martedì 22 dicembre 2015

Reunion

Qualche giorno fa sono andato ad una cena "di classe". Proprio così: la reunion, dopo molti anni, della 5aB del liceo scientifico A. Tassoni. Dopo c'è stato uno scambio di mail. Ve ne posto una abbastanza toccante. E' un po' lunghetta e me ne scuso. Chi non se la sente di leggerla non se ne crucci.
Ah! Dimenticavo...allego una foto che mi è stata inviata. Quale sono io?  (ricchi premi e cotillons a chi indovina)

Umh!. Scrive Vittorino Andreoli: <<Accade assai di rado che una classe si percepisca come insieme, come unità, pittosto che come somma algebrica di tanti individui>>.  Siamo amici, come scrivono - in sostanza - Ivan/Uliano/Loretta?
Probabilmente eravamo un classe affiatata; non mi pare che si tratti di rimozione, ma non ricordo episodi spiacevoli di attriti rilevanti o prolungati fra di noi. Era evidente la corrente di empatia che percorreva la sala del pranzo l'altro giorno, ma mi è sovvenuto di provare a indagarne le ragioni - anticipo - pur con scarso successo.
Forse è perchè ci si rimanda ad un momento piacevole della vita, la gioventù, ecc.? Ma qui subito colgo una certa distonia con diversi di voi. Come ho detto a qualcuno, il periodo di scuola me lo ricordo come una sere di <<andare a letto presto, svegliarsi alle 5 per ripassare...la preoccupazione dell'interrogazione, del compito in classe...>>, con le oasi del sabato/domenica (peraltro parzialmente avvelenati dal pensiero del lunedì incombente); la vera gioia erano gli alberi del viale che diventavano prima verde pisello e poi verde scuro, annuncio dell'estate...quella sì era vita...ma forse sono in parte deviato dalla preoccupazione che avevo di essere rimandato, perchè avrei perso la borsa di studio e forse la possibilità di terminare il ciclo scolastico.
Non mi ricordo chi l'ha scritta,  ma mi rimpalla in testa <<se prendo chi dice che l'adolescenza è il meglio della vita, lo strozzo con le mie mani>>; non era proprio così, ma era questo il senso.
Per la verità anche un'altra nota non ho sentito molto risuonare: la preoccupazione per il tempo presente. Magari chi ha una ferita non l'ha esposta per non turbare il clima sereno, ma ho colto rari accenni a questa generazione disperata e non solo. Di tutti i figli dei miei amici  di vecchia data,  una è veterinaria ma fa la apprendista in una pasticceria, un altro ha avviato una piccola attività fallita dopo un paio d'anni, un'altra è brillantemente laureata in architettura e lavora in un call center a 450 euro al mese...per non parlare dei genitori: un ingegnere specializzato in elettronica, direttore di una azienda fallita che - a 59 anni  sta facendo un corso da elettricista, un altro ingegnere meccanico che dirige una azienda comprata dai cinesi col probabile fine di appropriarsi dei brevetti e poi chiudere....
Rispetto all'ultimo incontro ero meno interessato alle mie questioni personali (anche se diffido del fiume che prende a scorrere lento dopo le rapide e cascate, dando un falso senso di tranquilla quotidianità,come accade in Fitzcarraldo) e mi pungolava un notevole interesse per le vostre storie.
In realtà credo sappiamo pochissimo gli uni degli altri, o, almeno, probabilmente io sono uno dei meno informati dei fatti vostri. Vorrei sapere se il medico di campagna, la nonna plurima, l'universitaria che si destreggia ancora fra gli aeroporti, ecc. sono felici, chi può dire di avere avuto la fetta di vita cui ambiva, chi s'è dovuto o voluto rassegnare, chi non l'ha ancora capito, chi se ne disinteressa...Avrei voluto essere contemporaneamente in tutti i 4 tavoli per sbirciare fra le vostre storie. Ma poi in queste occasioni non si riesce a dire gran chè: si mostrano le foto dei nipoti, si rievoca uno scherzo greve al prof. di storia, ci si scambia un po' di notizie sui propri malanni, ecc. Meglio: ci vorrebbe un viaggio di un paio di settimane, quei viaggi dove - nei momenti di sosta dalle attività - puoi appartarti con uno e farti raccontare di sè, la sosta dopo con un altro, un po' ricercando la persona che ti interessa, un po' fidando nella casualità dell'incontro.
Bodecchi ha ben reso nel suo pur impacciato discorso l'aere di simpatia diffuso, ma è solo la proiezione di un ricordo lontano o l'unione duratura che si genera fra i marinai che hanno attraversato indenni la tempesta?. Mi sembra di ricordare che uno dei test inventati dagli americani per rilevare il livello di inserimento sociale di una persona consista nel chiedere di enumerare il numero di conoscenti disponibili - in caso di necessità - a prestarti senza garanzie 20.000 dollari; se ne ricordi almeno 5 sei a posto: potremmo provare ad usarlo.
Di certo uno dei "miei" motivi di interesse per la "classe" è centrato nel meccanismo inverso rispetto a quando guardo le vecchie foto di Modena e le confronto con la visione del presente; chi sono diventati in realtà i ragazzini/e di tanti decenni fa? è vero che si cambia ma si resta sempre se stessi o siamo persone davvero diverse? Molti pedagogisti sostengono che uno la partita della vita se la gioca nei primi due anni di vita; dopo è solo ripetizione.

Beh! con questa arzigogolata e di assai dubbio interesse nota vi mando anche gli auguri di Buone Feste e vi allego una frase che mi pare si adatti allo stato dei fatti presente, anche se è stata coniata da un oncologo per una situazione diversa: <<aggiungere vita ai giorni quando non si può più aggiungere giorni alla vita>>




8 commenti:

  1. il 3° da destra in alto ? Che ciuffo....
    Sulle rimpatriate e sulla lettera del tuo compagno/amico , che dire : c'è un fondo di amarezza , forse per lui la vita non è andata come voleva ( ma a chi è andata poi ? bo...) oppure l'età che avanza porta solo rimpianti e nostalgie . Credo che noi ad esempio abbiamo quella magica passione che ci unisce e che ci impegna , tenendo a galla il fanciullino che è in noi. Certo che ha ragione sul fatto che una cena è dispersiva , non puoi approfondire , non vuoi annoiare gli altri. Lo sappiamo anche noi che , per conoscerci abbastanza (sempre poco ) abbiamo dovuto vederci per anni di seguito e per un tempo di certo superiore a quello di una serata. In più abbiamo una fitta corrispondenza , sia sul blog ( e prima sul sito ) che privata . Ma queste reunion sono una mera conta o contano qualcosa ? Pochi anni dopo la fine del liceo qualcuno organizzò una cena , a cui pochi aderirono . Una ci rispose " non voglio neanche sentirvi più nominare " , e devo dire che mi sorprese perchè mai avrei immaginato tanto astio. Ecco , forse vorrei proprio sapere qualcosa di lei , se la vita scorre tranquilla oppure se il mal di fegato la divora tuttora.....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quanto alla amarezza e al mio ex compagno, da sempre comunista (con padre partigiano) è stato "ricompensato" per essere figlio di cotanto padre, con una carriera tutta svoltasi all'interno del Comune (situazione tipica qui da noi e comune a tanti che conosco). Diciamo che non ha dovuto inventarsi la pagnotta giorno per giorno, ma avrebbe potuto benissimo farlo anche con le sue sole forze. Forse è un bene, forse è un male, non so. Sta di fatto che la sua carriera politica, lo spinge probabilmente a considerazioni molto critiche verso i traguardi raggiunti da questa generazione, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Forse.

      Elimina
  2. Terzo da destra, incazzato col mondo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...o forse solo con quella più carina che non te la dava :)))

      Elimina
  3. Compagno di scuola.. compagno di niente..
    ti sei salvato dal fumo delle barricate?
    Compagno di scuola.. compagno per niente
    ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?
    Così cantava Venditti e ancora mi fa sorridere la frase.
    Il musetto imbronciato da esistenzialista.. ha sempre funzionato con le compagne di scuola..
    ;-)))

    RispondiElimina
  4. Tu sei il terzo da destra , PRI.a fila in alto, maglioncino bianco e camicia bianca, e uno sguardo da durò, con una montagna di capelli.... Se uno riesce a riconoscere un'altra persona da una foto di decenni, anche se lo conosce da pochi anni, vuol dire che comunque non si cambia, ovvero ci si trasforma, ma la nostra essenza rimane sempre quella. Mi capita spesso di pensare a me stesso, come ad un ragazzino di sedici anni, o meglio, quando avevo sedici anni, pensavo a me stesso , a quando avrei avuto cinquanta anni, come ad una persona saggia e piena di risposte, mentre sono lo stesso di allora, con qualche disincanto in più, con un fisico "usato" , ma sempre lo stesso.....
    La vita spesso ci fa lo sgambetto, ma quasi sempre ci tende una mano per farci rialzare
    P.S.
    Quelle che nella foto mi hanno colpito di più, sono le ragazze, nelle loro pose composte, e con i loro calzettoni bianchi... Molto diverse dalle ragazze di oggi, eppure tantissimo, simili con quei sguadi di chi ha la consapevolezza di essere femmina, e quindi più forte :+))

    RispondiElimina
  5. Mamma e quanni belli patàn!!!
    Peccato che al giorno d' oggi saranno un po' vecchiotte (cosi' quanto allora erano invece cosi' carine. La vita e' davvero una cosa triste...).

    RispondiElimina

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per inserire una immagine nel commento scrivi: [img]URLdell'immagine[/img]
Per inserire un video nel commento scrivi: [video]URLdelvideo[/video]