e generi, come dicevi tu.
Lo so bene quello che Max intendeva , volevo solo sottolineare che oltre al circolo di maturità ci sono in ballo anche un mucchio di altre cose . Ci sono chitarristi prettamente elettrici che hanno una certa età ( tipola buon anima di bb king , ad esempio ) e che sicuramente hanno raggiunto una maturità artistica non indifferente , che sono restati fedeli al loro strumento e non hanno sentito il bisogno di confrontarsi con altro . E lo stesso vale al contrario . Ma le conclusioni del nostro reverendo sono giuste in un discorso più ampio , specie se rapportate a noi semplici chitarrai appassionati , quando il palco più importante che calchiamo è il divano di casa e se va bene c'è il gatto che ascolta eheheheheh
EliminaOttimo lavoro Sepp !! Un'intervista tutt'altro che banale, ricca di domande e risposte che hanno stimolato e incuriosito chi leggeva.
RispondiEliminaOvviamente complimenti a iosa ad Antonello per la sua musica e la sua carriera!!
;-)
I complimenti vanno soprattutto ad Antonello per lacsua carriera.
EliminaCiao Gian!
Una intervista brillante, con riflessioni molto interessanti da parte di un giovane talento. Bel colpo Ing, complimenti!
RispondiEliminaAzz,brillante! :D
RispondiEliminagrazie Mirco
...ah, e complimenti pure per i plettri! Probabilmente è un'altra bella storia da raccontare ;)
Eliminagrazie Mirco, effettivamente qualcuno sta iniziando ad apprezzarli, a quanto pare anche Antonello.
EliminaSicuramente, al momento giusto, ve ne parlerò. ;)
Il tuo plettro è fisso intorno al mio collo , vedi di non stringere troppo eheheheh
Eliminabeh!non potrei, se il mio testimonial! :D
Eliminaapplausi! bellissima intervista da cui emerge un approccio alla musica e al mestiere di musicista davvero maturo per un artista così giovane. spero che serva ad accrescere l'attenzione nei confronti di antonello fiamma per tutti quelli che come me non lo conoscevano. bel colpo sepp!
RispondiEliminaGrazie Ansgar
Elimina